Autore Redazione
martedì
7 Aprile 2015
07:44
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Community Gold

Le storiche cantine del Castello di Uviglie [AUDIO]

Le storiche cantine del Castello di Uviglie [AUDIO]

Torna come ogni martedi intorno alle 15.10 Wine & Gold, la nostra rubrica dedicata al vino e ai produttori del territorio. Ospite martedi sono stati i vini del Castello di Uviglie a Rosignano Monferrato.

Riascolta l’ultima puntata qui sotto

 

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La scheda di Edy Perissinotto, sommelier di Wine & Gold.

Un maniero del 1300 sovrasta le cantine dell’azienda Castello di Uviglie, testimoniando la presenza di vigneti sin dal 1491, anno in cui l’allora feudatario del castello, Giovanni Antonio Pico Gonzaga,  iniziò la coltivazione dell’uva. Nel 1992 la tenuta viene acquistata dalla famiglia di Simone Lupano, dal 2005 responsabile a tempo pieno dell’azienda. La storia della famiglia Lupano parla di agricoltura e di coltivazioni risicole nel vercellese, e nasce forse da queste radici contadine la volontà di risvegliare il potenziale dell’azienda Castello di Uviglie, che fino al 2000 commercializzava uve e vini sfusi. il legame con la storia antica gioca anch’esso un ruolo suggestivo; pare infatti che sia stato il Castello di Uviglie a dare impulso alla produzione vitivinicola in Monferrato, 5 secoli fa. Un ulteriore richiamo storico è rappresentato dalle affascinanti cave di tufo presenti a poche decine di metri dalla fortificazione, servite per costruire moltissime case  nel Monferrato. la loro storia si perde nella notte dei tempi ma certamente risalgono a più di due secoli or sono.  Oltre 2/3 della produzione è destinata a rossi autoctoni come Barbera, Grignolino, Freisa ed Albarossa. Il resto dei vigneti è riservato a vitigni internazionali come Pinot Nero, Chardonnay, Sauvignon Blanc. I metodi di coltivazione sono tradizionali, ma si cerca di limitare l’uso di prodotti chimici al minimo indispensabile e ricorrere a metodi naturali. Ad esempio, il diserbo avviene per falciatura e si procede al diradamento dei grappoli per elevare la qualità del contenuto.

Anche in cantina prevale la tradizione con vasche in cemento o acciaio per la fermentazione, botte grande o barrique di rovere francese, per l’affinamento. Fanno eccezione la Barbera del Monferrato Superiore Pico Gonzaga (in onore dell’artefice della viticoltura monferrina) e l’Albarossa 1491 (annata di  cui si hanno i primi documenti sui vigneti del castello) che svolgono fermentazione malolattica completamente in barrique, 14 mesi per il Pico Gonzaga, 18 mesi per il 1491.

Sempre versione superiore di Barbera del Monferrato è Le Cave, la cui vigna è il già ricordato Bricco delle Cave, impiantata su terreno totalmente argilloso e calcareo. Il vino è conservato sulle fecce fini, parte in cemento, parte in barrique. Non manca un Grignolino, il San Sebastiano, lavorato in  acciaio e conservato sulle fecce fini fino all’imbottigliamento nella primavera successiva. l’azienda aderisce ad un progetto per la valorizzazione di questo singolare vino, progetto teso alla creazione di un disciplinare per la tipologia  Riserva. Commercializzato per la prima volta quest’anno, è il Bricco del ciliegio, passito da uve Chardonnay e Sauvignon Blanc, ottenuto per estrazione a freddo da uve sovramature. Quindi il primo estratto è posto in barrique per tre anni e riposa ancora qualche mese in bottiglia.

La produzione complessiva è di 85.000 bottiglie all’anno, vendute per circa il 75% in Italia, una parte in azienda, ma soprattutto attraverso una rete di agenti. Il rimanente 25% viene esportato, tramite grossisti internazionali, principalmente negli Stati Uniti, Svizzera, Germania, Olanda, Belgio, Danimarca. È possibile la visita delle cantine, a cui si può abbinare quella del Castello adiacente. Si inizia dalle cantine più esterne per poi addentrarsi nelle cantine storiche dell’antico maniero, che sfoggiano due infernot ed una spettacolare sala in mattoni e volta a botte, di inaspettate proporzioni verticali. Qui, durante la seconda guerra mondiale, si protessero le spoglie del beato Allamanno, fondatore dell’Ordine della Consolata, i cui Missionari furono presenti al Castello per alcuni anni. L’assaggio dell’Albarossa 1491 rivela un vino di ottima struttura, con colore acceso e profumi fruttati impreziositi da una speziatura elegante tipica del vitigno ed in parte dovuta all’affinamento in legno, caldo ed intenso è sostenuto da buona acidità, da abbinarsi a piatti di carne rossa, da provare con filetto all’aceto balsamico.

Per l’abbinamento musicale consigliamo di berlo ascoltando “Certe Notti” di Luciano Ligabue”

 

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