12 Maggio 2024
08:45
Le nuove uscite in libreria
RADIO GOLD – Torniamo a consigliarvi alcune delle nuove uscite in libreria.
‘Il vero nome di Rosamund Fischer‘ (Mondadori) di Simona Dolce
Sarà in libreria con Mondadori dal 7 maggio ‘Il vero nome di Rosamund Fischer’ firmato dalla scrittrice palermitana Simona Dolce. Rosamund Fischer ha ottant’anni e vive ad Arlington, in Virginia. Un giorno squilla il telefono e la voce di un uomo pronuncia il suo vero nome, Inge Brigitte.La donna si trova catapultata nel 1940: in Europa infuria la guerra, e Inge Brigitte e i suoi fratelli trascorrono un’infanzia idilliaca. Ma è davvero così perfetta? I bambini non sanno di vivere accanto a un campo di concentramento; non sanno che le domestiche, il giardiniere, le sarte, il barbiere sono tutti prigionieri; non sanno che il padre, Rudolf Höss, è in realtà il comandante di Auschwitz.All’età di diciassette anni, Inge Brigitte decide di scappare dal suo nome e dalle macerie della Germania postbellica; assume una nuova identità, quella di Rosamund Fischer, e si trasferisce a Madrid, dove diventa indossatrice per Cristóbal Balenciaga, il più grande couturier del mondo.
Frequentando l’alta società, incontra l’uomo che sposerà e con cui si stabilirà negli Stati Uniti.Dopo tanti anni trascorsi a crearsi una vita diversa, lontana dai riflettori della storia, il passato bussa improvvisamente alla sua porta e lei decide di svelare, per la prima volta, la sua verità. Chi è nel profondo quella donna, è Rosamund o è ancora la piccola Inge Brigitte? Simona Dolce, grazie a un’accurata documentazione storica, racconta una figura femminile inedita e controversa, intrappolata nelle menzogne e incapace di ricucire i propri ricordi con la memoria della più grande tragedia del Novecento. Simona Dolce è nata a Palermo il primo giugno 1984. Vive a Roma da molti anni. Ha scritto ‘Madonne nere’ (Nutrimenti, 2008) e vari romanzi per ragazzi, tra cui ‘La mia vita all’ombra del mare’ (Raffaello ragazzi, 2017, premio Elsa Morante) e ‘La battaglia delle bambine’, pubblicato con Mondadori nel 2021, nella collana Oscar Junior. Lavora anche come sceneggiatrice e fa parte della redazione della rivista letteraria ‘Nuovi Argomenti’.
‘L’ultimo dono‘ (La Nave di Teseo) di Abdulrazak Gurnah
E’ in libreria con La Nave di Teseo ‘L’ultimo dono’ del premio Nobel Abdulrazak Gurnah. Abbas non ha mai raccontato a nessuno del suo passato: di quanto accaduto prima di imbarcarsi in Africa come marinaio d’alto mare, prima di incontrare la sua futura moglie Maryam a Exeter, prima di iniziare con lei una vita tranquilla assieme ai loro figli, Jamal e Hanna. Ora, all’età di sessantatré anni, Abbas è costretto all’afasia a causa di un ictus, e teme di non poter più confessare il segreto che ha sempre portato con sé. Jamal e Hanna sono cresciuti, lasciando i genitori e spiccando il volo verso il mondo.
Nati entrambi in Inghilterra, non riescono comunque a scrollarsi di dosso un senso di estraneità al paese in cui si trovano. Hanna, che ha deciso di togliere la H dal suo nome, è andata a vivere col suo ragazzo, ma la famiglia bianca di lui non manca di farle notare la sua differenza. Jamal, affascinato fin da bambino dai racconti delle vite degli altri, si trasferisce in una casa per studenti e rimane stregato da una giovane donna dagli occhi azzurri, e dalla sua complessa storia. La malattia di Abbas costringerà entrambi a un ritorno tra le mura di casa, alle ombre del padre e all’irrequietezza della madre Maryam che, nel forzato silenzio del marito, sembra aver finalmente ritrovato sé stessa. Il premio Nobel Abdulrazak Gurnah racconta l’esperienza dell’immigrazione senza retorica, in un romanzo intenso sull’appartenenza, sull’importanza del perdono e del dialogo. Una storia che scava nei segreti di una famiglia per mostrare quanto è importante comprendere il passato per capire chi siamo veramente, e chi abbiamo davvero di fronte.
‘Ci vediamo oltre l’orizzonte‘ (Rizzoli) di Ludovico Tersigni
E’ in libreria da qualche giorno con Rizzoli ‘Ci vediamo oltre l’orizzonte’ di Ludovico Tersigni. Quando la vita chiama, il cuore risponde. Impossibile, però, dare ascolto a questo richiamo quando si è imbottigliati in un’esistenza troppo frenetica, un’esistenza come quella di Lorenzo, che ha sacrificato amicizie e passioni dando corpo e anima alla Londra dell’alta finanza. Non senza fatica, è riuscito a trovare l’onda giusta e a cavalcarla. E ora, eccolo qui: giovane e brillante, una macchina da guerra tirata a lucido e alimentata da adrenalina e ambizione. Ma il carburante si esaurisce. Lorenzo cade e affoga in quell’onda che prima lo teneva in piedi. Ha sopportato troppo, e ora si è spezzato. Il suo capo decide di allontanarlo per un po’, dandogli un permesso di qualche mese: il motore deve raffreddarsi perché la macchina possa ripartire con più prepotenza.
E così, Lorenzo si rifugia a Fuerteventura – porto sicuro, isola di passaggio per chiunque voglia cercare nuovi orizzonti. Si tuffa nelle sue fredde acque accompagnato dalla tavola da surf finché, infine, inizia a sentirlo in lontananza: è lui, è il richiamo della vita. Forse, da qualche parte, c’è un’onda che lo aspetta. La cerca sull’isola, poi a La Palma e in Costa Rica, in un viaggio destinato a continuare. Ogni luogo lo accoglie e lo trasforma, restituendogli una versione sempre diversa di se stesso: il mondo diventa un labirinto di specchi nel quale ogni riflesso cela una nuova possibilità. Cosa fare? Inseguire il successo e la sicurezza? Oppure vagare, andare ancora avanti, attraverso ciò che non conosce? Né gli amici sparsi per il mondo, né la tenera malinconia di Buenos Aires e il ruggito di New York riescono a rispondere a queste domande.
Lorenzo è costretto a seguire l’istinto: solo in India, seduto sul pavimento della scuola di Yoga, torna a respirare. Espira, inspira e realizza che quella mitica onda, forse, era proprio quel perdersi dal quale lui stava scappando. In quel trovarsi felicemente naufrago su ogni nuova isola, un po’ alla maniera di Ulisse, Lorenzo cerca ancora di capire che cosa voglia dire ‘Itaca’. Chissà che quella felicità, allora, non sia custodita negli attimi, celata dietro un ultimo, impercettibile orizzonte.
‘L’ultima dinastia‘ (Solferino) di Jennifer Clark
E’ sugli scaffali con Solferino ‘L’ultima dinastia’ di Jennifer Clark. Cosa fa di una famiglia una dinastia? Il caso, l’abilità, la spregiudicatezza? Di certo, alla base della straordinaria storia degli Agnelli ci sono l’audacia e il fiuto di un imprenditore, Giovanni, che nel 1899 si unisce a una cordata di nobili torinesi per fondare la Fiat, fabbrica di automobili a cui legherà le fortune di tutti i suoi discendenti.
Ma non di sole fortune è fatta questa vicenda. Ci sono due guerre mondiali, i delicati rapporti con il regime fascista, la riconversione della produzione per le commesse militari, la fuga in Svizzera di una parte della famiglia, le complesse trattative con tutte le forze in campo per preservare la fabbrica dai bombardamenti e dalle distruzioni della Seconda guerra mondiale, l’altalena di boom e di crisi dell’Italia moderna, le intricate vicende proprietarie. E ci sono gli alterni destini individuali: solidi matrimoni dinastici e amori scandalosi, morti tragiche e premature di figli ed eredi, ribellioni e scontri di potere, l’esistenza sotto i riflettori del jet-set internazionale e quella al riparo delle ville e dei giardini. Scorrono in queste pagine le vite e le scelte di Gianni, Edoardo, John; e di Clara, Virginia, Marella, Margherita. Perché anche le donne Agnelli, spesso rimaste nell’ombra, hanno saputo forgiare il proprio destino e incidere sulla storia collettiva.
Attingendo ai documenti, a nuovi archivi, a interviste esclusive, Jennifer Clark racconta la grande saga della famiglia Agnelli unendo l’accuratezza della ricostruzione storica a uno sguardo narrativo curioso e partecipe. E conduce i lettori fino ai giorni nostri, agli attuali eredi e alla domanda sul futuro: ‘l’ultima dinastia’ sarà ancora in grado di giocare un ruolo nella storia d’Italia?
‘Le stragi sono tutte un mistero‘ (Laterza) di Benedetta Tobagi
Laterza manda in libreria l’ultima saggio di Benedetta Tobagi ‘Le stragi sono tutte un mistero’. Patria dei misteri. Terra delle mezze verità. Luogo di omertà e silenzi impenetrabili. È davvero questa l’Italia? Oppure negli anni giudici, giornalisti e poi storici sono riusciti, in mezzo a mille ostacoli e a mille difficoltà, a ricostruire, tessera dopo tessera, la verità sulle stragi che hanno insanguinato la nostra penisola? L’Italia è il Paese dei misteri. I colpevoli delle stragi non sono mai stati trovati né sono mai stati puniti. Tutto viene insabbiato e non si riesce mai a trovare il bandolo della matassa per chiudere definitivamente la stagione dolorosa delle bombe, la cosiddetta ‘strategia della tensione’, e consegnarla alla storia.
Ogni volta sembra di ricominciare da capo: piazza Fontana, piazza della Loggia e stazione di Bologna sono soltanto alcune delle tappe di una laica via crucis che non ha mai fine e su cui ogni anno emergono particolari, false piste, rivelazioni vere o false. Se però sbirciamo oltre il muro delle tante assoluzioni, le cose non stanno proprio così. Ormai le testimonianze e le carte ci permettono di ricostruire con precisione quanto è successo in quella fase storica. Se Pasolini, in un suo articolo molto famoso, scriveva “io so, ma non ho le prove”, ora possiamo dire che sappiamo e abbiamo le prove, di molto, se non di tutto, e spesso possiamo pure fare nomi e cognomi di esecutori e mandanti.
‘Sea Paradise‘ (Sellerio) di Eleonora Lombardo
Con Sellerio arriva in libreria ‘Sea Paradise’ di Eleonora Lombardo. Due donne si apprestano a salire sulla Sea Paradise, una nave da crociera capace di regalare un’esperienza unica e travolgente a migliaia di passeggeri. Ogni desiderio, ogni vizio o virtù, può trovare soddisfazione, tutti i sensi saranno esauditi. Pranzi e cene ineguagliabili accompagnati da vini e liquori sopraffini, assistenti personali pronti ad accogliere qualunque richiesta, che sia spirituale o carnale, frivola o ascetica. Tutto luccica, abbaglia, seduce, nelle cabine curatissime, tra i ponti a picco sull’oceano, nei giardini sospesi sull’orizzonte.
Elvira e Amanda hanno settant’anni, sono amiche da decenni, ed è la loro prima avventura sulla Sea Paradise. Come tutti gli altri loro coetanei che si trovano sulla nave, hanno sottoscritto un protocollo rigido e apparentemente perfetto, condizione necessaria per accedere a questa crociera che non ha un prezzo, perché offerta in dono dallo Stato ai cittadini che accettano di intraprendere un viaggio che sarà forse l’ultimo. Prima di andare in pensione Elvira ha avuto un marito, ha lavorato come formatrice, adesso è intorpidita dal passare del tempo. Ha deciso di imbarcarsi per non lasciare da sola Amanda, l’amica imprevedibile e voluttuosa, intensa e volubile, aggrappata a un presente che sembra non avere memoria. Questo è il loro viaggio, staranno sempre assieme, pensa Elvira. Ma non potrà essere così, e forse è un bene.
A bordo della Sea Paradise non circola denaro, non esistono deboli o forti, privilegiati o esclusi, quasi si fosse realizzato un ideale di equità sociale. Ma dietro il sogno dorato e abbagliante c’è il buio: tutti sanno che prima o poi, in questo o nel viaggio successivo, l’oscurità arriverà. Eleonora Lombardo scrive un romanzo in cui far brillare l’invenzione e la fantasia, le sorprese e gli stupori, e lo ordisce con fili robusti – palesi e occulti – di verità. Amicizia e poesia, memoria e libertà, lo stordimento della sazietà e la fame del rischio sono il canto e il contrappunto che sostengono le due donne di questa storia, infinitamente giovani, pronte a cambiare e a trasformarsi per essere sempre diverse, sempre nuove, sempre vive.
‘Pioggia‘ (Einaudi) di Maurizio de Giovanni
Sarà sugli scaffali con Einaudi dal 7 maggio il nuovo romanzo dello scrittore Maurizio de Giovanni ‘Pioggia’ nel quale tornano in scena i Bastardi di Pizzofalcone. “Non smetterà mai di piovere. Continuerà per sempre. Non sarà più possibile uscire all’aperto – si legge nel libro – l’acqua salirà, raggiungerà i piani alti dei palazzi, tutti moriranno e l’umanità si estinguerà insieme agli animali in terra. Sopravvivranno solo i pesci. Non smetterà mai di piovere, e non importa. Sarà meglio, anzi, cosí questa maledetta città si laverà, alla fine”.
Leonida Brancato era stato un penalista imbattibile. Il re del cavillo, lo chiamavano. Quando era andato in pensione, in procura avevano fatto festa. Da anni non si sapeva più nulla di lui, ma ora qualcuno lo ha ucciso e ha infierito sul suo cadavere. Un omicidio che appare privo di movente e che mette di nuovo alla prova i Bastardi. Sotto un diluvio che non concede tregua, circondati da nemici e nonostante dolorosi problemi personali, i formidabili poliziotti del commissariato di Pizzofalcone si districheranno fra segreti, ipocrisie, rancori. Arrivando a scoprire una verità quanto mai inaspettata.
‘Sì alla notte‘ (Guanda) di Emilio Isgrò
Si può affermare che i sonetti di questa ampia raccolta – contenuta nel saggio ‘Sì alla notte’ di Emilio Isgrò pubblicato da Guanda – siano stati composti da Emilio Isgrò prima della nascita della ‘cancellatura’, all’inizio degli anni Sessanta del secolo scorso, che l’hanno reso celebre come artista. Si può affermarlo, anche se non è vero, perché il linguaggio, i temi, la capacità dissimulatrice dei versi rimandano direttamente al lavoro di rinnovamento letterario che l’autore aveva avviato già allora. Così, dopo avere scosso le fondamenta dell’arte italiana, Isgrò compie un intervento radicale sulla poesia, che fa uscire dalla sua autoreferenzialità per aprire la parola a nuovi universi espressivi.
Con Sì alla notte torna alle origini della poesia italiana, recuperando il sonetto nato nella Sicilia di Federico II. Una forma aurea che arriva, attraverso Dante e Petrarca, fino ai nostri giorni e appartiene ormai all’inconscio linguistico degli italiani, come i versi del melodramma. Isgrò dipana un filo che lega l’amor sacro, l’amor profano e l’amore per la vita, e in un gioco di rimandi interni tocca i temi che più ci turbano: la passione, l’anima, Dio, l’arte, il destino del nostro Paese, l’Europa. Lo fa componendo un canzoniere dal linguaggio intenso e luminoso, che non teme la rima e sorprende per musicalità e densità di tono. E ci fa scoprire immagini voluttuose, tenere e inaspettate, frutto di un immaginario ricco di simboli.
‘Mala. Roma criminale‘ (Sem) di Francesca Fagnani
E’ in libreria con Sem ‘Mala. Roma criminale’ di Francesca Fagnani. La pace è finita e ora le gang sono in guerra. Sotto il manto della grande bellezza, nel sottosuolo perso e dannato di Roma scorre un fiume di violenza. Sequestri, pestaggi, torture e omicidi si susseguono. Lo scontro infuria, invisibile agli occhi dei più. È così da quando, il 7 agosto 2019, Fabrizio Piscitelli detto Diabolik, capo degli Irriducibili della Lazio e ai vertici della ‘batteria di Ponte Milvio’, viene freddato da un sicario che gli spara alla testa, mentre se ne sta seduto su una panchina al parco degli Acquedotti.
Ma Diabolik è solo la punta dell’iceberg di quella rete di organizzazioni criminali che governano sul territorio: connection tentacolare che comprende il cartello di Michele ’o Pazzo, la malavita storica e quella emergente, e poi il sodalizio, spietato e potente, degli albanesi, che sono cresciuti all’ombra di Piscitelli e sono diventati i Signori del narcotraffico. Così, la vendetta è l’innesco di un conflitto senza quartiere per il controllo delle piazze di spaccio, dal litorale ostiense a Tor Bella Monaca: un business gigantesco in cui tonnellate di coca muovono milioni.
In queste pagine, voci urlano prima di spegnersi nel buio, armi sparano in pieno giorno, la droga invade le strade, i soldi si prestano a strozzo e i debiti si saldano sempre: a qualunque costo e spesso nel peggiore dei modi. Con il rigore della cronista di razza, Francesca Fagnani esamina le fonti giudiziarie, collega i fatti, ricostruisce antiche alleanze e recenti rivalità che definiscono la geografia criminale della Capitale. ‘Mala’ è un’inchiesta documentatissima, implacabile e travolgente come una serie tv sui narcos sudamericani, che svela chi sono i nuovi padroni di Roma, la città che si diceva non volesse padroni.