9 Dicembre 2014
14:56
Ferraris (Cisl Piemonte): “No allo sciopero generale: non è il momento delle spallate, i lavoratori si tutelano di più con il confronto”
CORRIEREAL – “Con Aldo c’è un rapporto di forte stima e amicizia di lungo corso: fin dalle giovanili del sindacato, diciamo così. E con Tonino in questi mesi è nato un legame altrettanto solido, di apprezzamento professionale e umano. Anche adesso che gli impegni di lavoro mi portano a Torino, non credo che ci perderemo di vista”. Comincia così, con un segnale di forte vicinanza agli altri due sindacati confederali (Aldo è Gregori,segretario provinciale Uil,Tonino è Paparatto, stesso ruolo in Cgil Alessandria) la lunga chiacchierata con Alessio Ferraris, da poche settimane alla guida della Cisl Piemonte, dopo un lungo percorso all’interno delle strutture alessandrine di quello che un tempo si chiamava il sindacato ‘bianco’, e la cui matrice cattolica rimane certamente fortissima nel Dna. Un compito gravoso, quello a cui è chiamato Ferraris: da una lato la riorganizzazione in corso (“dettata non solo da motivi economici, anche se è evidente che il tema delle risorse sempre più scarse riguarda tutti, anche il sindacato”), dall’altro lo scenario politico-sindacale in divenire, con alle porte lo sciopero generale di venerdì prossimo, indetto dalla Cgil e a cui la Cisl, contrariamente alla Uil, non aderisce. “Ma non parlerei di rottura: semplicemente altri hanno scelto, e direi cercato di imporre, il ricorso ad uno strumento, come lo sciopero generale, mentre noi oggi riteniamo più efficace percorrere altre strade, con manifestazioni importanti sui territori, come abbiamo fatto un po’ ovunque anche nei giorni scorsi”. Sicuramente Ferraris (sostituito alla guida di Cisl Alessandria/Asti da Sergio Didier) ha dal suo nuovo osservatorio torinese la possibilità di aiutarci a capire un po’ meglio certi scenari critici, a partire dalla sanità e dai trasporti, che hanno appunto una dimensione e una radice regionale, e non locale.
Segretario Ferraris, lei non è il primo segretario regionale Cisl che arriva da Novi Ligure: ricordiamo, in passato, l’importante percorso di Mario Scotti, che fu segretario regionale e poi direttore del Centro Studio Nazionale Cisl di Firenze. Solo un caso?
Certamente Novi è sempre stata ed è una realtà importante sul fronte del lavoro, delle fabbriche, e anche delle battaglie sindacali. Diciamo che è un terreno fertile.
Lei prende in mano le redini regionali del suo sindacato in un momento delicato
per il Piemonte: sono tantissimi i fronti aperti, anzi talora spalancati come voragini. Da dove pensa di partire?
Prima di tutto in Cisl conta il lavoro di squadra, quindi per fortuna non parto da zero, e non lavoro da solo, ma all’interno di un’organizzazione di prim’ordine. Nei mesi scorsi abbiamo avviato una profonda riorganizzazione interna, ed il suo consolidamento è, sul fronte interno al sindacato, la prima sfida da affrontare. Il nuovo modello prevede 4 sole unioni inteprovinciali (Alessandria è stata ‘unificata’ ad Asti, ndr), e arriveremo ad avere da 19 a 6 federazioni di categoria. E’ un cambiamento importante, alla cui base c’è innegabilmente una questione di risorse scarse, ma anche la necessità di un modello di sindacato più rapido e flessibile, come i tempi impongono. Questo non significherà abbandono o allontanamento dai territori, ma certamente trasformazione di tutta una serie di relazioni, di rapporti, di modalità operative. E, me lo lasci dire, passare in due anni o poco più ad una riduzione dei ruoli dirigenziali in un rapporto da 4 a 1 non è un percorso facile: eppure si siamo riusciti, grazie al sacrificio e al senso di responsabilità di tante persone. Con il presupposto, appunto, che in Cisl conta la squadra, e i singoli sono sempre e comunque a disposizione dell’organizzazione.
Anche lei ha risposto ‘obbedisco’, a fronte di una promozione che sarà certamente anche un ‘moltiplicatore’ di impegni, e di ‘grane’…
(sospira, ndr) Non le mostro l’agenda dei prossimi giorni, ma le assicuro che i ritmi sono intensissimi. Ci muoviamo, per fortuna, all’interno di un sistema di relazioni di ottimo livello costruito in primis da chi mi ha preceduto, ossiaGiovanna Ventura, che ora continuerà a supportarci da Roma, nel suo nuovo ruolo all’interno del direttivo nazionale. Indubbiamente però la situazione è delicatissima, sia sul fronte del lavoro pubblico che privato.
Partiamo dal pubblico, e da mamma Regione Piemonte, che ha conti da far tremare i polsi…
Purtroppo è così, e le difficoltà di bilancio sono state messe in rilievo dalla Corte dei Conti.Chiamparino è persona preparata e seria, di grande esperienza e con senso di responsabilità, e questo è un dato positivo. Naturalmente però non è sufficiente, e noi come Cisl (in piena sintonia peraltro con Cgil e Uil) chiediamo di vederci chiaro, di capire, di confrontarci anche per avanzare nostre proposte. Con uno sguardo che certamente mira alla salvaguardia totale e completa degli attuali livelli occupazionali in tutti i settori, dalla sanità ai trasporti. Ma anche tenendo conto delle esigenze dei cittadini, e del loro sacrosanto diritto a ricevere servizi di qualità, a costi ragionevoli. Oggi non sempre succede, lo sappiamo bene. In più, sono stati presi dalla giunta regionale alcuni provvedimenti, in ambito di aumento delle aliquote fiscali dirette e indirette (penso all’addizionale irpef, ma anche al bollo auto) che cerco non aiutano….
Però la giunta Chiamparino sostiene che, essendo indispensabile reperire risorse, le si andrà a reperire da chi le ha, salvaguardando i ceti più deboli….
Giustissimo: ma non neanche mica fare finta di vivere ancora negli anni Settanta: oggi l’operaio monoreddito con 4 figli è sacrosanto tutelarlo, ma è una figura assolutamente minoritaria. E non è giusto accanirsi su milioni di famiglie che vengono definite ceto medio, ma ormai da anni non lo sono più, o stanno cessando di esserlo da un lato per la crisi occupazionale, dall’altro proprio per l’imposizione fiscale, nelle sue varie forme e livelli.
Parliamo di sanità segretario Ferraris: la cura dimagrante, o razionalizzazione,dell’assessore Saitta vi piace?
Magari, quando la conosceremo, potremo anche dire che ci piace, chissà! Nel senso che su questo punto hanno assolutamente ragione le opposizioni in consiglio regionale: il Piano Sanitario è stato presentato ai sindacati e alle forze sociali solo a ‘spizzichi e bocconi’, in maniera tale da non poterne dare una valutazione, se non frammentata. E’ un metodo che contestiamo: addirittura a Novara hanno detto “scegliete voi quale struttura mantenere, e quale chiudere”: assurdo procedere così. A casa nostra è lo stesso: mancano troppi tasselli, e procedendo così si creano reazioni comprensibili, come a Tortona o Acqui. Se la logica è quella di riordinare le reti ospedalieri sui territori, ci spieghino meglio come, e da cosa le attuali strutture saranno sostituite. I cittadini di ogni singolo pezzo di Piemonte hanno sacrosanto diritto di sapere cosa li aspetta, concretamente e non per formule astratte.
Altro snodo critico, il trasporto pubblico: nascerà o no un’agenzia regionale dei trasporti? Ed è la strada giusta?
Anche qui, ci aspettiamo prossimi chiarimenti dalla giunta Chiamparino. Che 114 società di trasporto pubblico locale, in buona parte finanziate dalla Regione, siano troppe è evidente. Così come è chiaro che il modello consortile è naufragato sul campo, e va abbandonato. L’assessore Baiocco mi pare aver compreso le istanze e proposte del sindacato, e si è detto disponibile ad approfondire: personalmente credo che un’unica agenzia, con compiti di governo e monitoraggio, ma anche di razionalizzazione sul fronte approvvigionamenti, acquisto strumenti e rinnovo mezzi, sia la strada giusta. Unitamente ad un percorso di aggregazioni di territorio.
Segretario, a proposito di aggregazioni: lei è favorevole al progetto Multiutility per le partecipate alessandrine di gas, acqua e rifiuti? La grande Amag, per capirci..
Sì, lo sono, anche se naturalmente a determinate condizioni sul fronte delle garanzie occupazionali, e della qualità dei servizi erogati. Ma è evidente che lo scenario, anche legato al contesto delle gare europee, oltre che dei costi da sostenere per rimanere competitivi, fa sì che le aziende che erogano servizi come acqua, gas, rifiuti debbano muoversi in un’ottica di riorganizzazione e crescita, per affrontare determinate economie di scala. Ad Alessandria il percorso, pur in un contesto che è quello noto degli ultimi anni, mi pare si stia avviando.
A livello regionale, con il grave deficit di risorse e con sanità e trasporti a fare la parte del leone, dobbiamo aspettarci che capitoli come cultura, turismo, sport e altro rimangano assolutamente al palo, a risorse zero?
Rinunciare completamente allo sviluppo, e a progetti nelle aree da lei citate, e in altre, sarebbe un grave errore. Noi come sindacati (Csil, ma anche Cgil e Uil) alcune idee su come e dove reperire risorse le abbiamo, e speriamo di essere ascoltati. E naturalmente occorre anche la massima sensibilità nella ricerca di partnership e occasioni di coinvolgimento dei privati, senza i quali pensare ad investimenti importanti oggi è impossibile. Si tratta però anche di cambiare mentalità: quando sento dire che di cultura non si mangia penso che, se guardassimo con un minimo di attenzione a quel che succede in Francia, in Germania, anche in Spagna, capiremmo che non è così. La cultura può e deve essere anche mercato, business, e quindi lavoro e occupazione.
Parliamo di imprese private segretario Ferraris: dal vostro osservatorio regionaleavete l’impressione che si possa sperare in una ripresa nel 2015? I dati occupazionali non sono incoraggianti…
No, non lo sono, e parlare di ripresa può essere fuorviante. Nel senso che abbiamo l’impressione che la discesa vertiginosa stia in effetti finendo, ma da qui a parlare di ripresa ce ne vuole. Però non dimentichiamoci che il Piemonte è comunque una realtà importante in termini di innovazione, esportazione, terziario. Non siamo terzo mondo insomma, e non lo saremo. Certo, per reagire ci vogliono anche le condizioni giuste, e un percorso di supporto al mondo dell’impresa, e ai lavoratori.
Grandi opere (come il Terzo Valico) o recupero idrogeologico del territorio?
E’ come dire pranzo o cena? Tutti e due, perché salvo diete particolari le persone hanno bisogno di entrambi. Fuor di metafora: sono due elementi essenziali, e anche due diversi capitoli di spesa e finanziamento, ed è sbagliato metterli in contrapposizione netta. Le grandi infrastrutture, se realizzate a determinate condizioni e valutazioni di impatto ambientale, sono un modo per guardare al futuro, per attrezzare il Paese alle sfide di domani. Mentre sulla manutenzione idrogeologica di un territorio in abbandono da almeno vent’anni la politica tutta quanta non può fare la vittima, e semmai provi ad andare oltre ai piagnistei da emergenza, e a progettare interventi veri, e strutturali. Noi come sindacato ci siamo, e vogliamo fare la nostra parte: ma certe decisioni non compete a noi, bensì a chi governa. A Rom come sui territori.
Intanto però Cgil e Uil si preparano allo sciopero generale di venerdì 12 dicembre, voi no: perché, e significa rottura del fronte sindacale?
No, nessuna rottura (soprattutto a livello territoriale, da Torino ad Alessandria, la collaborazione con Cgil e Uil è davvero molto forte), ma una diversa valutazione rispetto all’efficacia dello strumento sciopero generale, in questo momento. Non è questo il momento delle spallate, anche se in queste settimane, sui territori, ci stiamo facendo sentire eccome, con una articolata serie di iniziative. Il punto vero è: il 50% dei giovani, in Italia, è senza lavoro, la disoccupazione è ai suoi massimi storici, e i tanti quaranta/cinquantenni che rimangono a piedi non riescono più a ripartire. Che facciamo per tutte queste persone? Il jobs act ha l’indubbio merito di cancellare una serie di contratti (cocopro, finte partite iva ecc) all’insegna del precariato, a favore di un unico contratto a tempo indeterminato, e a tutele crescenti. Dopo di che, naturalmente non basta; cassa integrazione ordinaria e straordinaria, ad esempio, non possono essere rottamate a cuor leggero, perché rappresentano strumenti essenziali, con tutta una serie di implicazioni e tutele per i lavoratori. Ma la Cisl è convinta che questo sia il momento del dialogo, e delle soluzioni: non dello scontro frontale che ai lavoratori rischia di generare più danni che benefici.
Ettore Grassano