Autore Redazione
lunedì
9 Aprile 2018
05:00
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Preiscrizioni superiori: oltre metà degli studenti sceglie i licei

Anche in provincia di Alessandria i licei si confermano le scuole più “gettonate” tra i ragazzi all’ultimo anno delle medie
Preiscrizioni superiori: oltre metà degli studenti sceglie i licei

ALESSANDRIA – Anche in provincia di Alessandria i licei si confermano le scuole più “gettonate” tra i ragazzi all’ultimo anno delle medie. Tra le 3571 preiscrizioni raccolte nelle passate settimane dall’Ufficio Scolastico provinciale, 1992 (il 56%) hanno segnato la preferenza per un liceo, che sia classico, scientifico o linguistico.

Crescono, ma sono ancora costretti a rincorrere, gli istituti tecnici dell’Alessandrino, scelti da 1378 ragazzi (39%). Più staccate, e sostanzialmente stabili, le preiscrizioni agli istituti professionali (in tutto 201, pari al 6%). 

 

In generale, ha commentato il Dirigente dell’Ufficio Scolastico provinciale Franco Calcagno, il numero di iscrizioni rimane stabile ma questa costanza rischia di non durare nel tempo. Nella scuola primaria, infatti, si è registrata “una forte flessione” di iscritti dovuta al calo demografico e questa onda prima o poi si abbatterà anche sul numero di iscrizioni alle superiori. Per quanto riguarda l’orientamento dei ragazzi all’ultimo anno delle medie si è confermata la corsa” ai licei, forse ancora “retaggio del principio di ascensore sociale” che un tempo avevano queste tipologie di scuole. I licei, negli anni, sono stati però anche in grado di ampliare la loro offerta e sono proprio gli indirizzi con proposte formative diversificate ad attrarre maggiormente i ragazzi. A ben guardare, ha precisato il Provveditore, oggi non c’è più “la corsa” al Classico o allo Scientifico “vecchio stile”. Dura a morire, però, è anche l’idea che solo un liceo riesca a garantire una preparazione adeguata per l’Università. Gli istituti tecnici sono altrettanto validi, in particolare per alcuni corsi universitari e, soprattutto, ha aggiunto Calcagno, formano ragazzi già sufficientemente preparati per il mondo del lavoro, che già ora “ha fame” delle specializzazioni che si acquisiscono in questi istituti o nei professionali.

La scuola superiore, secondo il Provveditore, non dovrebbe essere scelta sulla base di un’idea di percorso di vita che, come minimo, si realizzerà dopo cinque anni, più gli eventuali anni dell’Università. Poco utile a una scelta consapevole è anche “il voto in una determinata materia. “Non dobbiamo dire ‘sei bravo in matematica quindi vai al liceo scientifico’ perché non è l’attitudine ad affrontare una certa materia a dover spingere verso la scelta della scuola superiore. Il voto non comporta automaticamente una predisposizione. Mi dice solo che in quella classe e con quell’insegnante funzionavo bene. Di fronte a realtà diverse, più impegnative o selettive, un 9 in matematica può scendere tranquillamente a 7, se non a meno. Il voto è importante ma non deve essere decisivo per la scelta di un liceo o di un’altra scuola”. Per il Dirigente dell’Ufficio Scolastico provinciale, l’orientamento “efficace” è quindi quello che poggia sul principio del “conosci te stesso. “Gli insegnanti e le famiglie devono aiutare i ragazzi a capire chi sono e che tipo di impegno vogliono affrontare. Il processo di orientamento dovrebbe iniziare già alla fine della scuola primaria per aiutare i bambini a comprendere quale è la propria propensione allo studio. Chi sente di avere un’intelligenza pratica farebbe bene a scegliere un tecnico o un professionale. Una intelligenza più astratta potrebbe invece rispondere di più al tipo di studio richiesto in un liceo.  Noi siamo ancora una scuola di conoscenze e non ancora di competenze. Ci stiamo orientando verso questo obiettivo ma siamo ancora lontani dal traguardo. I ragazzi, invece, dovrebbero essere messi nella condizione di valutare quale tipo di competenze permette di sviluppare una determinata scuola e poi scegliere. Bisognerebbe stimolare questo tipo di ragionamento attivo, anche se non è facile. Lo sviluppo delle competenze, però, è il futuro perché le competenze sono tutto quello che rimane dopo che si dimentica quello che si è imparato a scuola“.

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