21 Settembre 2025
08:25
Le nuove uscite in libreria: dal San Francesco di Barbero a Flaiano
RADIO GOLD – Molte uscite in libreria questa settimana tra il San Francesco di Alessandro Barbero e il Balzac di Fiorentino.
‘Il professore ebreo perseguitato due volte‘ (La Nave di Teseo) di Pierluigi Battista
Sarà in libreria dal 19 settembre con La Nave di Teseo ‘Il professore ebreo perseguitato due volte. Tullio Terni e l’ipocrisia italiana’. Nelle prime ore della mattina del 25 aprile del 1946, a un anno esatto dalla Liberazione, la moglie e i figli dello scienziato Tullio Terni trovarono il suo corpo oramai senza vita, nella sua stanza, avvolto in un plaid scuro. Scienziato di fama, docente universitario, membro dell’Accademia dei Lincei, Terni era stato cacciato dall’Università e messo al bando dalla vita civile a causa delle leggi razziali del ’38. Emarginato, ridotto al silenzio, costretto alle pratiche più umilianti, si era procurato una fiala di cianuro perché non voleva che la sua vita e quella della sua famiglia venisse stroncata per mano dei nazisti. Ma quel cianuro fu usato da Terni dopo aver subito un’altra e inattesa umiliazione: il verdetto di epurazione dall’Accademia dei Lincei pronunciato da un tribunale che lo aveva messo al bando una seconda volta come ‘vile’ e ‘fascista’. Un professore ebreo, cacciato come ebreo durante il fascismo, accusato di complicità con il fascismo da un tribunale antifascista.
Com’è possibile che un professore discriminato dal fascismo sia stato giudicato complice dello stesso regime che lo aveva brutalmente epurato? Un libro che rompe il silenzio che ha cancellato dalla memoria collettiva il nome di Tullio Terni e la vicenda personale di uno scienziato perseguitato due volte: dal razzismo fascista prima e dall’ingiustizia antifascista dopo.
‘Più dell’amore‘ (Rizzoli) di Lidia Ravera
E’ in libreria ‘Più dell’amore’ di Lidia Ravera, nuovo volume della collana Rizzoli nella quale i Dieci Comandamenti vengono riletti dalle scrittrici, da Dacia Maraini a Viola Di Grado. Betta e Tom sono due quarantenni belli, intelligenti, abbastanza colti e mossi da ambizioni artistiche: lui è un film maker, lei una discreta attrice. Ma i tempi sono duri, la selezione brutale, nelle mitizzate professioni creative i cani all’osso sono troppi. A Betta e Tom non entra un ingaggio da tre anni. Betta si accorge, con un certo stupore, che lei e il suo compagno sono poveri. La povertà rischia di travolgere anche la loro figlia adolescente. L’amore, che li aveva resi una coppia invidiabile, non regge l’urto di quella condizione.
Così Tom va a stare da sua madre, e Betta esce una sera da sola, senza un soldo e con una gran voglia di ubriacarsi. Proprio quella sera fa un incontro bizzarro. Un gentiluomo d’altri tempi che vive circondato di opere d’arte in un appartamento sontuoso. Un uomo vecchio che le dà molto e non le chiede niente. È innamorato di Betta? Forse sì, forse no. Quella che si sta certamente innamorando è Betta, non tanto dell’uomo quanto della sua “roba”, di tutta quella bellezza che le toglierebbe di dosso l’odore triste della miseria. Lidia Ravera racconta con maestria un gioco di seduzione mosso dalla brama di possedere le cose, offrendo uno sguardo inedito e conturbante sul decimo comandamento, “Non desiderare la roba d’altri”.
‘Leggere libri non serve‘ (Bompiani) di Enrico Terrinoni
Bompiani manda sugli scaffali ‘Leggere libri non serve’ di Enrico Terrinoni, professore di letteratura inglese all’Università per Stranieri di Perugia attualmente distaccato presso l’Accademia dei Lincei. E se proprio oggi, in questo tempo frenetico, leggere fosse ancora l’avventura più straordinaria che possiamo vivere? Nell’epoca dell’intelligenza artificiale e dei sentimenti compressi in uno schermo, la letteratura custodisce un superpotere raro: continua a spalancare mondi, ad accendere meraviglia, a scavare dove tutto il resto scivola via. E proprio quando il mondo ci invita a stare chini su uno schermo, leggere diventa un gesto ribelle e necessario.
Un atto dolce, ma salvifico. Con il carisma di un incantatore, Enrico Terrinoni ci accompagna in un viaggio attraverso la storia della letteratura, svelandone il fascino attraverso sette parole: sogno, infinito, eresia, coscienza, onda, profezia e silenzio. Sette sortilegi, sette bussole per orientarci in un universo fatto di carta e immaginazione. Da Shakespeare a Svevo, da Virginia Woolf a Giordano Bruno, ogni pagina è una scoperta. E no, non serve essere lettori eruditi: questo viaggio è aperto a tutti. A chi divora pagine e a chi inciampa tra le righe. A chi vuole capire meglio il mondo e a chi insegue un’emozione. Perché leggere non è affatto un passatempo innocuo. È un atto di resistenza e libertà. È diventare altri. È diventare di più. Leggere è, ancora e sempre, un modo per sentirsi più vivi.
‘Io ero il numero 21626‘ (Gallucci) di Maristella Maggi
Con Gallucci è in libreria ‘Io ero il numero 21626. La storia di Venanzio, deportato politico italiano’ di Maristella Maggi. 8 settembre 1943: con la firma dell’Armistizio, l’Italia precipita nel caos. Il diciottenne Venanzio Gibillini fugge dalla caserma in cui si trova per il servizio di leva e dice no all’esercito degli occupanti. Si nasconde per alcuni giorni, ma viene catturato e consegnato ai tedeschi, che lo inviano in Germania (a Flossenbürg e a Kottern, uno dei sottocampi di Dachau) su un treno stipato di prigionieri, italiani come lui.
Venanzio racconta la sua esperienza nel campo, la progressiva perdita di dignità e l’abbrutimento, la fame, le angherie, le violenze, il freddo. Fino alla “marcia della morte” e alla fuga degli aguzzini nell’aprile 1945, che restituisce la libertà ai (pochi) sopravvissuti.
‘Le sette fate di Youssef‘ (Fazi) di Linda Scaffidi
Palermo, anni Novanta. Youssef è un ragazzino incantato dal mondo quando si trasferisce con i suoi nel cortile delle sette fate, a Ballarò. E’ lui il protagonista di ‘Le sette fate di Youssef’, il libro di Linda Scaffidi pubblicato da Fazi. Suo padre Alì, nato in Marocco, è un uomo severo, fedele alle tradizioni e molto legato al paese d’origine dove, prima o poi, vorrebbe tornare con la famiglia. Sua madre Taslima, invece, nata in Italia, desidera per sé e per i suoi figli un futuro nella Palermo a cui ormai sente di appartenere. Per questo, insiste per mandare il figlio al liceo, dove, nonostante la diffidenza e lo scherno dei compagni, Youssef si distingue come studente modello appassionandosi di letteratura.
Youssef, che si fa chiamare Peppe nel desiderio di integrarsi, attraversa l’adolescenza leggendo un libro dopo l’altro, cercando di fare amicizia con i coetanei e innamorandosi di Teresa. Il suo sogno è andare all’università e continuare a studiare senza dover seguire la famiglia in Marocco. L’opportunità sembra presentarsi nella figura rispettabile e generosa del commendatore, un anziano signore che rimane colpito dalla sensibilità del ragazzo e dal suo amore per la poesia e che cercherà di aiutarlo a prendere la decisione più difficile della sua vita.
Ambientato in una Palermo vivace e caotica, Le sette fate di Youssef è un romanzo di formazione intenso e potente sul coraggio silenzioso di chi deve lottare ogni giorno per diventare se stesso, oscillando tra speranza e dolore, richiamo alle proprie radici e quotidianità. È la storia di chi combatte e resiste, non senza strappi, in nome di ciò in cui crede; un racconto emotivamente coinvolgente sulle difficoltà delle seconde generazioni, spesso in bilico tra due mondi, due lingue, due verità, nel desiderio di conciliare tradizione e modernità, identità e cultura.
‘English no stress‘ (Newton Compton Editori) di Monica Perna
Imparare l’inglese è semplice anche per chi parte da zero e ha poco tempo. E’ da questa premessa che prende le mosse il libro ‘English no stress’ di Monica Perna pubblicato da Newton Compton Editori. “Sogni di imparare a parlare inglese, ma hai poco tempo? Ci hai già provato in passato, ma hai mollato perché pensi di non essere portato? La grammatica ti confonde, la pronuncia ti imbarazza e le parole restano sempre sulla punta della lingua? ‘English No Stress’ è stato scritto appositamente per te – si legge nella nota dell’editore che si rivolge direttamente al lettore – e ti aiuterà a superare, una volta per tutte, la paura dell’inglese. Con la guida di Monica Perna, Life Coach e autrice del bestseller ‘I Speak Globish’, scoprirai finalmente come: liberarti dalla paura di non capire e non essere capito quando parli inglese; superare l’ansia da grammatica e l’imbarazzo della pronuncia; ritrovare fiducia nella tua memoria e in te stesso”.
“Tutto questo sarà possibile, a qualsiasi età, attraverso il Globish, l’inglese semplice che tutto il mondo parla, ma che la scuola non ti insegna. All’interno di ‘English No Stress’ troverai esercizi pratici di ascolto, parlato, lettura, scrittura e memoria pensati per aiutarti a vincere lo stress e ad apprendere in modo semplice, divertente e coinvolgente. Oltre 30.000 italiani ce l’hanno già fatta grazie a Monica Perna e il suo Metodo Auge: ora tocca a te”.
‘Balzac‘ (Laterza) di Francesco Fiorentino
Al funerale di Balzac, il ministro degli Interni, Jules Baroche, presente a titolo personale, chiese a Victor Hugo se Balzac fosse davvero un uomo notevole. In maniera perentoria Hugo corresse: ‘No, è un genio’. Un genio che viene descritto in ‘Balzac’, la biografia firmata da uno dei suoi maggiori studiosi, Francesco Fiorentino. “Il nome di Balzac si mescolerà alla traccia luminosa che la nostra epoca lascerà nell’avvenire”, recitava il discorso pronunciato da Victor Hugo in occasione della sua morte. “Tutti i suoi libri formano un solo libro, un libro vivo, luminoso, profondo, dove si vede andare e venire, camminare e muoversi, con un non so che di sorprendente e di terribile mescolato al reale, la nostra intera civiltà contemporanea”.
Balzac, il romanziere capace di costruire un universo intero, popolato da centinaia di personaggi, ha cambiato la storia del romanzo e, ancora oggi, resta uno dei classici più letti al mondo. Intorno a lui si è costruito un mito, alimentato da scrittori e critici diversissimi tra loro. Idolatrato da Baudelaire e la bohème ottocentesca, è stato considerato il campione del realismo e al contempo un visionario.
Questa biografia, scritta da chi studia Balzac da cinquant’anni, racconta la sua vita da romanzo con scrupolo filologico, scavando nella sua intimità e collocandola nel suo tempo, quello della prima, fondamentale modernità sociale e letteraria. Honoré ha infatti molti tratti degli eroi dei suoi romanzi. Come il padre aveva cambiato il nome plebeo di Balssa in quello aristocratico di Balzac, durante tutta la sua esistenza aspirerà a ottenere che duchi e duchesse lo riconoscano come uno di loro. Con grande scandalo di Flaubert e di Proust, che pure lo amarono e lo considerarono un modello, non cercò l’arte in sé stessa ma – attraverso l’arte – la gloria, il lusso, il successo. Per questo fine impegnò tutta la vita, lavorando alacremente sedici ore al giorno. Andò incontro a rovesci e fallimenti, si trovò a lottare da solo con un sistema letterario ostile: tutte difficoltà che avrebbero scoraggiato chiunque, ma non uomini della sua taglia.
‘Chiuso per noia‘ (Adelphi) di Ennio Flaiano
Tornano in libreria le critiche cinematografiche di Ennio Flaiano. Adelphi manda in libreria, infatti, ‘Chiuso per noia’. “Per anni ha scritto delle critiche sui giornali, senza cavarne altro che inimicizie ed errori tipografici”, ha detto di sé Flaiano nel 1946. In realtà, dopo aver imparato il mestiere sul campo – tanto che, ricorda, circolava la frase “Questi giovani si fanno una cultura sui propri articoli” –, è stato, a partire dal 1939, un recensore cinematografico acuto e beffardo, pacato e intransigente, raffinatissimo dietro lo schermo della nonchalance, sempre ostile alle falsità e alle insulsaggini: a tutti quei film, insomma, che “presuppongono, di regola, un pubblico eccessivamente tardo di comprendonio” o che “rendono confortevole l’esistenza, allo stesso titolo dei treni rapidi, delle automobili, dei termosifoni”.
A suscitare l’entusiasmo di chi, come lui, conosceva intimamente il lavoro di soggettista e sceneggiatore (basti pensare alla prodigiosa e tormentata collaborazione con Fellini), e andava al cinema per sgranchirsi “l’immaginazione e la visione morale del mondo”, erano piuttosto film come Verso la vita di Renoir, Ombre rosse di Ford o Monsieur Verdoux di Chaplin, “in cui tutto porta il marchio così semplice e raro del genio”. Non solo: in un paese dove è lecito essere anticonformisti solo “nel modo giusto, approvato”, Flaiano ha saputo esserlo sino in fondo, come dimostra l’irresistibile giudizio riservato a Orson Welles: “i suoi personaggi appartengono a quella categoria che mangia il pollo con le mani non per maleducazione, ma per eccesso di carattere, per prepotenza di immaginazione e di volontà!”.
‘Perché ero ragazzo‘ (Sellerio) di Alaa Faraj
Sarà in libreria dal 16 settembre ‘Perché ero ragazzo’ di Alaa Faraj. Nell’agosto del 2015 la Libia è un paese devastato dalla guerra civile, l’Italia dista cinquecento chilometri, circa un’ora di volo, Alaa ha appena vent’anni. È uno studente di ingegneria, una promessa del calcio libico, alle spalle una famiglia pronta a sostenerlo nel suo sogno: raggiungere l’Italia, la porta dell’Europa, forse un nuovo inizio, la speranza concreta di un futuro felice. Ottenere un visto, però, è impossibile, i canali umanitari non esistono, l’unica strada è salire a bordo di un barcone insieme a tre amici, anche loro calciatori. Durante quella disperata traversata 49 persone muoiono soffocate dentro la stiva. I giornali parlano di ‘strage di ferragosto’. Accusato di essere uno degli scafisti, Alaa Faraj continua ad affermare da dieci anni la sua innocenza. Ha accettato il ruolo del detenuto, non accetterà mai quello del criminale.
Ha scritto questo libro in prigione, in un italiano appreso dentro le celle, in una lingua naturalmente delicata, a volte ironica, colma di dignità e stupore. Lo ha scritto a mano, a stampatello, nei fogli ri-mediati in prigione e poi inviati – lettera dopo lettera – ad Alessandra Sciurba, docente di filosofia del diritto, conosciuta in carcere durante un laboratorio e diventata la voce e il volto della battaglia di Alaa per la giustizia e la verità. Perché ero ragazzo è il racconto di un viaggio fatto di speranze e pericoli, l’indecenza delle morti per mare, l’arresto, la condanna, i primi dieci anni di carcere.
Alaa Faraj ripercorre la sua storia con uno sguardo prima sbigottito, poi sempre più consapevole, mantenendo una paradossale fiducia nello Stato: le indagini forse frettolose, sulla base di poche testimonianze di persone sotto shock, la vita dietro le sbarre, la voglia di studiare, la felicità di certi incontri, la necessità di resistere, la paura e la frustrazione sempre in agguato. La lotta di Faraj per la libertà è diventata la lotta di scrittori e artisti, attivisti come don Ciotti, giornalisti d’inchiesta, programmi televisivi, un’attenzione che non accenna a scemare. Sono più di tremila le persone arrestate ne gli ultimi dieci anni in Italia come “scafisti” – nelle parole dei giudici “l’ultima ruota di un mostruoso ingranaggio del traffico di vite umane” – ma è noto che i trafficanti, quelli veri, rimangono a casa senza rischiare, spesso agendo in continuità con le autorità del loro paese, e non solo. Alaa Faraj è nato a Bengasi nel 1995. Ad agosto del 2025 ha trascorso il suo decimo anno di reclusione in carcere. La fine della pena è prevista per il 2045.
‘Amore e libertà‘ (Feltrinelli) di Pietro Del Soldà
Il desiderio, quando è autentico, ci spinge verso ciò che ci manca, ma non per possederlo. Verso ciò che ci affascina, ma non per dominarlo. È forse questa la sfida più grande per l’amore oggi: rinunciare all’idea del controllo, del possesso, della fusione tra gli amanti. Ma anche vincere la paura di lasciarsi andare e l’illusione d’essere felici senza vivere passioni travolgenti. In un tempo in cui le relazioni si rivelano fragili e domina il culto dell’’io’, Pietro Del Soldà prova a rispondere in ‘Amore e libertà’ (Feltrinelli) a una domanda antica e urgentissima: che cosa significa davvero amare?
Il volume è un viaggio tra filosofia, letteratura e storie di vita sulle tracce del ‘divino Eros’. Le parole di Diotima e Socrate, Plotino, Lucrezio, bell hooks, Merleau-Ponty, Eshkol Nevo sono messe a confronto con i punti critici della nostra vita sentimentale: il maschilismo, il terrore della dipendenza, il narcisismo, il conformismo, la reificazione del corpo e della bellezza, l’ossessione per l’identità. Per scoprire che l’amore non è un rifugio ma uno spazio fragile e dinamico che ci apre al mondo.
Con una scrittura limpida e coinvolgente, spiega l’editore, Pietro Del Soldà – filosofo e voce tra le più riconoscibili del panorama culturale italiano – propone un’originale filosofia del desiderio, in grado di parlarci senza mai cadere nella semplificazione. Amore e libertà è un libro che mette in crisi le nostre certezze, ci spinge a pensare oltre gli stereotipi e offre una visione lucida e vitale della passione che dà senso alla vita.
‘San Francesco‘ (Laterza) di Alessandro Barbero
Nel 2026 saranno 800 anni dalla morte di san Francesco, uno dei più popolari fra i santi della Chiesa cattolica. Tutti crediamo di conoscerlo, ma niente è mai come ci immaginiamo. Le più antiche biografie di Francesco furono scritte da frati che l’avevano conosciuto da vicino. Perciò potremmo credere, ingenuamente, che le informazioni di cui disponiamo su di lui siano non solo molto numerose ma sicure. Non è così. I testimoni si contraddicono continuamente: chi li ascoltava non amava ricordare che Francesco era stato un uomo pieno di durezze e di contraddizioni, che aveva sperimentato la delusione e la sconfitta. Volevano ricordare un santo perfetto in tutto, privo di dubbi e di amarezze e, in definitiva, simile a Cristo. Era tale il contrasto tra le versioni di san Francesco proposte dai suoi biografi che, quarant’anni dopo la sua morte, l’Ordine prese una decisione senza precedenti: far distruggere tutte le biografie esistenti e sostituirle con una nuova e definitiva, la Legenda maior scritta dal generale dell’Ordine, Bonaventura. I codici contenenti le vite del santo scritte da chi lo aveva conosciuto vennero cercati nelle biblioteche e fatti sparire. Solo dopo secoli hanno cominciato a riemergere dall’oblio grazie a fortunati ritrovamenti, rivelandoci un Francesco molto diverso. Non il santo sempre lieto che parlava agli uccellini, raffigurato negli affreschi di Giotto ad Assisi, il santo che ammansiva i lupi, precursore dell’ecologismo moderno, che discuteva amichevolmente con i musulmani, precursore del pacifismo e dell’ecumenismo. Non è questo il Francesco che i suoi discepoli ci hanno raccontato. Il Francesco che emerge dai loro ricordi è un uomo tormentato, duro, capace di gesti dolcissimi e di asprezze inaspettate. Ma soprattutto non raccontano un solo Francesco perché ognuno lo ricordava a suo modo. E dunque? Chi è stato davvero quest’uomo straordinario?