25 Febbraio 2024
08:41
I nuovi libri in uscita: dalla bellezza del silenzio alla musica di Verdi
RADIO GOLD – Come sempre vi proponiamo la nostra rubrica su alcune delle ultime uscite in libreria. Ecco alcuni consigli:
‘Fuori piove una canzone di Jannacci‘ (Compagnia Editoriale Aliberti) di Cosimo Damiano Damato
Con ‘Fuori piove una canzone di Jannacci’ Cosimo Damiano Damato conclude (per Compagnia Editoriale Aliberti) la sua Trilogia dell’amore, delle inquietudini e delle rivoluzioni. Iniziata nel 2017 con ‘La quinta stagione’ e proseguita nel 2022 con La disperazione di Kurt Cobain, questa trilogia giunge al suo culmine con Fuori piove una canzone di Jannacci. L’autore, già noto per le sue incursioni nel cinema, teatro, musica e letteratura, si conferma un artista poliedrico capace di esplorare e comunicare attraverso diverse forme d’arte. Il nuovo libro è un atto civile d’amore e anarchia verso la poesia, presentandosi come un antidoto alla deriva esistenziale. Le poesie antifasciste di Damato si rivolgono agli ultimi del mondo, narrando storie che contaminano il vissuto umano e artistico dell’autore con una visione neorealista. Ogni pagina è permeata di emozioni e sensazioni, creando un’esperienza olfattiva che canta e narra storie, offrendo al lettore l’opportunità di scoprire nuove visioni, fantasie, sogni, rivoluzioni e follie. “È possibile che la poesia serva a salvare la vita – scrive nella prefazione Ernesto Assante – di certo di chi la legge, probabilmente di chi la compone. E quando la poesia, come nel caso di Cosimo Damiano Damato, si lega a doppio filo con la musica, anche se resta doverosamente silenziosa sulla carta, il gioco diventa sopraffino”. Cosimo Damiano Damato è un artista visionario e allo stesso tempo carnale. La postfazione di Stefano Senardi conferma la musicalità dei versi di Fuori piove una canzone di Jannacci, annunciando la possibilità di realizzare un disco. Come ha scritto in passato Angelo Molica Franco: «La voce di Damato è assai concreta, diretta, e cioè narrativa. Potremmo definire a ragione tali scritti dei cuentos, nella migliore tradizione di Robert Musil o dei fragments alla George Perec. Le immagini mentre derubano una realtà universale, inchiodano ognuno di noi come un colpo di pistola. O per meglio dire, sanno svelare e interpretare i desideri, le mancanze, gli incubi, le aspettative del cuore umano. Una coraggiosa ricerca linguistica”. Senza dimenticare i preziosi, profetici e seminali versi di Alda Merini dedicati a Damato: “Cosimo, Io e te siamo amici di pietà nascoste… Certamente una nuova specie che nascerà nel futuro”. Cosimo Damiano Damato è nato in un campo di sale a Sud in una notte di settembre negli ultimi decenni del Novecento. Fuma sigari Toscani e beve il vino salentino Platone. Si commuove leggendo Stig Dagerman e Gramsci ed ascolta Nick Cave e Tom Waits rigorosamente in vinile. Ha avuto come maestri Abbas Kiarostami che gli ha indicato come riconoscere il sapore della ciliegia, Alda Merini che gli ha dettato poesie al telefono di notte, Arnoldo Foà che gli ha rivelato come si legge un copione e l’importanza di essere antifascista, Raffaele Nigro che gli ha insegnato a nuotare nel Mediterraneo e Renzo Arbore che gli ha contagiato la “Napuletanite”. Ha la tessera dell’ANPI ed una cicatrice a forma di Partito Comunista sul petto. Ha ricevuto la benedizione di Don Gallo e Papa Francesco. È padre d’arte, ha un figlio di nome Nirvana, nato quando Kurt Cobain se n’è andato. Passeggia sui porti desolati nei giorni di pioggia. Sulla sua carta d’identità alla voce professione c’è scritto Poeta. Ama da tanti anni la stessa donna di nome Sibilla che gli ha donato un profumo all’incenso e le ha lasciato una scritta sullo specchio “Non sono io il poeta. Sei tu la poesia”. Non regala fiori morti ed ha piantato un melograno. Ogni tanto legge le sue storie in qualche teatro all’italiana, altre volte le pubblica ed altre ancora le trasforma in immagini per il cinema. Avrebbe voluto Erri De Luca come padre ma si accontenta di essergli compare di storie, vino e lotte civili. Damato è attualmente impegnato a teatro nello spettacolo El pelusa y la negra (Maradona e Mercedes Sosa) con Simona Molinari, nello spettacolo Elettroshock (recital per Alda Merini) con Antonella Ruggiero e nellospettacolo Le rose di Sarajevo con Erri De Luca (calendario in aggiornamento su www.kinomusic.it).
‘Darkmare‘ (Gallucci) di Manlio Castagna
E’ in libreria con Gallucci ”Darkmare’ di Manlio Castagna. Guido, un ragazzo di dodici anni, è irresistibilmente attratto da un libro su Klaus Voynik, un enigmatico regista maledetto. Dal volume mancano, però, le pagine finali, in cui si racconta della sua tragica scomparsa. Incuriosito dalla storia, si reca nel luogo in cui Voynik ha girato l’ultimo film, solo che il set è stato trasformato in un parco divertimenti a tema cinematografico.
Per risolvere il mistero Guido ha a disposizione le poche ore che precedono l’alba e deve superare le attrazioni di colpo divenute sinistre e minacciose. Perché quella tra il 30 aprile e il primo maggio è la notte di Valpurga nella quale, secondo le leggende, agli spiriti è concesso tornare sulla Terra… “Come si può ridare un sogno a chi l’ha perso? Forse nella vita reale non si può. Ma qui… Questo è il cinema, Guido, la fabbrica dei sogni, no?”, si legge nel libro di Castagna.
‘La meraviglia del tutto‘ (Mondadori) di Piero Angela
E’ sugli scaffali da qualche giorno per Mondadori l’ultimo libro di Piero Angela, ‘La meraviglia del tutto’, una vera e propria summa del suo pensiero, frutto di un lungo dialogo con l’amico e storico collaboratore Massimo Polidoro. “Questo è probabilmente l’ultimo libro che scrivo” spiega lo stesso Angela nella prefazione firmata poco prima della sua scomparsa, avvenuta il 13 agosto 2022. “Non pensavo di farlo, ma poi ho riflettuto che forse ne valeva la pena. È un libro che voglio scrivere anche per me stesso, oltre che per i lettori”. Non lo aveva detto quasi a nessuno, ma era qualcosa a cui teneva molto: “Un libro per quando non ci sarò più, lo definiva lui” spiega Polidoro. “Dopo avere dato voce a scienziati e ricercatori, per una volta voleva dire anche lui quello che pensava, le domande che si poneva e le cose che aveva compreso. Che fosse una persona straordinaria lo sapevamo tutti, ma ad ascoltare le sue parole e le sue ultime riflessioni esce il ritratto di un uomo geniale, dotato di una saggezza e di un’umanità rare”. E ‘La meraviglia del tutto’ è una lunga e appassionante conversazione, un dialogo alla maniera degli antichi filosofi, per affrontare le grandi domande dell’uomo: da dove veniamo, chi siamo, che cos’è l’universo, che cos’è la vita, che cosa sono il pensiero, l’amore, che cosa ci attende… il tutto interpretato alla luce della scienza.
‘In ascolto del silenzio‘ (Einaudi) di Eugenio Borgna
Uscirà il 20 febbraio per Einaudi ‘In ascolto del silenzio’ di Eugenio Borgna. Il silenzio lascia intravedere in sé tracce di oscurità e di mistero, di fascinazione e di speranza. Sono molti i modi con cui la parola e il silenzio si intrecciano l’una all’altro: c’è il silenzio che rende palpitante e viva la parola, dilatandone i significati; c’è il silenzio che si sostituisce alla parola nel dire l’angoscia; c’è il silenzio che si nutre di attese e di speranze.
Ogni silenzio ha un suo proprio linguaggio che, non solo in psichiatria, ma nella vita di ogni giorno, non può non essere decifrato. Quante volte una paziente, o un paziente, si chiude in un silenzio, che è necessario interpretare nei suoi orizzonti di senso. Come è importante distinguere il silenzio, che nasce dal desiderio di solitudine, da quello che nasce dalla timidezza, o dalla depressione, nella quale la vita si oscura, risucchiata dal richiamo della morte volontaria. Eugenio Borgna ci mostra quanto è importante riconoscere il silenzio, che rinasce a causa della nostra incapacità di ascoltare, e di creare una relazione dialogica.
‘Il nemico di Mussolini‘ (Solferino) di Marzio Breda con Stefano Caretti
L’assassinio di Giacomo Matteotti il 10 giugno 1924 segna l’inizio della parabola più sanguinosa e totalitaria del fascismo eppure, a cento anni di distanza dai fatti, il caso non appare chiuso in modo definitivo. Tanto che sono nate contese su chi avesse diritto di commemorarlo e fiorite ipotesi revisioniste che hanno relativizzato il ruolo di Mussolini come mandante dell’omicidio, avallando tesi come quella di una Tangentopoli in camicia nera che viene ridimensionata in queste pagine. Il risultato è che sappiamo molto della leggenda di Matteotti ma poco della sua breve eppure intensa parabola di vita: le origini e la famiglia di agrari, la formazione intellettuale, l’imprinting europeo maturato in viaggi di studio (da Vienna a Berlino, da Oxford a Parigi), le sue idee per un socialismo riformista, l’intransigenza e l’integrità etica.
E pure il carattere, che fece di lui l’avversario più pericoloso per il duce, come dimostrò la sua denuncia in Parlamento dei brogli elettorali e delle violenze compiute dai fascisti. A ricostruirne la figura a tutto tondo mira questa biografia che, anche sulla scorta di documenti inediti, mette in luce due cose essenziali: com’era l’uomo prima di diventare un martire, nei 39 anni che ha vissuto in maniera appassionata, e come è diventato un simbolo dell’antifascismo. Perché come è stato scritto: “Prima di lui c’era stata l’opposizione al fascismo, ma l’antifascismo come valore, come scelta consapevole e prioritaria nasce solo con l’estate del 1924, nel suo nome”.
‘Breve storia del tardo Impero ottomano‘ (Sellerio) di M. Șükrü Hanioğlu
Sellerio manda in libreria il saggio ‘Breve storia del tardo Impero ottomano’ di M. Șükrü Hanioğlu, studioso di storia, diplomazia e politica dell’Impero ottomano, docente nel Dipartimento di Studi del Vicino Oriente dell’Università di Princeton e prima è stato professore nell’Università di Istanbul. Già per il fatto singolare di essere esteso su tre continenti e di essere la porta tra di essi, l’Impero ottomano era lo Stato più cosmopolita e (come sovente è ricordato) con elevati livelli di tolleranza tra popoli culture e religioni. Questo è forse il motivo per cui oggi, in tempi di crescenti rivalità etniche, sembra aumentare la curiosità verso di esso da parte di coloro che si interessano di storia. Scomparve subito dopo la fine della Grande Guerra quando era considerato da decenni il ‘grande malato’ d’Europa. Ma era davvero così o questa considerazione era solo una rappresentazione delle narrazioni nazionalistiche fatte proprie dagli Stati-nazione? Per l’autore di questo libro, che racconta gli anni del tramonto tra il 1789 e il 1918, rispondere alla domanda significa ricostruire il modo in cui l’impero affrontava «la sfida essenziale di forgiare una risposta ottomana alla modernità”, sfida della modernità che investiva in quell’epoca tutte le monarchie europee. E questa ricostruzione permette di tentare una visione diversa delle cose: “Non furono le dinamiche interne dell’impero ma il nuovo ordine internazionale a suonare la campana a morto del ‘malato d’Europa’. Sebbene non avesse il potere innato di trasformarsi in un nuovo tipo di impero più adatto all’epoca moderna, i suoi dirigenti avrebbero potuto prolungarne notevolmente la vita se nel 1914 avessero op-tato per la neutralità”. Lo scopo dello storico dell’Università di Princeton Hanioğlu è dunque quello di sfatare il mito negativo di una «concezione della tarda storia ottomana eccessivamente teleologica, risultato inevitabile e prevedibile del declino di un impero multinazionale», e in quanto tale destinato a un “crollo al ritmo incessante della marcia del progresso (di solito associato all’occidentalizzazione, alla secolarizzazione e al nazionalismo)”.
Privilegiando le tendenze e le analisi, rispetto agli eventi singoli e alle cifre, come richiede un’opera di sintesi, questa Breve storia oppone alle grandi astrazioni ideologiche (riassumibili nei termini di arretratezza orientale/modernità occidentale) le concrete contraddizioni proprie della vita della società ottomana in tutte le sue sfaccettature: esamina il permanente contrasto tra centralismo e governi locali, i burrascosi cambiamenti socioeconomici, quelli culturali, la necessità di integrare le politiche ottomane entro il quadro contemporaneo europeo e mondiale. E il risultato non è solo quello di una più adeguata e approfondita conoscenza della storia, ma anche quello della comprensione delle radici dell’attualità, della vera eredità lasciata dalle rovine di quell’impero – cioè la Turchia di oggi, il Medio Oriente, una parte importante dell’Europa –; eredità con cui il mondo è fortemente alle prese oggi.
‘Ascoltare Verdi‘ (Laterza) di Giovanni Bietti
‘Ascoltare Verdi’ di Giovanni Bietti, sugli scaffali con Laterza, accompagna il lettore nella conoscenza delle opere del grande compositore: dal Nabucco al Falstaff, ogni capitolo del libro è dedicato a una fondamentale composizione di Giuseppe Verdi, della quale si raccontano la trama, la genesi e il contesto, ma soprattutto si approfondisce la sostanza musicale e drammatica.
Il lettore, risalendo cronologicamente l’evoluzione del pensiero drammatico del compositore, lo sviluppo della sua poetica, la costante volontà di guardare il mondo attraverso le note, scopre la sua visione allo stesso tempo artistica, morale e politica – il modo in cui, secondo molti studiosi, Verdi ha contribuito a fare l’Italia e soprattutto a fare gli italiani. Giovanni Bietti, uno dei migliori divulgatori musicali italiani,ci guida all’ascolto delle opere di uno dei massimi compositori di ogni tempo.
‘Giotto coraggio‘ (Manni) di Paolo Casadio
Giotto, orfano di 10 anni originario della Romagna, e Andrea, giovane dottoressa, si sono scelti e, nel caos anche legislativo della guerra, Andrea riesce a portare il bambino con sé e di fatto ad adottarlo. Rientrati sul Lago di Garda, dove vivono i genitori della donna, Andrea e Giotto trovano la casa di famiglia requisita, e devono vincere le diffidenze del paese e dei parenti verso una genitorialità non canonica. Attorno nasce la Repubblica di Salò, e l’occupazione nazifascista si insinua in ogni aspetto della quotidianità.
Dichiarata zona ospedaliera, la riviera è in apparenza tranquilla, ma la Resistenza è attiva, e Andrea utilizza la propria posizione professionale per aiutare i partigiani, raccogliendo informazioni riservate mentre lavora presso un ospedale militare tedesco e come medico aziendale per un’officina aeronautica. Un romanzo appassionante in cui alla tragicità della guerra fa da contraltare la simpatia esuberante di Giotto e l’amore tra una madre e un figlio, una storia avvincente sulla Seconda Guerra Mondiale e la lotta partigiana di una giovane donna.
‘Il comando‘ (Rubbettino) di Rocco Carbone
Un giovane medico torna nei luoghi dove è cresciuto per partecipare al funerale di una cara amica, Edith, della quale aveva perso le tracce da tempo. La sorella minore di questa, l’enigmatica Lidia, entra così nella sua vita imponendogli un nuovo assetto all’equilibrio matrimoniale e professionale. E se al lavoro l’uomo segue le ultime giornate dei suoi pazienti malati di Alzheimer, cercando di far vivere quanto più pienamente possibile quel che resta delle loro vite, nel privato qualcosa precipita, risucchiato dal vortice dei ricordi e dalla tentazione indicibile della giovinezza. Una nebbia fredda sembra dominare su tutto, come uno stato di dormiveglia, di semi-incoscienza, che ha a che fare con la fragilità della memoria, la precarietà degli affetti e il turbamento della morte.
Dopo ‘L’assedio’ e ‘Agosto’ prosegue, con ‘Il Comando’, la riproposta dell’opera di Rocco Carbone, autore umbratile e inquieto tra i più significativi e penetranti della narrativa contemporanea. “Il desiderio – si legge nella prefazione di Mario Desiati – è il convitato di pietra di queste pagine, è una forza magnetica di attrazione verso qualcuno, senza il quale, ci sentiremmo esclusi da un’area fondamentale della nostra esistenza”.