Autore Redazione
venerdì
10 Maggio 2019
10:07
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Cronaca - Alessandria

San Benedetto al Porto contro ipotesi chiusura rivenditori Canapa proposta da Salvini

Al vaglio dell'associazione l'ipotesi di denunciare per diffamazione
San Benedetto al Porto contro ipotesi chiusura rivenditori Canapa proposta da Salvini

ALESSANDRIA – La Comunità di San Benedetto al Porto di Alessandria è contro la chiusura dei rivenditori di canapa, ipotesi proposta dal Ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Il leader della Lega sostiene che “uno su due” siano centri di spaccio, affermazione ritenuta pesante e priva di indicatori che possano avvallare quella tesi. Per questo l’associazione alessandrina, da poco organizzatrice del primo festival della Canapa, sta valutando una denuncia per diffamazione.

Stiamo valutando una denuncia per diffamazionespiega Fabio Scaltritti, della Comunità – in quanto se queste sono state le sue affermazioni, non esiste ad oggi nessun indicatore o precedente a supporto di tale tesi. Si vuole demonizzare un settore che all’estero sta avendo una crescita economica e culturale sorprendente? Si intende criminalizzare giovani e piccoli contadini che hanno ritrovato nel recupero dei terreni e nella cultura florovivaistica della canapa Industriale un possibile impiego “a misura d’uomo”?”

“Anche l’ultima sentenza della 6° sezione della Cassazione – continua Scaltrittiribadisce in maniera inequivocabile la liceità della vendita a fronte di un prodotto che, (bene ha fatto la Ministra Grillo a ricordarglielo) non contiene sostanza “drogante” o ha una percentuale di principio attivo non rilevante (al di sotto lo 0,6% di THC) dal punto di vista della Legislazione sugli stupefacenti. La Comunità San Benedetto è una Associazione di Promozione Sociale accreditata al SSN e lo scorso week end abbiamo realizzato ad Alessandria il Primo Festival cittadino sulla CANAPA legale. La canapa legale è quella che prende il nome di Canapa industriale (i nostri nonni la chiamavano Canapone) e la nostra Comunità ha avviato da 4 anni, con il sostegno e il contributo di una piccola Fondazione locale, Fondazione Social, un progetto di filiera artigianale e biologica della Canapa e delle infiorescenze presso i terreni una volta sedi di Comunità Terapeutiche. In questi anni abbiamo imparato che oltre a recuperare le persone dalle dipendenze e dai comportamenti criminogeni è possibile attraverso la coltivazione della canapa recuperare cultura, territori, occupabilità, saperi. E investire sull’occupazione giovanile. Con la nostra piccola Cooperativa Sociale produciamo e vendiamo canapa legale e promuoviamo cultura del benessere, della responsabilità, della salute individuale e pubblica, impiegando al lavoro persone svantaggiate o vulnerabili: siamo Educatori, Psicologi, Assistenti sociali, Sociologi. I nostri clienti hanno una età media di 40 anni, sono generalmente persone informate e molti di loro sperano con il CBD (Cannabidiolo, un cannabinoide che NON ha effetti stupefacenti ed è legale) di alleviare ansie e dolori che non trovano risposte adeguate nella farmacopea”.

La campagna contro la Canapa, spiega ancora Scaltritti, rientra in un’ottica di “proibizionismo da superare” ritenuta controproducente perché, come emerso “durante l’Osservatorio Europeo sulle Droghe di Lisbona”, “i paesi UE con il più alto tasso percentuale di consumatori giovanissimi sono quelli in Europa con le legislazioni più proibizioniste (Francia prima e Italia seconda, con Regno Unito in crescita) mentre i Paesi con le percentuali di consumo più basse sono quelli con regolamentazioni e piena depenalizzazione da decenni (Olanda e Portogallo i primi due). Dati che coincidono con quelli sulle conseguenze della legalizzazione della Cannabis negli Stati degli USA che hanno avviato una regolamentazione completa dell’uso (medico e ricreativo): nel periodo successivo cala vistosamente spaccio e criminalità (reati) e diminuisce il numero dei consumatori. Gli unici dati che indicano invece forti aumenti sono quelli dell’occupazione giovanile e dei fatturati delle imprese”.

“Vogliamo pensare – conclude Scaltritti – che questa non sia una ripicca nei confronti degli alleati di Governo (che giustamente hanno depositato l’ennesima proposta di Legge sensata sulla Legalizzazione) ma una svista madornale e un errore di comunicazione. In caso contrario a farne le spese saranno i posti di lavoro, le attività agricole e commerciali che in questi ultimi due anni si sono costituite arricchendo il già variegato mondo di gastronomi, Impresari Edili, Artigiani del manufatto, Gelatai e pasticceri, Stilisti di moda e creativi, naturopati ed erboristi. E la salute pubblica di tutta la popolazione, a partire dai consumatori che già oggi occupano una buona metà dei posti offerti dal nostro sistema penitenziario in crisi da anni. Se il Ministero degli Interni vuole davvero far qualcosa di utile per il Paese porti in Parlamento le proposte di Legge depositate che propongono Regolamentazione e possibilità di autoproduzione per uso personale: questo dà si un bel colpo alle varie Mafie e alle organizzazioni criminali, altrimenti si faccia da parte e faccia lavorare i tecnici e gli esperti, in Italia ne abbiamo con gran capacità e competenze”.

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