29 Ottobre 2016
23:35
Dal monologo alla vicenda corale. Recensione di “Nasce nell’acqua e muore nel vino” a Scurzolengo
SCURZOLENGO – Una storia semplice come la sua protagonista, eppure intrisa di esperienze collettive e di spirito del popolo.
“Nasce nell’acqua e muore nel vino”, sottotitolo “Parole e canti dalla risaia”, di Assemblea Teatro , presentato sabato 29 ottobre a Scurzolengo, è uno spettacolo che pare nascere dal vissuto di una e più generazioni, per apparire tanto più contemporaneo ora, proprio come nell’intento della Rassegna Cuntè Munfrà, il cui filo conduttore quest’anno sono le storie e le radici.
Nel testo di Laura Pariani la protagonista Nives (una brava Manuela Massarenti) racconta della sua infanzia , dell’impossibilità di andare a scuola, del lavoro in risaia e dell’emigrazione in Svizzera nel dopoguerra. La stanchezza, le sanguisughe, i 40 giorni della fatica ininterrotta della monda sono narrati con schiettezza e tono leggero, nella consapevolezza della necessità senza altra scelta. In un ristorante a Zurigo, aspettando il risotto (preparato in scena al momento da Renzo Sicco), con naturalezza riemergono momenti che hanno segnato la storia del paese, senza un giudizio, ma solo con il ricordo di particolari che prendono la consistenza del vissuto. Così il viaggio a Roma delle mondine ai tempi del Duce, rimasto nella memoria ingenua della protagonista come un lusso, e così il lavoro, sempre umile e faticoso, in Svizzera, dove gli italiani venivano chiamati con disprezzo “maccheroni”.
Il tono è discorsivo e non mancano accenti sorridenti, a dimostrazione che l’accettazione non cancella il desiderio di vivere, ma ciò che emerge è la coralità del monologo. Nives è una voce collettiva e proprio il suo fare minimale, come se la sua persona non fosse testimone di nulla di importante, ne fa l’anima concreta di un tempo storico.
Parte integrante dello spettacolo sono i canti dalla risaia del trio vocale Trobairitz (Valeria Benigni, Paola Lombardo, Betti Zambruno), arrangiati in una polifonia che ne esalta i contenuti tristi e sofferti : il patimento per un lavoro durissimo, la mancanza dell’amato, la lontananza da casa e gli aneliti ad una maggiore giustizia sociale.
Con Nives anche il pubblico è stato invitato a mangiare il risotto appena cucinato, proprio con il vino in cui deve morire. Il finale è allegro, come la capacità di superare e ricominciare della protagonista e di tanti come lei, in un’epoca che sembra lontana ma presenta tante analogie con l’oggi.
La rassegna Cunté Munfrà è nata per volontà dell’Unione Colli Divini – nel cuore del Monferrato e della casa degli alfieri /Archivio della Memoria Astigiana. La direzione artistica è affidata a Luciano Nattino, regista, autore ed esperto di cultura popolare, coadiuvato da Massimo Barbero. Il prossimo appuntamento sarà domenica 6 novembre, alle ore 16,a Casorzo, con “La mia guerra finì lì”, con Emanuele Arrigazzi.
Nicoletta Cavanna