martedì
28 Febbraio 2017
05:51
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Suoni e strumenti africani protagonisti al Conservatorio Vivaldi
Per la rassegna "L'altra musica" si esibiscono Moustapha Dembélé dal Mali e Yaya Dembélé dal Burkina Faso
ALESSANDRIA – Il Conservatorio Vivaldi di Alessandria propone martedi 28 febbraio alle 17 all’Auditorium Pittaluga, “L’altra musica”, ciclo di concerti per incontrare musiche delle tradizioni etniche e popolari. Il secondo appuntamento sarà all’insegna del griot e i suoi strumenti. Si esibiranno Moustapha Dembélé, voce, kora e altri strumenti tradizionali e Yaya Dembélé, percussioni.
Arriva dal Mali Moustapha Dembélé, suonatore e lui stesso costruttore dell’arpa-liuto detta kora e di molti altri strumenti della sua terra, erede per via familiare della secolare tradizione del griot: il cantastorie, figura di musicista ancor oggi tipica di quell’area del continente africano. Accompagnato alle percussioni da Yaya Dembélé del Burkina Faso, il griot descriverà e suonerà tutti gli strumenti musicali tradizionali dell’Africa Occidentale: kora, n’goni, balafon, tamani, calebasse, barà, djembé, yabarà. Per permettere al pubblico di calarsi nell’atmosfera del paese verranno proiettate foto del Mali rappresentanti i luoghi, i popoli e le attività quotidiane. A seguire, il video documentario dell’atelier di costruzione degli strumenti.
Introduzione a cura di Silvana Chiesa
Introduzione a cura di Silvana Chiesa
Moustapha Dembélé (nella foto), polistrumentista, suona tutti gli strumenti tradizionali dell’Africa occidentale: principalmente kora, balafon, n’goni, tamani (tamburo a braccio) e anche percussioni come calebasse, barà, djembé, dum dun, kolo kolo. È cantante e compositore di musica africana contemporanea. È inoltre artigiano tradizionale e costruisce lui stesso i suoi strumenti musicali. Nasce e cresce a Ségou, in Mali. Inizia a suonare da bambino, come da tradizione della sua famiglia di griot, imparando dal padre, dagli zii e dal fratello maggiore Kalifa. La famiglia Dembélé paterna gli passa antiche melodie Bobo e l’arte della musica, mentre la materna Keita gli insegna l’arte della costruzione degli strumenti. I griot sono definiti “artigiani della parola” e hanno l’importante compito di tramandare la storia delle famiglie e delle etnie. Tuttora in Mali sono i consiglieri di famiglia e coloro che portano messaggi importanti, come richieste di matrimonio o di scuse. Durante le cerimonie è necessaria la presenza del griot che deve raccontare la storia della famiglia di chi si sposa, o si battezza o di cui si fa il funerale. Queste narrazioni vengono fatte parlando, cantando o suonando. Dal 2011 Moustapha vive anche in Italia, si esibisce in concerti soprattutto all’interno di festival a tema africano o dedicati al tema dell’intercultura e della musica tradizionale. In genere propone il suo repertorio con opere tradizionali e altre di sua composizione, come da suo cd album Nanalé(2016). In questi anni ha collaborato con vari artisti internazionali suonando ad esempio all’Auditorium Parco della musica di Roma, al Teatro Massimo di Palermo, al Festival “Calafrika” in Calabria, al Festival “Castelli in Africa” a Roma, al festival “Come to my home” a Lucca, al Theatre Royal di Marrakech e a Casablanca, al Teatro di Catania, al Teatro Sala Uno di Roma. Partecipa inoltre a una importante tournée teatrale in Italia (Finis Terrae di Antonio Calenda) in cui recita, suona e canta. All’attività concertistica con repertorio proprio e di musica tradizionale africana affianca anche un’azione di diffusione culturale realizzando incontri per associazioni, scuole di musica, biblioteche, ecc. sulla musica e sugli strumenti del griot, e più in generale sul Mali, con esecuzioni dal vivo, videoracconti e proiezioni di foto. Svolge anche attività didattica nelle scuole (dalle primarie alle superiori) correlandola, a seconda dell’interesse dell’istituto, ad argomenti come lo sviluppo sostenibile, la musica, l’intercultura, la ricchezza della diversità, il turismo responsabile. È presidente e fondatore dell’associazione Nanalé che in Mali si occupa di progetti umanitari volti alla diffusione di informazione, educazione, alimentazione, lavoro, e naturalmente musica.
Yaya Dembélé nasce nel 1978 a Bobo Dioulasso, Burkina Faso, in una famiglia di griot. Fin da bambino, come da tradizione, impara l’arte della musica e del canto, suonando diversi strumenti tradizionali, come djembè, dundun, bara, ngoni, e soprattutto il tama, piccolo tamburo tenuto sotto l’ascella, detto anche talking drum, la cui arte gli è tramandata direttamente dal padre, grande solista di questo piccolo strumento. In Burkina, come da tradizione, con la sua musica ha a lungo accompagnato matrimoni e battesimi. Negli anni ha anche partecipato a molti progetti con grandi artisti africani. Oltre ad essere un polistrumentista, Yaya è anche un artigiano: si costruisce da solo tutti i suoi strumenti musicali, e i suoi pregiati ngoni sono molto ricercati a livello internazionale. Da qualche mese vive in Italia, a Milano, dove è già un apprezzato insegnante di musica tradizionale. In divenire diversi progetti con artisti e musicisti che vivono in Italia e in Europa.
Ingresso libero