18 Luglio 2017
13:11
L’ultimo messaggio di Giulia: La vita è dura ma continuiamo a sorridere
ALESSANDRIA – “La vita è stronza, bastarda ma per quanto sia dura non arrendiamoci, continuano a vivere e a sorridere”. Giulia Russo, 14 anni di Alessandria, credeva nelle parole scritte nel post in cui ha raccontato “cosa aveva alla schiena“. Una rara forma di tumore contro cui ha combattuto per tre anni, sempre con il sorriso.
Giulia era stata soprannominata “la sagoma“ dai medici che la seguivano, perché sapeva far ridere gli altri, anche quando il dolore alla schiena “le mozzava il fiato“ e le gambe la abbandonavano. Giulia è caduta tante volte mentre cercava di tenere testa a un agguerrito nemico che l’ha costretta sulla sedia a rotelle. Solo un’adolescente, ha saputo trovare “una ragione per sorridere“.
Il suo sorriso più bello per il papà Umberto è quello della fotografia sul lungo mare di Genova. Giulia era stata 8 mesi in ospedale e quel giorno la famiglia aveva finalmente potuto accompagnarla fuori dal Gaslini. “Mi aveva detto che voleva tanto vedere il mare”. Papà Umberto, mamma Rosi e il fratello Giovanni sono distrutti dal dolore. In tre anni hanno provato ogni possibile cura: interventi, chemioterapia e anche un protocollo sperimentale testato su 22 bambini in tutta Europa. “Quel farmaco l’aveva devastata ma lei non si è mai lamentata. E’ sempre stata positiva e dopo tre anni ho scoperto che tutti quei sorrisi erano per noi, perché non voleva vederci piangere“.
Durante i lunghi ricoveri, i trattamenti e le sedute di fisioterapia, Giulia, come ha scritto nella sua lettera, “ha imparato cosa vuol dire la sofferenza, a rispettarla e anche un po’ a capirla”. È impossibile immedesimarsi davvero “negli altri” e sentire il loro dolore ma, a soli 14 anni, Giulia aveva capito che “nessuno è meno importante solo perché pensiamo che il nostro dolore sia di PIÙ“. Non semplici parole vuote.
Ricoverata al Gaslini, ha raccontato il papà, Giulia si era offerta di donare il sangue a un’altra giovane paziente. “I medici ovviamente le avevano detto che non poteva, che il suo stato di salute era più grave di quello dell’altra bambina e che il suo sangue serviva più a lei. Giulia, però, aveva continuato a insistere. Ecco, la frase che ha scritto su Instagram ‘nessuno deve essere lasciato indietro” è quella che più rappresenta mia figlia“. Giulia, ha aggiunto Umberto, è però anche nella figure manga che tanto amava disegnare. A settembre avrebbe iniziato a frequentare il liceo artistico di Valenza proprio per affinare un’abilità nata con lei e che rimarrà per sempre nelle opere che i genitori custodiranno gelosamente in un album “perché lei è anche in quei disegni“.
Giovane artista, appassionata di calcio, Giulia amava anche cantare. Le piaceva molto “I Cento Passi”, la canzone dei Modena City Rambles sulla vita di Peppino Impastato. “Fiera di essere nipote di un partigiano“, ha raccontato ancora papà Umberto, Giulia si stava avvicinando ai grandi fatti di cronaca e politica del nostro Paese. Anche se indebolita dalla malattia canticchiava sempre “la storia di Peppino e degli amici siciliani”. La sua canzone preferita, però, era “A te”. Giulia si era anche registrata mentre intonava i versi di Jovanotti che ha dedicato alla mamma e al papà. Un ulteriore ricordo di Giulia che la famiglia ha deciso di condividere con le persone che mercoledì mattina dalle 9.30 vorranno darle l’ultimo saluto alla casa funeraria di via Parini, prima del funerale previsto alle 10.30 nella chiesa di San Giuseppe Artigiano. Nella stessa chiesa, al quartiere Cristo di Alessandria, questo martedì sera alle 19 verrà recitato il rosario per Giulia, una giovane ragazza che “ha scelto di girare la medaglia, guardare il bello dall’altra parte e dargli voce”.