Autore Redazione
martedì
30 Giugno 2015
09:43
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“Il principe di Montparnasse”. Modigliani e gli amici bohèmien a Torino

“Il principe di Montparnasse”. Modigliani e gli amici bohèmien a Torino

 “Perdoniamo,  post mortem,  agli artisti stravaganze e immoralità perché sono esseri di eccezione, di specie umana diversa” (Jeanne Modigliani).

TORINO – Una densa, ricca stagione artistica, un ventaglio di retrospettive di elevata caratura, nazionale ed  internazionale, Lichtenstein, Raffaello, Leonardo, Tamara de Lempicka, Modigliani, e altre che con l’Ostensione della Sacra Sindone, la rinnovata ‘veste’  del Museo egizio, il nuovo allestimento della Galleria Sabauda e di Palazzo Reale, offrono un unicum artistico-culturale sempre più prestigioso e accattivante della bella capitale sabauda.  La Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, con Torino musei, Mondomostre Skira e  il Centre Pompidou fino al 19 luglio rendono tributo a Amedeo Modigliani (1884-1920) calamitando l’attenzione sull’esponente tra i più rappresentativi e maudìt dell’arte moderna e sugli artisti dell’Ecole de Paris con un’affascinante antologica. L’esposizione, curata da uno dei massimi studiosi di Modigliani, Jean Michel Bouhours, è permeata dell’atmosfera parigina del tempo, di Montmartre, di Montparnasse, del milieu bohèmien e cosmopolita degli artisti amici di Modì, Soutine, Utrillo, Picasso, Survage, Chagall, Delaunay. “La parola Bohème dice tutto. La bohème non ha nulla e vive soltanto di quello che possiede…Questi giovani sono più grandi delle loro disgrazie, inferiori alla loro fortuna, ma superiori al loro destino(H. De Balzac)

Un ‘club‘ di artisti  spiantati e talentuosi che nei cafè e bordelli parigini consumavano oppio e assenzio e nel contempo animavano con i loro dibattiti e la loro arte la cultura del tempo in una Ville Lumière libera, poliglotta, nel pieno del suo periodo aureo. La capitale francese era una fucina di fermento intellettuale e artistico dove convergevano le avanguardie, i fauves, il cubismo e  dove  “Le cygne du Livourne” trovò il milieu ideale in cui esprimere il suo talento. Sulla vita del bellissimo dandy pittore, per antonomasia maledetto, incarnazione del tormento romantico, spirito indomito la cui vita fu pervasa dal fuoco sacro dell’arte e dell’autodistruzione, molto è stato scritto, contribuendo a costruire la leggenda, il mito. Un mito che spesso coglie più le sue fragilità umane senza ricordare la sua estrema sensibilità artistica, la sua cultura , l’amore e la  sintonia che aveva con poeti e letterati.

La retrospettiva, pur nell’esiguo numero dei capolavori di Modì, una trentina,  mette a fuoco il genio creativo del tormentato e lirico pittore, che attinse dalle diverse correnti artistiche del suo tempo mantenendo però sempre la propria indipendenza artistica, forgiando uno stile che contribuì a modificare i canoni estetici del Novecento con gli amici bohèmien. Figure e ritratti che inizialmente risentivano degli influssi simbolici ma che divennero poi sempre più semplificati ed essenziali, assegnando più marcatamente lo stile inconfondibile di Modigliani.

La retrospettiva è narrata attraverso un corpus di 90 opere, tra dipinti, disegni, sculture, fotografie, suddivisa in cinque sezioni:  Amedeo Modigliani, Modigliani-Brancusi e la scultura, la Bohème parigina, il cubismo, il nuovo umanesimo della scuola di Parigi.  La prima é dedicata a Modì, ai suoi  magnifici  ritratti, al suo stile pittorico dalle forme semplificate, stilizzate, dai colli affusolati, dai volti essenziali ma permeati di grazia, talvolta anche eterei ed enigmatici. Ritratti femminili puri, senza tempo, metafisici e contemporaneamente gotici, dagli sguardi senza pupille, spesso colmi di malinconia, raffigurazioni che non rappresentavano le peculiarità fisiche quanto ‘gli sguardi dell’anima’, le qualità più intimiste dei soggetti che “il principe di Montparnasse’” intravedeva in loro. Il colto artista che ignorava volutamente le regole della prospettiva e i chiaroscuri, che usava normalmente sfondi neutri, dipinse ritratti dalla raffinata luminosità e di intensa gamma cromatica che riempivano le linee assegnando alle sue figure plasticità.

Tra i ritratti  Lolotte (1917), dallo sguardo liquido e il tratto della piega della bocca che pare tenere a freno un sorriso,  La ragazza rossa (1915), il dipinto dai pochi tratti veloci è una potente esplosione di colore che sottolinea lo stato d’animo della donna. Non poteva mancare uno dei tanti ritratti sulla compagna di vita, Jeanne Hébuteurne (1918), dal taglio geometrico e  gli occhi azzurri asimmetrici, senza pupille. Il ritratto della donna é spersonalizzato, ieratico e astratto, rispetto ad altri con lo stesso soggetto.

Dai tratti essenziali, in cui spiccano le iridi celesti, Donna dagli occhi azzurri (1918) della stessa tonalità dello sfondo con sfumature grigie, Elvira con colletto bianco (1918), la bella modella con cui l’artista ebbe una relazione appassionante, é rappresentata con le mani conserte, composta, con un bianco colletto che illumina la cromia scura della veste. La donna appare lontana con il pensiero e i suoi occhi  hanno lo stessa tonalità dello sfondo. Nel Ritratto di Hanka Zborovska, moglie del mecenate di Modigliani, nei tratti del volto, nel collo dalle forme allungate e lineari che sottolineano i volumi  sono palesi le suggestioni dell’arte toscana del trecento.  Mi rapisce sempre, ogni volta che vedo dal vivo l’intensità, la vivacità e la profondità dello sguardo  di Soutine,  il volto magro, emaciato dell’artista lituano, raffigurato sorridente.  Molto bello anche il dipinto Giovane ragazzo rosso (1919), senza pupilla con l’iride azzurra degli occhi che ‘buca’, seduto, composto, enigmatico. Accostati ai capolavori di Modigliani si contrappongono nelle linee e nelle rotondità più classiche quelle di Derain, Ritratto di Modigliani e del macchiaiolo Giovanni Fattori, di cui Modì era stato allievo, Gotine rosse (1882),  profilo di bimba  in cui é evidenziato il rosso della  guancia rubiconda infantile che si stacca dallo sfondo luminoso.

Tra i suoi capolavori scultorei Testa femminile (1911) e in pietra Testa femminile (1912), ambedue dai tratti essenziali e geometrici, figure ieratiche, in entrambe si coglie la suggestione dell’arte primitiva, africana ed egiziana. Nella stessa sezione, accostate le  foto e  le sculture dell’amico Constantin Brancusi  come il bronzo Signorina Pogany III (1933) e in gesso Principessa X (1916). Proseguendo nel percorso  una sezione  si sofferma su Modigliani in relazione a Picasso, al cubismo, l’artista livornese, pur affascinato dal movimento, riteneva lo stile troppo cerebrale e pur utilizzando la schematizzazione, il taglio geometrico e condividendo le arti primitive, non arrivò mai alla scomposizione dei piani dei cubisti.  Tra  le opere  esposte il dipinto futurista di Gino Severini Nord-sud (1913), rappresentazione della dinamicità, del movimento della  metropolitana che univa Montparnasse a Montmartre e di Picasso bella natura morta cubista  Il Pane (1908).

Splendidi, di Leopold Survage il grande quadro cubista orfico La Baronessa di Oettingen (1917) come il  caleidoscopico Les cavaliers (1913)dell’artista portoghese Amedeo De Souza-Cardoso

Nel “Nuovo umanesimo” oltre al dolce e malinconico Ritratto di Dèdie (1918) con le sue affusolate mani congiunte e il capo lievemente inclinato, emblema della mostra, si trovano dipinti di altri artisti come di Sonia Dalaunay o lo splendido paesaggio di Marc Chagall. Merita attenzione anche l’opera cubista dell’artista polacco Marcoussis  Natura morta con scacchi (1912) dal taglio geometrico  e la scomposizione dei piani, con carte da gioco sul tavolo dipinte con grande precisione.

 

Maria Cristina Pesce Bettolo

 

 

Apertura dal martedì alla domenica, dalle ore 10 alle 19:30

Info 011 4429518 

sito : http//www.gamtorino.it

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