Autore Redazione
martedì
21 Febbraio 2017
11:27
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Cronaca - Alessandria

Il processo dura 20 anni e le violenze sessuali su una bambina sono prescritte

"Questo è un caso in cui bisogna chiedere scusa al popolo italiano". Con queste parole il giudice della Corte d'Appello di Torino Paola Dezani ha prosciolto l'uomo, condannato in primo grado dal tribunale di Alessandria a 12 anni di carcere
Il processo dura 20 anni e le violenze sessuali su una bambina sono prescritte

AGGIORNAMENTO : Il ministero della Giustizia ha avviato accertamenti sul caso del proscioglimento per prescrizione dell’uomo condannato in primo grado a 12 anni per violenza sessuale su una bambina all’epoca di 7 anni. Come riportato da Ansa, l’ispettorato del ministero ha disposto accertamenti preliminari per acquisire informazioni sulla vicenda giudiziaria durata 20 anni e terminata con il proscioglimento per prescrizione due giorni fa in appello.

TORINO – Ci sono voluti 9 anni per arrivare all’appello di un processo iniziato 10 anni prima in Tribunale ad Alessandria. Così, dopo 20 anni, è scattata la prescrizione nei confronti di un uomo condannato in primo grado a 12 anni  per violenza sessuale nei confronti della figlia di quella che all’epoca era la sua compagna. Una bambina di sette anni, oggi diventata una donna di 27 anni, “violentata due volte, la prima dal suo orco, la seconda dal sistema“. Lo ha ammesso lo stesso presidente della Corte d’Appello Arturo Soprano che, come riportato da Repubblica, ha così commentato quanto accaduto.

Questa è un’ingiustizia per tutti” si legge ancora sul quotidiano. Anche il magistrato che ha sostenuto l’accusa ha espresso “il rammarico” della procura generale per i lunghi tempi trascorsi, dal 1997 al 2007 per la sentenza di primo grado e poi altri nove anni per l’avvio dell’appello.
Come ricostruito da Repubblica, la vittima, solo una bambina, era stata trovata per strada in condizioni precarie e una volta portata in ospedale era stato scoperto l’orrore. I traumi e addirittura le infezioni sessualmente trasmesse dall’uomo che abusava della bambina quando la madre andava a lavorare.

Il procedimento ad Alessandria era partito con l’accusa di maltrattamenti e violenza sessuale. In udienza preliminare era stata però chiesta l’archiviazione di parte delle accuse e l’uomo era stato così condannato solo per maltrattamenti. Il giudice aveva però disposto il rinvio degli atti in procura anche per violenza sessuale. Nel frattempo, però, il tempo passava. L’inchiesta era tornata al primo grado e, dopo un anno, era arrivata la condanna a 12 anni di carcere.

Da Alessandria gli atti passarono poi a Torino per il secondo grado dove il processo si è però arenato per 9 anni. Finché nel 2016 il presidente della corte d’Appello Arturo Soprano, allarmato per l’eccessiva lentezza di troppi procedimenti, decise di togliere dalla seconda sezione circa mille processi, tra cui questo, e ridistribuirli su altre tre sezioni. La prescrizione, però, era già scattata. Un altro errore, ha aggiunto il quotidiano, si è aggiunto alla catena di intoppi giudiziari: per sbaglio è stata contestata all’imputato una recidiva che non esisteva, il che avrebbe accorciato ulteriormente la sopravvivenza della condanna.

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