24 Maggio 2017
05:48
Performance di danza e musica con i Gut Reaction
ALESSANDRIA – Arrivano al Chiostro di Santa Maria di Castello mercoledì 24 maggio i Gut Reaction, progetto di stanza a Berlino formato però da artisti italiani, ovvero il batterista Marco Rivagli e la danzatrice Giulia Mandelli. I due porteranno sul palco “#Top_Skreen”, una performance sulle dinamiche fra individuo e nuove tecnologie smart dove la musica ritmica di una batteria elettronica e di una acustica genera una forma espressiva che intreccia teatro, danza e ritmo fra linguaggi moderni e ancestrali (inizio ore 20, ingresso libero, in apertura il cantautore svedese Adamore).
I Gut Reaction sono nati a Berlino nel 2015 dopo una serie di esperienze in ambito musicale e nella danza contemporanea. Ad oggi sono al loro terzo spettacolo, dopo che i due precedenti 4MOODS e Whole Blinded hanno girato buona parte dell’Europa. Con questa nuova creazione, che ha debuttato proprio nella loro città adottiva lo scorso aprile, arrivano in Italia per una serie di date sull’onda del tour “From Berlin to Sicily”.
“#Top_Skreen” analizza il nostro rapporto con la tecnologia sottolineando come questi confort siano in realtà apparenti e portino in luce al contrario problematiche molto più profonde.
“Siamo diventati Zombie da smartphone”, raccontano i Gut Reaction, “e certamente non ci stupiremmo più di tanto se un mattino trovassimo un articolo di cronaca riguardante una persona morta a causa del disinteresse di un’altra persona troppo intenta a controllare il numero di like raggiunto dall’ultimo selfie pubblicato. Potrebbe accadere, perché ormai non stiamo più usando il ‘cellphone’, bensì il ‘self-phone’”.
“#Top_Skreen” si inserisce nell’ambiguità sempre più accentuata fra reale e virtuale, con il primo a confondersi nel secondo e viceversa, versione 2.0 delle previsioni descritte da George Orwell in “1984”. E di ambiguità i Gut Reaction se ne intendono, a partire dal loro nome che in tedesco significa “buona reazione” e in inglese “reazione istintiva”.
E’ partendo da queste prerogative che il duo vuole dimostrare che la tecnologia può essere utilizzata ragionevolmente e diventare uno strumento a tal punto prezioso da essere considerato un linguaggio artistico che, invece di isolare, sensibilizza la gente verso le questioni che nascono dalla dipendenza da “protesi digitali”.