18 Dicembre 2017
05:00
L’inverno di chi vive “solo di carità e di Caritas”
ALESSANDRIA – Qualcuno, più fortunato, durante il giorno può contare sull’ospitalità di un amico. Per altri le camere degli ostelli della Caritas rappresentano l’unico riparo dalla morsa del freddo. Ormai da diverse settimane il gelo dell’inverno ci fa stringere nei cappotti. Nelle strutture di Alessandria che offrono un riparo per la notte a chi non ha una casa i letti non sono ancora tutti pieni. Il picco dell’emergenza freddo è atteso per la fine del mese. A ridosso del Natale verranno di certo occupati anche i tre posti ancora liberi nella struttura femminile in Spalto Marengo 37.
Da 10 anni Valeria accoglie le donne in cerca di un riparo per la notte. Fino al 2013 apriva le porte di un piccolo appartamento della Caritas in via Verona. Lì, ha ricordato, c’era spazio solo per sette persone e durante l’emergenza freddo si dovevano sistemare dei materassi per terra. Da quattro anni Valeria e la collega Anna si sono spostate nel nuovo e più grande ostello femminile in via Marengo dove i posti a disposizione sono 18. Nelle camere doppie, tutte dotate di bagno e due attrezzate con lettini per i bambini, in queste notti di metà dicembre dormono al caldo badanti che hanno perso il lavoro, una mamma in difficoltà con sua figlia di due e mezzo e donne che avrebbero solo il gelo dell’asfalto come alternativa ai letti dell’ostello.
Alcune delle ospiti sono delle “decane” come ci hanno raccontato. Valentina dal 2008 bussa alla porta dell’ostello femminile della Caritas. Due anni fa era riuscita a trovare un lavoro. Si era trasferita in Sicilia ma poi “è andata male”. Un mese fa Valentina è così tornata ad Alessandria e al letto nell’ostello femminile “che ormai è come una casa“. In città, ha raccontato, ha alcuni amici che la ospitano durante il giorno e quindi per lei l’inverno è “meno difficile”. Non è così per Luisa. Quattro anni fa si era trasferita ad Alessandria per prendersi cura di un amico che le aveva offerto vitto e alloggio. Poi si è “ritrovata in mezzo a una strada” e da allora non è più riuscita a trovare lavoro.
Luisa non ha amici che possano ospitarla durante il giorno e per lei è “davvero dura” arrivare fino all’ora di cena. “Passo la giornata aspettando le sette per poter entrare finalmente in ostello e stare al caldo”. Dopo la colazione servita al mattino da Valeria e dalla sua collega, anche Luisa, come tutte le altre ospiti, deve lasciare l’ostello. Alle 9 del mattino inizia così la lunga giornata al freddo. “In città non ci sono centri ricreativi e quindi devo girare per Alessandria o stare in stazione”. Quando arrivano le 19 Luisa sa, però, di poter bussare alla porta dell’ostello femminile. La struttura in Spalto Marengo rappresenta molto di più di un letto caldo dove trascorrere la notte. Grazie alcune panetterie della città le ospiti prima di andare a dormire possono mangiare un pezzo di focaccia. Appena arriva la busta con l’invenduto delle panetterie Valeria e la sua collega sistemano la focaccia in cucina e preparano per le ospiti una tazza di thè o di camomilla calda. Per Luisa è importante anche fare una doccia per lavare via il gelo della giornata dalle ossa e usufruire della lavanderia a disposizione di tutte le ospiti dell’ostello. Luisa tiene alla cura personale perché quando cammina per strada vuole “sembrare una persona qualunque”. “Cerco di vestirmi bene perché non voglio che le persone mi guardino e pensino: “questa è la barbona della stazione”. Lo so che lo sanno ma finché non te lo dicono in faccia riesci a vivere. A volte mi chiedo cosa ho fatto di male per avere questa vita, ma per fortuna ci sono l’ostello e la mensa della Caritas. A 51 anni sono tagliata fuori dal mondo del lavoro e oggi io vivo solo grazie alla carità e alla Caritas”.