Autore Redazione
venerdì
1 Luglio 2016
00:46
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Eventi

Quando la performance si fonde con la danza. Recensione di “Quintetto” ad Asti Teatro 38

Quando la performance si fonde con la danza. Recensione di “Quintetto” ad Asti Teatro 38

ASTI – I tagli nel settore della cultura che raggiungono, in Val d’Aosta, l’80% per l’attività teatrale coreutica sono l’argomento con cui Marco Chenevier, del TIDA (Teatro Instabile di Aosta), inizia “Quintetto”, presentato, giovedì 30 giugno, al Diavolo Rosso, nell’ambito di “Il nuovo che avanza” al Festival Asti Teatro 38.

Quintetto, continua Chenevier, nasce come introduzione, in forma di coreografia, ad uno spettacolo dedicato a Rita Levi Montalcini e l’intenzione è, attraverso la danza, la fusione tra scienza, ricerca e arte.

Il tono è timido e l’atteggiamento dimesso. A causa dei mancati finanziamenti, sono assenti tecnici e interpreti e l’unica speranza di dare vita al lavoro è la partecipazione del pubblico.

Chenevier  ingaggia volontari,  crea una coreografia, corredata di musiche e luci, sulla quale balla e interagisce con quattro spettatori coinvolti sulla scena e con altri addetti agli aspetti tecnici. Le sue spiegazioni e i suoi cenni di indicazione sono esilaranti, ma mai eccessivi. Si ride tanto, ma non si cade mai nel grottesco o nel derisorio, perché l’effetto è, a spettacolo realizzato, di arte, certo autoironica, ma indiscutibilmente tale. La danza sulle note di  Space Oddity   di David Bowie e di Yann Tiersen è una gioia per gli occhi e il valore dell’idea è dato dal contrasto tra aspetti comici e perfezione del movimento.

Uno spettacolo insolito, che non rientra nel coinvolgimento a scopo puramente ludico e neanche nel genere comico. La sua natura è l’ibridazione tra arti e spunti diversi: la danza, la performance, la critica alla politica culturale, l’interazione con gli spettatori e la didattica, sia pur scherzosa, sulla dinamica di una coreografia .

Da vedere per tutti questi motivi.

Nicoletta Cavanna

 

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