Autore Redazione
martedì
28 Giugno 2016
09:25
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Cronaca

Scontri e arresti al gay pride di Istanbul, la testimonianza dell’alessandrino Viotti

Scontri e arresti al gay pride di Istanbul, la testimonianza dell’alessandrino Viotti

ISTANBUL – Quello di domenica doveva essere il 14° gay pride di Istanbul. Nessuno si aspettava fosse un evento facile, i contestatori negli anni precedenti erano sempre stati numerosi. Ma quest’anno il pride di Istanbul, città aperta e dinamica, era stato vietato per imprecisati motivi di ordine pubblico, e per questo diversi attivisti per i diritti gay erano arrivati da tutta Europa per marciare insieme ugualmente, contro le disposizioni di un governo sempre più limitante in materia di diritti civili e politici.

Daniele Viotti, alessandrino ed europarlamentare del PD, è uno di questi. Aveva scelto Istanbul al più popolare pride di Amsterdam proprio perché la situazione degli omosessuali turchi è ben più critica. E sulla sua pelle, domenica, ha vissuto “tutta la Turchia, tutta Istanbul fisicamente, geograficamente e politicamente”. Ma il problema, ha raccontato Viotti a Radio Gold, non è di certo Istanbul, che ha “un’intera strada vicino a Piazza Taksim con locali gay e gay-friendly, affollata da persone, famiglie e bambini il sabato sera”.

Il problema, semmai, è quello del governo di Erdogan, che voleva evitare la “visibilità” del pride, perorando la sua azione di contrasto di ogni opposizione e minoranza. “I problemi sono cominciati attorno alle 4 di domenica”, ha detto Viotti, “prima ci eravamo riuniti per redigere un comunicato politico sul pride. Avremmo dovuto marciare in piazza Taksim, ma gli organizzatori hanno invitato tutti a non andare per evitare disordini e scontri, mentre le associazioni avrebbero letto il comunicato pubblicamente in un altro luogo, al tunnel di Galata. Siamo andati lì in 40 tra leader dei movimenti LGBTI, membri di Amnesty International e giornalisti. Ci siamo trovati davanti circa 400 poliziotti”. I membri delle associazioni gay han provato comunque a leggere il comunicato, ma le forze dell’ordine han fatto di tutto per impedirlo e creare disordine. Il centro di Istanbul ha rischiato di diventare terreno fertile per una guerriglia, la tensione era altissima e sono partiti i primi fumogeni.

L’europarlamentare alessandrino ha visto con i propri occhi i metodi usati dalla polizia turca. “Calcetti alle caviglie” e “pugni al costato”, per aizzare i manifestanti, spingerli alla reazione. “Se anche solo li sfiori con la mano, ti arrestano”, ha detto. Così è successo alla sua collega Terry Reintke, arrestata per aver reagito alle provocazioni, poi subito rilasciata. Così è successo a molti altri attivisti. Viotti, invece, è riuscito a mantenere la calma e, telefono alla mano, ha raccontato quanto stava accadendo con continui aggiornamenti su Facebook e Twitter. Alla fine, tra il tunnel di Galata e piazza Taksim, gli arresti sono stati 29, di cui 4 liberati subito, gli altri verso sera. Il tutto grazie una “rete di avvocati volontari che si sono messi a disposizione nei commissariati e ospedali e tutelare i manifestanti arrestati”.

La situazione torna poi alla normalità. Alla sera c’è stata una festa in chiusura del pride, sempre in centro, e i manifestanti hanno visto molte persone affacciate alle finestre, ad applaudire. Il pride è finito e il peggio è stato evitato. Ma i problemi degli omosessuali e, in generale, dei diritti civili in Turchia, persistono. Viotti su questo è chiaro: “L’entrata della Turchia nell’UE non è certo all’ordine del giorno, anche perché mancano i presupposti sociali, economici, politici e civili. L’Unione però ha accordi di carattere economico, come i 6 miliardi che diamo in 3 anni per la situazione dei profughi, ma non possiamo continuare a fare accordi con chi annulla il processo di secolarizzazione e distrugge, con piccole mosse, chiunque faccia un’opposizione civile al governo Erdogan. Oggi più che mai l’Europa deve mettere al centro le questioni civili e politiche, oltre a quelle economiche”.

Il suo attivismo, inoltre, s’intensificherà. “Le associazioni LGBTI italiane ed europee”, ha concluso Viotti, “devono rimanere vicine alle organizzazioni che operano nei paesi in cui la democrazia e i diritti civili sono traballanti. Terrò anche una conferenza internazionale in occasione del pride di Torino – il 9 luglio – in cui saranno presenti le associazioni dell’Est Europa. Il prossimo anno allargheremo a tutta l’area mediterranea, in particolar al Nord-Africa. Personalmente, continuerò a essere presente in tutti i pride più rischiosi”.

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