19 Febbraio 2017
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Decadenza e rapacità. Recensione de “Il ritorno di Casanova” al teatro Municipale di Costigliole
COSTIGLIOLE D’ASTI – Candelabri spenti su uno sfondo azzurro, un interlocutore mascherato e un uomo vecchio, carico di rancore verso se stesso per non essere più il giovane bello e irresistibile di un tempo.
Sabato 18 febbraio, al Teatro Municipale di Costigliole, la Compagnia Lombardi-Tiezzi ha presentato, nell’ambito della Mezza Stagione, ”Il ritorno di Casanova” di Arthur Schnitzler.
Nella traduzione, adattamento e regia di Federico Tiezzi il testo diventa un monologo, un capitolo delle memorie di un Casanova giunto all’età del declino e desideroso ormai solo di tornare nell’amata Venezia, dalla quale è bandito. Il libertino veneziano, anziano e malato, pare sull’orlo dell’abisso, ma si agguanta alla brama di giovinezza con il desiderio irrefrenabile verso Marcolina, una ragazza che lo ignora e che ama il prestante sottotenente Lorenzi. Sandro Lombardi dialoga con un uomo dal volto coperto (Corso Pellegrini), che pare un alter ego e che si rivela poi essere proprio il giovane ufficiale, ma anche la proiezione di ciò che Casanova è stato e vorrebbe continuare ad essere. Due sono gli specchi del rancore grottesco del protagonista. Uno concreto e appoggiato sul tavolo, che rimanda un’immagine di odiata vecchiaia, e uno rappresentato dall’interlocutore, esempio di perfezione imperitura che induce al confronto sconfortante. Tra ideale e realtà deperibile emerge la passione vorace e irragionevole. E’ una lotta tra Eros e Thanatos, ma non solo, perché il contrasto si innesta su riflessioni che sanno di grottesco, su odio ritorto verso di sé o verso un Dio inesistente, su un senso di disfacimento che pare peggio della morte.
Perfetta l’interpretazione di Lombardi, che cesella ogni frase e fa di ogni parola l’espressione di sentimenti contrastanti. Il suo Casanova ha un animo egoista, attento solo ai propri istinti, è innamorato e tormentato dalla percezione dell’inadeguatezza e fa trapelare ipocrisia e mancanza di scrupoli. L’umiliazione calerà come sconfitta, più bruciante e odiosa della morte, che, al contrario, preserva dal degrado.
Una splendida prova e una scrittura drammaturgica che mette a nudo il lato rapace dell’animo umano, pronto a tutto per scongiurare l’avanzare degli anni.