31 Dicembre 2025
07:30
Il professore Michele Fontefrancesco sulla crisi climatica: “Il Nord Italia rischia grosso”
ALESSANDRIA – L’impatto delle condizioni climatiche sempre più complicate, come spiegato dal dossier di Legambiente rischiano di compromettere seriamente il futuro del mondo agricolo anche in Piemonte e in Lombardia. Non comprendere questa situazione e soprattutto non intervenire subito sono un enorme rischio per questo settore, spiega Michele Fontefrancesco, professore di antropologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, tra gli autori del Global Environment Outlook 7 (GEO-7), la nuova Agenda Ambientale delle Nazioni Unite appena pubblicata. Nella intervista che vi proponiamo spiega quali scenari possono prospettarsi nell’immediato e nel futuro.
Professore, partiamo dalle basi: cos’è esattamente questa “Agenda Ambientale” e perché dovrebbe interessarci?
“Il GEO-7 non è un semplice rapporto, è la più completa valutazione scientifica sullo stato del pianeta mai commissionata dall’ONU. Immaginatelo come un check-up globale redatto da 287 scienziati internazionali. Il messaggio è netto: l’umanità è a un bivio. Se proseguiamo con l’attuale modello di sviluppo, andiamo incontro a un riscaldamento superiore ai 2°C, a milioni di morti premature e a un crollo del PIL globale del 20%. Ma c’è una buona notizia: l’alternativa esiste. GEO-7 dimostra, dati alla mano, che la transizione ecologica non è solo necessaria, è economicamente vincente. Parliamo di generare 100 trilioni di dollari l’anno di benefici. È un documento che supera la vecchia logica del PIL per proporre una ricchezza inclusiva. Insomma, è una lettura obbligata per chi vuole parlare di futuro, non solo di clima.”
Scendiamo nel concreto. Se non facciamo nulla, cosa rischia il nostro territorio?
“Il Nord Italia rischia grosso. Come avete già documentato, la nostra regione è un’area critica che sta rapidamente diventando un hotspot di emergenza sanitaria e climatica. Lo scenario ‘business-as-usual’ è spaventoso.
La Pianura Padana vedrebbe l’inquinamento atmosferico diventare cronicamente tossico, con un’esplosione di malattie respiratorie e costi sanitari fuori controllo. Inoltre, superando i 2°C entro il 2040, la fusione dei ghiacciai alpini accelererebbe, prosciugando le nostre riserve idriche strategiche: niente acqua significa mettere in ginocchio l’agricoltura e bloccare le centrali idroelettriche. A fianco di ciò, le nostre città diventerebbero invivibili d’estate, riducendo la produttività. Non stiamo parlando di rischi remoti: ignorare questi segnali non è un’opzione razionale.”
Cosa serve fare per evitare questo scenario apocalittico?
“Guardiamo all’Occidente. Le nostre nazioni, storicamente responsabili della maggior parte delle emissioni, devono fare da apripista. Il GEO-7 chiede un cambiamento profondo, politicamente ‘scomodo’ perché tocca interessi enormi, dall’industria petrolifera all’automotive. Le azioni urgenti sono chiare: eliminare immediatamente i sussidi a petrolio e gas; ridurre la domanda energetica e puntare sull’autoproduzione; adottare diete con meno proteine animali; passare a una produzione circolare reale. L’Europa era un faro in questo senso, ma oggi vedo prevalere logiche che guardano al passato, ignorando il futuro.”
E per l’Italia? Qual è la ricetta specifica?
“L’Italia è al centro dell’hotspot Mediterraneo. Continuare a far finta di nulla significa condannare la penisola a diventare arida e instabile. Servono tre rivoluzioni: La prima è idrica e alimentare. Basta pratiche agricole idrovore, serve tecnologia di precisione. E noi cittadini dobbiamo riscoprire la vera Dieta Mediterranea: meno carne, più vegetali e stagionalità. Non è un tradimento della cucina italiana, è un ritorno alle sue radici più sane. La seconda è energetica e strutturale. Dobbiamo risanare il nostro patrimonio edilizio vetusto, specie quello costruito dal dopoguerra in poi, e spingere su eolico e solare. E smettiamola di cementificare: serve rinaturalizzare fiumi e città per proteggerci dalle alluvioni. Infine, il Manifatturiero. Il ‘Made in Italy’ del futuro dovrà basarsi su durabilità e riparabilità. Se anticipiamo le normative globali su questo, domineremo i mercati.”
Professore, siamo onesti: tutto questo non le sembra un libro dei sogni?
“Capisco lo scetticismo e non penso che dirle che cambi molto dicendole che i 193 stati membri dell’ONU hanno approvato queste raccomandazioni. Credo, però, sia necessario superare la perplessità, anche se può essere molto complesso in Italia. L’Italia è un paese anziano, ed è difficile chiedere sacrifici oggi per benefici che vedremo tra una generazione. Personalmente non posso accettare questa visione cinica e individualista che vive dell’oggi per il domani. GEO-7 non è un manifesto politico di destra o sinistra, né una favola new age che ci dice di andare a vivere nei boschi. Parla di competitività, economia e progresso. È un appello a investire le risorse per stare tutti meglio. Abbiamo il dovere costituzionale di garantire un futuro a chi verrà dopo di noi. Se questi sono sogni, beh, credo sia arrivato il momento di agire per realizzarli. Agiamo assieme?”