17 Febbraio 2017
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La vita, il punto di vista e la vena comica. Recensione di “Lei non sa chi sono io! – Storie m’alate alla ricerca di sé” a Voglia di Teatro
ALESSANDRIA – Se lo spettacolo e la sua autrice fossero una medicina, le indicazioni, la posologia e gli effetti collaterali sarebbero quelli di un bugiardino scherzoso e fulminante.
“Lei non sa chi sono io! – Storie m’alate alla ricerca di sé”, il nuovo spettacolo di e con Federica Sassaroli, presentato di fronte ad un numeroso pubblico giovedì 16 febbraio a Voglia di Teatro, la rassegna organizzata alla Ristorazione Sociale da Laura Bombonato, rivela una comicità inedita, che non rinuncia alla profondità di pensiero e offre punti di vista di grande lucidità.
Il tema parte da una vicenda autobiografica ed è quello della malattia, ovvero di come ci si pone di fronte ad essa.
Federica Sassaroli riassume, in un lavoro che sa di completezza, le sue molte anime. Conosciuta come attrice comica, ha attraversato l’esperienza cabarettistica e non ha mai abbandonato la vocazione più propriamente teatrale. In questo suo ultimo lavoro emerge un lato intimo che svela le reazioni più istintive e disarmate in assoluto, ovvero quelle di fronte ad una notizia che spaventa, perché riguarda la salute. L’argomento è stridente con la finalità ilare, eppure si ride e tanto, tra imitazioni di luminari, approcci scientifici tradizionali o alternativi, terapie naturalistiche o psicologiche. La protagonista sa di cosa parla. Si rivela, sotto una veste scherzosa e mai didascalica, una conoscenza approfondita delle teorie sulle cause scatenanti delle patologie, sulla globalità della persona e sulla sua unicità (proprio il titolo evidenzia la singolarità del caso contrapposto al protocollo standardizzato di cura), seguendo un filo che illumina e non perdendo il buon umore.
La malattia è ascoltata, diventa dialogo tra logica e inconscio, tra persona e contesto, perché tutto è interpretabile con occhiali che possono vedere la realtà in modi molto diversi . “Faremo gli occhiali così”, citazione da “Un ottico” di De Andrè, è la frase solo apparentemente illogica che chiude uno spettacolo intenso quanto brillante.
Stupisce la maturità raggiunta dalla scrittura del testo, che raggiunge vette di lirismo pur mantenendo la spiccata vocazione al divertimento e alla battuta che sdrammatizza e riporta alla risata. Irresistibili le parentesi di ricordi familiari e sorprendente la precisione dei particolari scientifici. Uno spettacolo che si stacca dai precedenti, sdoganando una forma di teatro di narrazione personale e dalle tante sfaccettature, ricco dal punto di vista contenutistico e sempre nutrito di una spiccata personalità comica. Da vedere.