Autore Redazione
giovedì
18 Agosto 2016
22:59
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Eventi

Il mito e la sua immutabilità. Recensione di “Parole e sassi” a Coazzolo

Il mito e la sua immutabilità. Recensione di “Parole e sassi” a Coazzolo

COAZZOLO – Le parole sono sassi, travalicano il tempo e appartengono a tutti i luoghi.

Parole e sassi, la storia di Antigone in un racconto per le nuove generazioni”, presentato dal Collettivo Progetto Antigone, nell’ambito della rassegna Teatro in Terra Astesana 2016, con la direzione del Teatro degli Acerbi,  ha inaugurato, giovedì 18 agosto, a Coazzolo, uno splendido anfiteatro naturale affacciato sulle colline. Nello stesso luogo è stata inaugurata anche la panchina gigante, realizzata dall’artista americano Chris Bangle, sulle colline Unesco che la Fondazione Chiarlo ha donato al Comune.

Patrizia Camatel, all’interno di un rettangolo di corda, con alle spalle il tramonto, e di fronte una platea colma, ha raccontato una tragedia che ha attraversato i secoli e che rappresenta, da sempre, la dicotomia tra legge umana e morale non scritta, ma innata e inevitabile.  La regia di  Letizia Quintavalla articola il racconto, pensato inizialmente per un pubblico giovane, con una forte connotazione gestuale. I protagonisti sono caratterizzati da gesti che assumono una sorta di ritualità, attraverso un colorito linguaggio di segni, che si mescola con un’interpretazione del teatro di figura, laddove i personaggi sono pietre.

Antigone infrange la legge dello zio Creonte, re di Tebe, e dona sepoltura al fratello Polinice, morto al di fuori delle mura, combattendo contro la sua stessa città e, per questo, nemico rinnegato.

La tragedia è tale, smussata solo dalla connotazione sorridente di una guardia, nulla è edulcorato e il messaggio è duro come il testo originario di Sofocle, la cui forza consiste nel contrasto tra due imperativi senza conciliazione.  Il mito è eterno e appartiene all’umanità intera, il valore dello spettacolo sta nel rispetto del contenuto e nella forma che lo porge nella sua integrità, immutato e drammatico.

Il Collettivo Progetto Antigone è composto di  diciannove attrici, di diverse regioni, che raccontano la stessa storia alle nuove generazioni, con il patto di trasmetterne la memoria. Nella versione piemontese è presente un piccolo accenno vernacolo nella parlata della guardia che cattura Antigone e una strofa della bella ballata Re Gilardin (un canto delle quattro province, che parla di morte e di amore), all’atto della sepoltura del fratello morto.

Antigone muore, dalla versione di Sofocle del 440 a.c. è questo il finale di sangue; con lei vive il mito di una giovane “dura come la pietra, spigolosa, ribelle”, pura e vittoriosa contro la limitatezza della legge umana.

Uno spettacolo raccontato in tono lieve e affascinante, ma incisivo come la pietra.

Teatro in Terra Astesana” continua, venerdì 19 agosto alle 20.30 a Vinchio, al Casotto di monte del mare con il Teatro degli Acerbi che presenta “Pinin e le masche” di Luciano Nattino, liberamente tratto dal racconto di Davide Lajolo, con Massimo Barbero. L’ingresso è gratuito.

Nicoletta Cavanna

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