Autore Redazione
lunedì
2 Dicembre 2013
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Cronaca

Scuola precaria 3: i tagli

Scuola precaria 3: i tagli

Terza puntata nel nostro viaggio sul mondo precario della scuola. Oggi il tema è quello dei ‘tagli’:

Nel corso dell’ultimo decennio, più volte il legislatore si è occupato di Scuola. In uno strano equilibrio che ha cercato di bilanciare la necessità di allineare il Paese agli standard educativi europei e quello di controllare e ridurre la spesa pubblica, sono stati delineati nuovi curricula scolastici, nuovi profili educativi, nuovi ordinamenti didattici. In questo quadro di progressivi cambiamenti, frutto di politiche centrali imposte verticalmente senza confrontarsi con la realtà quotidiana dei territori, si è andato a definire sempre più chiaramente, a dispetto della dominante retorica politica, l’orizzonte precario della Scuola. In particolare, il principale contributo in questo senso è stato dato dalla L. 133/2008, la cosiddetta riforma Gelimini-Tremonti. La storia di Giulia racconta nel vivo l’impatto di questa legge e dei tagli di personale che questa impostazione comportava.

Giulia:

Mi chiamo Giulia. Sono un’insegnante di scuola primaria diplomata all’inizio degli anni ’90 con il vecchio Istituto Magistrale.

Se mi guardo alle spalle penso di aver fatto tutta la gavetta: ho iniziato a lavorare con le supplenze brevi (malattie) il 19-12-1997, nell’anno 1997/98 feci solo 39 giorni misti tra scuola elementare e materna, ma ero giovane e piena di entusiasmo, aspettavo con trepidazione ogni mattina lo squillo del telefono per partire verso una nuova scuola e verso nuovi sorrisi.

Il tempo è passato, ci sono state anche delle pause, le nascite dei miei figli ad esempio, ma le esperienze sono state molteplici, tante scuole, tanti bambini, tante realtà su e giù per la provincia, ho persino inaugurato una scuola dell’infanzia in un paesino e insegnato agli adulti e nelle scuole carcerarie.

Nel 2007 ho preso la tanto agognata abilitazione e lì ormai sembrava fatta, il passo decisivo per entrare in ruolo, per avere dei bambini e dei colleghi da lasciare a giugno e da ritrovare a settembre, per avere un armadio dove portare tutte le cianfrusaglie che le maestre costantemente riciclano perché possono sempre servire per un lavoretto o per  un cartellone… e invece la Riforma e il blocco delle assunzioni hanno fermato lo scorrere delle graduatorie.

Lavoro con incarichi del Provveditore (fino al 30 giugno) da ormai 7 anni, ma nessuna continuità, ci sono stati anni dove ho avuto incarichi bellissimi e produttivi e anni in cui sono stata una maestra “spezzatino”, una tappabuchi a destra e a manca (l’anno scorso avevo 6 classi in 3 scuole in tre comuni diversi con discipline disparate). Comunque non sono mai stata con le mani in mano e l’anno scorso ho fatto il famoso “Concorsone” superando tutte le prove.

L’entusiasmo che avevo nel ’97 oggi lo provo solo con gli allievi, quando mi accorgo di aver trovato il canale giusto per la comunicazione, per il resto trovo molto frustrante a 40 anni dover ricominciare sempre da capo ad ogni anno scolastico e ancor più frustrante non poter chiedere un prestito per comprare casa o anche solo per l’auto perché è necessario un contratto a tempo indeterminato.

Una stagione di tagli

La legge 133/2008 ha ridefinito profondamente l’articolazione della Scuola pubblica, incidendo sostanzialmente attraverso un’estesa politica di tagli del personale e del servizio a fronte di un aumento del numero degli alunni per classe, di cui l’allegato a cura di FLC-CGIL offre un approfondimento.

L’impatto della riforma si è concretizzato nella riduzione a livello nazionale di 28 mila cattedre nella scuola primaria, 30 mila in quella superiore e  42.700 posti di lavoro per il personale Ata (bidelli, tecnici di laboratorio e personale di segreteria). Nella provincia di Alessandria, a seguito della riforma si sono persi 630 posti di lavoro nel triennio 2009\2012.  

La storia di Giulia si colloca in quest’ambito evidenziando un’ulteriore criticità. Se da un lato la Riforma ha portato ad un aumento complessivo del precariato scolastico ingrossandone le file con il personale di ruolo in esubero, dall’altro essa si veniva a ridurre il numero complessivo di posti di lavoro disponibili, rendendo così ancor più arduo il collocamento.

A cinque anni quindi dalla promulgazione della Riforma Gelmini, la Scuola è diventata sempre più una realtà di lavoro precario, facendo dell’esperienza di Giulia, della fragilità economica, vieppiù una tragica normalità.

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