Autore Redazione
venerdì
18 Novembre 2016
07:20
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Eventi - Alessandria

Da villain a personaggio a tutto tondo. Recensione di “Shjlock” a Voglia di Teatro

Da villain a personaggio a tutto tondo. Recensione di “Shjlock” a Voglia di Teatro

ALESSANDRIA – E’ con un verosimile imbarazzo che Tubal, ebreo della stessa tribù dell’usuraio del “Mercante di Venezia”, giustifica la mancanza in scena di Shjlock ed è subito evidente il taglio alternativo di osservazione proposto.

Giovedì 17 novembre, alla rassegna Voglia di Teatro alla Ristorazione Sociale, diretta da Laura Bombonato,  Marco Parrinello, della Compagnia dei Demoni, ha portato in scena “Shjlock”, un testo di Gareth Armstrong, nella traduzione di Francesca Montanino.

Il contesto storico dell’epoca di Shakespeare, la novella trecentesca da cui è stato tratto “Il Mercante”, il cliché malefico dell’ebreo, presente anche nell’opera di Marlowe, sono parte di un discorso sfaccettato che scorre leggero e si arricchisce di aneddoti.  Intorno una scenografia di scatole etichettate da scritte, che riportano a luoghi comuni (come “ebrei cattivi”) o a plot della drammaturgia shakespeariana  (come “cattive notizie”) e che vengono spostate o aperte per estrarne oggetti utili alla narrazione.

Parrinello è Tubal, l’unico amico di Shjlock, colui che, nel testo di Shakespeare, gli porta la notizia del naufragio delle navi dell’odiato debitore Antonio, costretto da ciò a ripagare l’usuraio con una libbra della sua stessa carne. Le otto battute in prosa (e non in versi) di Tubal sono il punto di non ritorno della sete di vendetta di Shjlock, schernito e vilipeso da Antonio e assetato del suo sangue. E’ attraverso la figura secondaria del timido ebreo che lo spettatore attraversa i secoli, alla luce della contestualizzazione storica, del monologo in cui Shjlock chiede una giustizia che non gli sarà resa e della sua caratterizzazione per tanto tempo farsesca.

Ciò che rimane impressa è la statura del personaggio/Shjlock, che si adatta alle diverse sensibilità dovute ai differenti momenti storici. Oggi è una vittima, non bonaria né simpatica, ma pur sempre capro espiatorio di una somma di ingiustizie e la personalità cucitagli addosso dal drammaturgo è plausibile in tal senso, come lo è stata per un’interpretazione nettamente pregiudiziale in altre epoche.

Parrinello è credibile nella parte del timido Tubal affetto da tic e gesti compulsivi, cambia totalmente voce e assume un tono deciso e convincente nel monologo di Shjlock al processo e diventa esilarante quando parla in siciliano (quello del Padrino)  nella parte del doge.

Un monologo di notevole spessore e un’interpretazione che coinvolge e diverte, con la precisione, a tratti, di una lectio magistralis.

Da vedere

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