7 Luglio 2016
22:09
Valenza e il filo spezzato per colpa del “passato dimenticato” e della “società dei jeans rotti”
VALENZA – Si è spezzato il filo che lega la tradizione orafa valenzana alla città? L’interrogativo nasce dall’esibizione del “Palio del filo d’oro” di domenica scorsa. Esibizione e non più gara perché è stata solo la Confraternita di San Bernardino, ideatrice della manifestazione, a trasformare i 5 grammi di oro in un filo, lungo oltre 65 metri. La maestria di Giuseppe Momenté ha prodotto questa sottilissima magia, davanti però a pochi curiosi e senza concorrenti. Da qui la domanda: è ancora vivo il fascino dell’arte orafa valenzana ed è ritenuto ancora un valore a Valenza? Per Giorgio Ganora, della Confraternita, la risposta è articolata ma con alcuni elementi ormai evidenti: “Valenza non ha mai avuto un passato perché lo ha scordato nel momento in cui lo ha vissuto. È una città che non ha storia e non ha cultura. Se siamo in questa situazione è perché molto probabilmente non abbiamo cultura“.
La rimozione di questo “passato”, ha spiegato Ganora, è frutto, per esempio, “della volontà del centro commerciale. L’attuale è una società che compra il jeans rotto. È una società del consumo che non vuole nemmeno consumare il jeans, lo compra già vecchio. Così come il consumo anche la memoria è diventata rapida, veloce“. Questo ha portato a cancellare le caratteristiche di Valenza: “io anni fa – ha continuato Ganora – a 120 ragazzi della terza media di Valenza chiesi quanti fossero interessati a fare l’orefice. Solo uno manifestò interesse. Vuol dire che non è più un mestiere, che se ne parla male in famiglia, che non è considerato interessante. Ormai abbiamo solo cuochi perché i programmi in tv hanno creato solo questa illusione“.
“Possibile – ha continuato Ganora – che Valenza non abbia un museo? Addirittura Valle San Bartolomeo ha il museo dell’agricoltura. Noi invece nulla. Ci sono migliaia di pezzi messi nelle cantine delle scuole o nei magazzini. Tanti, col tempo, andranno in malora. Eppure ci sono decine di migliaia tra gessi, ricordi e testimonianze di una città che ha avuto un passato importante. Non so come finirà tutto questo. Valenza nel tempo ha donato tante cose al museo, ma il museo non ha ancora una sede. Come in Alessandria, città storica per l’argento. Quanti ricordano quei trascorsi?“.
La lontananza dalla tradizione si misura anche con il tiepido interesse mostrato nei confronti del palio: “noi come confraternita abbiamo iniziato dieci anni fa e inizialmente eravamo riusciti a coinvolgere qualcuno, comprese le scuole. Sono passati gli anni e la cosa non è decollata. Si tratta di una iniziativa che piace molto agli assenti è questo il problema – scherza Ganora. Purtroppo è stata una iniziativa che ha destato interesse da fuori, poco dal locale. La verità è che tirare il filo in piazza non interessa però, evidentemente. Tirano molto di più Varazze o i centri commerciali.”
Ganora però non è rabbuiato dalla scarsa attenzione rimediata a Valenza durante l’ultima edizione perché chi ha assistito “era felice, a cominciare dal sindaco Luca Barbero con il suo sorriso raggiante. Il problema è che manca la gara, la competizione. Ma se trovassimo motivazioni forti, a partire da un riscontro economico, qualcuno potrebbe partecipare. Se le attività commerciali, per esempio, capissero che queste attività muovono, in un certo senso, il registratore di cassa molto probabilmente si attiverebbero. Negli anni passati non abbiamo avuto nessuna collaborazione da parte dei commercianti, non hanno mai messo un premio. Quest’anno, per la prima volta, al nostro concorso per scuole orafe, hanno partecipato con qualche centinaio di euro. Però se non interessiamo ai negozi, a nessuno, è chiaro che l’impatto del palio viene meno”.
L’anno prossimo però la confraternita potrebbe trovare alleati: “il sindaco ha parlato di un possibile gemellaggio con Alba. L’idea è di portare il nome di Valenza fuori dal territorio. Il problema infatti è che questa città è in profonda difficoltà. Domenica scorsa era tutto chiuso durante la nostra esibizione e c’era pochissima gente. Noi l’anno prossimo rifaremo il palio ma sicuramente dovrà essere inserito in un percorso più articolato. Il palio non può essere l’evento, siamo solo il segmento di qualcosa.”
Il palio del filo d’oro dunque l’anno prossimo ci sarà ancora ma come ogni filo, il problema è che a tirarlo troppo, prima o poi si spezza.
Fabrizio Laddago