5 Agosto 2016
09:55
Asti Moscato: raggiunta l’intesa di filiera tra parte agricola e industria
ASTI – Nella sede del Consorzio dell’Asti Moscato è stata raggiunta l’intesa di filiera tra la parte agricola e la parte industriale senza la tradizionale mediazione dell’Assessorato Regionale dell’Agricoltura. In un contesto di difficoltà del mercato si è definita la costituzione di un fondo per il rilancio del comparto. E’ stata inoltre definita una resa produttiva per l’Asti moscato di 78 quintali/ettaro ed un meccanismo di resa differenziata per il Moscato d’Asti in modo da salvaguardare il più possibile il reddito degli agricoltori. Un’intesa che ha soddisfatto entrambe le parti che è stata raggiunta grazie al supporto delle associazioni di produttori, ovvero Agrinsieme, Associazione produttori Moscato d’Asti, Vignaioli Piemontesi sezione Moscato e le associazioni sindacali Coldiretti, Confagricoltura, CIA e Confcooperative.
La resa produttiva per l’Asti è stata fissata in 78 q.li/ha con un meccanismo di resa differenziata per il Moscato d’Asti, che ha cercato di salvaguardare il più possibile il reddito dei produttori agricoli, il quale dovrebbe attestarsi intorno ai 9.500 euro di ricavo. Non si è discusso sul prezzo, durante l’ultimo incontro, in quanto era stato stabilito in precedenza in 107 euro/q.le e riconfermato.
L’accordo, che ha soddisfatto sia le due associazioni di produttori sia le quattro associazioni di categoria, ha avuto uno sviluppo significativo durante le ultime due settimane. Il confronto, infatti, era partito da una notevole distanza tra le parti: alla proposta di resa della parte agricola di 80 q.li/ha, le case spumantiere avevano controproposto 70 q.li/ha.
Ricordando che la crisi nasce da un sensibile calo delle vendite (il mercato russo e quello interno sono in forte peggioramento), corrisposto ad un aumento delle giacenze di prodotto sfuso, il percorso per il loro contenimento non ha creato un grave impatto negativo sui redditi dei produttori, ma è stato trovato un equilibrio accettabile. A questo si aggiunge l’istituzione di un fondo per il rilancio del comparto, creato attraverso una quota estrapolata dalla produzione rivendicata di Moscato d’Asti e Moscato Piemonte.
Commenta Carlo Ricagni, rappresentante al Tavolo di filiera per Cia Piemonte: “Il reddito dei produttori è stato salvaguardato e inoltre la creazione del fondo di promozione dovrebbe porre la base per una ripresa nei mercati più in crisi del settore”. Aggiunge Luca Brondelli, rappresentante al Tavolo per Confagricoltura Piemonte: “In questo complicato momento, l’Accordo del Moscato è il massimo risultato che si poteva sperare di raggiungere. L’unità della parte agricola ha certamente contribuito positivamente, ma resta il rammarico dell’assenza della partecipazione Istituzionale alla stesura dell’Accordo”.