Autore Redazione
mercoledì
1 Aprile 2020
04:39
Condividi
Cronaca - Alessandria

Cambiamenti climatici, opportunismo e ricerca di cibo: perché i gabbiani sono in città

Cambiamenti climatici, opportunismo e ricerca di cibo: perché i gabbiani sono in città

ALESSANDRIA – I gabbiani. Animali fieri e dall’aspetto che mette in parte soggezione. Soprattutto se si tratta del gabbiano reale, il più grande della sua famiglia. Di solito siamo abituati a vederli al mare, mentre volano a pelo d’acqua prima di atterrare sulle sue increspature. Un po’ per riposarsi, un po’ per cercare cibo. Da diverso tempo, tuttavia, questi uccelli si sono spostati dal mare verso le città. Un fenomeno in aumento e sempre più sotto gli occhi di tutti. “Si tratta di una tendenza degli ultimi decenni e che sta riguardando soprattutto i grandi gabbiani“, ci spiega Marco Dinetti della Lipu.

Va premesso che il gabbiano di per sé risulta essere una specie opportunista. Sarebbe questo uno dei principali motivi che li ha portati ad abbandonare le coste, loro habitat naturale, per spostarsi verso i centri urbani più interni. “Sanno che l’uomo è una fonte di cibo quasi assicurata. L’hanno imparato nei secoli. Basti pensare ai pescatori attorniati spesso da diverse specie anche al largo. Una rete issata equivale a un banchetto“. Una questione di sopravvivenza insomma con i gabbiani che si aggirano tra le brache nella speranza di potersi nutrire con gli scarti della pesca.

E proprio la ricerca di cibo è un’altra causa di questa ‘migrazione’. “Seguendo la loro logica opportunista i gabbiani hanno imparato che anche negli insediamenti umani si trova cibo in abbondanza. Le città diventano così una sorta di tavola imbandita che possono sfruttare a seconda delle loro esigenze“, aggiunge Dinetti. Cassonetti dei rifiuti e discariche diventano così luoghi prediletti da questi volatili onnivori “che hanno una dieta molto varia. Passano indistintamente dagli scarti alimentari degli uomini sino alle carcasse di altri animali. Sono anche uccelli predatori che si nutrono di pesci e altri piccoli uccelli“, tra cui i piccioni nelle città. Ma come mai il cibo in natura dei gabbiani scarseggia? Secondo Marco Dinetti “studi recenti hanno dimostrato che l’innalzamento delle temperature climatiche hanno portato a spostarsi in profondità maggiori determinati tipi di pesce di cui si nutrivano questi volatili. Non essendo predisposti come i cormorani a nuotare sott’acqua questo gli sta rendendo la vita difficile“.

Lo spostamento verso zone di caccia più agevoli li ha portati così nell’entroterra e verso le zone maggiormente urbanizzate. Trovarli anche a distanze notevoli dalle coste non è quindi una cosa così strana dato che “il gabbiano reale è abituato a volare anche per 50 chilometri al giorno“. Eccoli allora stanziarsi nei pressi delle discariche “ma sanno sfruttare anche un campo appena arato che brulica di conseguenza di insetti oltre agli immancabili cassonetti della spazzatura“. Proprio nella campagna piemontese trovano anche le loro prede, tra cui specie autoctone. “Ma da qui a dire che possono mettere in pericolo la fauna locale ce ne passa. Attualmente non ci sono studi o dati di cali demografici di piccoli uccelli o roditori nelle zone dove è stata segnalata una densa popolazione di gabbiani reali“.

E se nei documentari li abbiamo visti nidificare su scogliere a picco sul mare o in altre zone non troppo distanti dalle spiagge, in città è tutta un’altra storia. “Per assurdo questa specie ha trovato nei nostri centri urbani un habitat perfetto dove vivere“. Al di là del cibo, infatti, “trovano tetti e balconi luoghi ideali dove costruire il loro nido e deporre le uova“. Il tutto provocando anche diversi disagi nella popolazione: “Questo perché il gabbiano è un animale estremamente territoriale. Se decide di nidificare sul nostro terrazzo difficilmente riusciremo a schiodarlo da lì. Anzi, ne nascerebbe una lotta dove questo volatile avrebbe la meglio“. In queste circostanze è sempre meglio chiamare la Tutela Animali dei vari Comuni piuttosto che la Lipu, “insomma un team di esperti che possa aiutare a portar via il nido senza ferire il gabbiano o peggio ancora distruggendo la sua prole“.

Photo by Darya Tryfanava on Unsplash

Condividi