Autore Redazione
lunedì
2 Febbraio 2015
13:16
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La visionarietà poetica e filosofica Di De Chirico

La visionarietà poetica e filosofica Di De Chirico

Vivere nel mondo come in un immenso museo di stranezze, pieno di giocattoli bizzarri, variopinti, che cambiano aspetto, che a volte come bambini rompiamo per vedere come sono fatti dentro.  E, delusi, ci accorgiamo che sono vuoti. (Giorgio de Chirico)

Sono quattro sale del Serrone della raffinata e neoclassica Reggia di Monza le cornici dell’avvincente antologica “Giorgio De Chirico e l’oggetto misterioso”.  Un’occasione imperdibile, fino al 15 marzo, tanto più se coniugata alla visita della magnifica, regale dimora, da poco restaurata.  La retrospettiva, curata da Victoria Noel-Johnson e Simona Bartolena ripercorre la carriera del più grande interprete della metafisica con 31 opere dell’artista, provenienti dalla Fondazione Giorgio e Isa De Chirico, che vanno dagli anni trenta fino alle metà degli anni settanta, una scultura, video, lettere e documenti.  Un numero limitato di opere ma di elevata caratura dello straordinario artista (1888-1978), pittore, scrittore, scenografo, uomo di sopraffina cultura, eclettico, profondo conoscitore e amante dei classici. De Chirico é stato uno spirito libero, solitario, cerebrale e complesso che si distinse nettamente dalle avanguardie del suo tempo, basti solo pensare a come la staticità, il silenzio e pessimismo della sua pittura si contrappongono al dinamismo, all’urlo e ottimismo del Futurismo. La sua cifra stilistica ci consegna suggestioni, atmosfere senza tempo, sospese, enigmatiche, figure che sembrano ibernate, La sua visionarietà ci catapulta  in dimensioni surreali dove regna un silenzio sovrano, quasi meditativo, una quieta immobilità dove “tutto può essere tutto o il contrario di tutto”  Il Pictor optimus  è cantore di una mitologia moderna che ha recuperato l’antico rielaborandolo in chiave metafisica, che cattura lo spettatore nella trasfigurazione della realtà.

Opere allegoriche difficili da interpretare, rebus da scoprire come ne Il segreto del castello (1970), cosa significherà la spirale, la lettera e lo strano accostamento di oggetti sul piano e il castello sullo sfondo?  Un microcosmo semiotico che ci mostra una nuova visione del reale, carica di magia e di mistero  come il suggestivo onirico  Bagni misteriosi  con cigno (1958) dalla varietà cromatica, uno scenario però  talvolta intriso di angoscia e di malinconia. Busti mitologici, manichini, oggetti quotidiani, architetture razionaliste, volumi geometrici, accostamenti che creano composizioni di apparente non senso, con presenze discrete ma talvolta inquietanti, illuminati da cromie intense, costruite con strane prospettive e ombre, oggetti che incuriosiscono ma che possono anche suscitare una sensazione di disorientamento. “Picasso smonta per riassemblare, De Chirico assembla per smontare”, diceva Jean Cocteau.. L’allestimento della retrospettiva é molto accogliente, con il video di presentazione, una scenografia quasi teatrale con i giochi di luce e di ombra, le arcate che incorniciano le opere, i totem con la striscia nera e arancione, la luce che illumina sapientemente i quadri e la voce narrante che accompagna il visitatore nell’immersione dell’esperienza metafisica. Il percorso iconografico proposto a Monza indaga sull’oggetto della pittura dechirichiana, così presenti nelle sue opere, oggetti quotidiani come scatole, righelli, sedie, vegetali, ecc,  che in se stessi non sono affatto misteriosi ma che de-contestualizzandoli, inserendoli in altri ambienti e accostandoli ad altri perdono il loro significato originario dando adito a misteriosi significati. L’allestimento non vuole svelarceli, ma piuttosto invitarci a riflettere sulle nuove relazioni, a vedere le cose da punti diversi, con l’occhio metafisico. Una pittura filosofica quella dechirichiana, una poetica che rivela anche una profonda solitudine e consapevolezza dei limiti umani con un fondo di pessimismo esistenziale , di inadeguatezza che si avvicina  a  quella di Montale ma a differenza di quest’ultimo non si rassegna, lo sfugge con una visione più filosofica e misteriosa. Nel periodo, detto della Neometafisica (dal 1968-1976), il pittore riprende alcuni soggetti del periodo giovanile che reinterpreta con un linguaggio più maturo.  La cupezza del primo periodo scompare pur mantenendo la costante dell’enigmaticità per lasciare spazio a una luce più quieta, grazie a nuovo rimescolamento cromatico e ad una maggior leggerezza gravitazionale  che fa supporre il raggiungimento di una maggior serenità nell’artista.  In Tutti e l’oggetto misterioso (1972)  una moltitudine di figure in bianco e nero  davanti a un palco con al centro un oggetto colorato. Le figure stanno osservando o sono indifferenti al misterioso oggetto? E cosa sarà l’oggetto? 

Molto bello Minerva e l’oggetto misterioso (1973) con la  Dea  che osserva con aria interrogativa lo strano oggetto colorato davanti a lei.

Enigmatica La meditazione di Mercurio ( 1937 ), emblema della mostra, con il busto del dio Ermes con il capo inclinato verso il basso, dall’espressione meditativa, la data del 1936 vicino alla firma dell’artista, a cosa vuole  rimandare? Quale segreto nasconde il pittore?  la  stessa opera con questi  segni si é trasformata in  oggetto misterioso.

Ne Il poeta e il pittore (1975) dalle brillanti cromie, cosa rappresentano il manichino-poeta e il manichino-pittore? Quale relazione sta  a significare? Il pittore si fa interprete pittorico della poesia? E quale significato ha la scatola e  il busto classico sul pavimento?  Splendido  Frutta con busto di Apollo (1973) nelle brillanti cromie di un cielo azzurro, un mare blu, il candore del busto classico e della frutta.

Il sole sul cavalletto (1973) due corpi celesti nello sfondo e in primo piano sul cavalletto da pittore un sole e per terra la luna, ma perché ii due corpi nello sfondo sono scuri a  differenza  di quelli in primo piano?  Metafisiche anche le sue nature morti che lui chiamava Vite silente perché considerate animate come Vite silente  nel paesaggio con drappo rosso (1948), con cesto  di frutta di ispirazione caravaggesca,  nature morti che  compaiono anche in “Interno metafisico con pere” (1968) . 

Una mostra che suscita stupore e ci invita ad andare oltre, a guardare la realtà con altri  occhi, con un taglio non certo convenzionale.

Maria Cristina Pesce Bettolo

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