Autore Redazione
venerdì
3 Aprile 2020
08:16
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Cronaca - Piemonte

Quanti tamponi sono stati fatti in Piemonte e perché è solo la sesta regione per numero di test eseguiti

Quanti tamponi sono stati fatti in Piemonte e perché è solo la sesta regione per numero di test eseguiti

PIEMONTE – Il bollettino sul coronavirus delle ore 18 è ormai tristemente diventato un appuntamento fisso per gli italiani. Una mezzora – poco più, poco meno – in cui il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, tratteggia la situazione dell’epidemia lungo lo Stivale. A ieri, quando è stato diramato il bollettino relativo al 2 aprile, i casi totali in Italia superavano oltre i 115 mila, per quasi 14 mila decessi e 18 mila guariti.

Nella lotta al Covid-19, fondamentale risulta l’utilizzo dei tamponi. L’unica arma per capire se un soggetto, oltre a presentare i sintomi, è anche a tutti gli effetti positivo al virus e quindi contagiato. E proprio sui test si è fatto un lungo parlare. Il modello Wuhan, ovvero il controllo a tappeto sulla popolazione, non ovunque è stato ritenuto necessario o fatto. In Italia a oggi sono stati fatti, alle 18 di giovedì 2 aprile, 581.232 tamponi. Di questi, 115.242 sono risultati essere positivi.

Andando ad analizzare, creando così una classifica delle regioni che hanno eseguito più test, vediamo che Lombardia e Veneto sono quelle più attive su questo fronte con rispettivamente 128.286 e 120.320 tamponi eseguiti. Praticamente quasi la metà del totale italiano. A seguire si trova l’Emilia Romagna (60.507), il Lazio (41.575), la Toscana (40.724) e infine il Piemonte (32.100). La nostra regione risulta, nonostante sia tra le più colpite, solamente sesta in questa classifica e con un distacco di quasi 10 mila unità dalla Toscana e quasi 100 mila dalla Lombardia, regione che ha analizzato sin qui più test in assoluto.

Nonostante un’incidenza così bassa di tamponi eseguiti, purtroppo, il Piemonte è anche la terza regione con più decessi e persone risultate positive. Partiamo da chi purtroppo si è dovuto arrendere al Covid-19. La Lombardia resta l’area più colpita con 7.960 decessi da quando è scoppiata l’epidemia. Segue l’Emilia Romagna con 1.811 e infine proprio il Piemonte con 983. Stessa valutazione per i casi positivi. Sono 46.065 in Lombardia, 15.333 in Emilia Romagna, 10.353 in Piemonte con il Veneto che tallona a 10.111. Sulle positività bisogna aprire una breve parentesi per la nostra regione: con 32.100 tamponi eseguiti e 10.353 contagi vuol dire che un terzo dei test sono risultati positivi. Una delle più alte incidenze riscontrate. Proprio come in Lombardia.

La domanda ora sorge spontanea: perché questo profondo solco nei test eseguiti tra Piemonte e le regioni più colpite? Andiamo con ordine. In Lombardia e Veneto le indagini sulla popolazione sono iniziate molto prima. Questo perché i due territori sono diventati, loro malgrado, epicentri dei contagi in Italia. In Lombardia e Veneto ci sono state le prime zone rosse, le prime chiusure e i primi decessi accertati di pazienti positivi al Covid-19. Stessa cosa si può dire per l’Emilia Romagna, strettamente legata alla Lombardia, con la città di Piacenza tra i fulcri dell’epidemia emiliano-romagnola. Il Piemonte, rispetto alle tre regioni appena citate il coronavirus è arrivato con uno scarto di qualche giorno e non in una forma così violenta come a Codogno o Vò Euganeo. I test sono così partiti a rilento con inizialmente un solo laboratorio preposto all’analisi dei tamponi, ovvero quello dell’Amedeo di Savoia.

Sin da subito, in concomitanza anche con l’aggravarsi della situazione, la Regione Piemonte si è messa subito al lavoro per aumentare i laboratori in grado di analizzare i test che in un primo momento dovevano passare anche dallo Spallanzani di Roma. L’obiettivo della Giunta Cirio è quello di andare a creare una rete che possa a pieno regime testare oltre quattromila tamponi a settimana. A oggi la capacità dei laboratori piemontesi sfiora le tremila unità settimanali.

Molti hanno fatto infine notare una discrepanza tra i dati forniti nel bollettino delle 18 a livello Nazionale e quelli forniti dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte. Si parla di poche decine di unità dovute dalla raccolta dei dati che per il bollettino Nazionale si attesta entro le ore 17. Cosa diversa per la Regione che ha una tempistica di recupero maggiore e soprattutto più approfondita sul territorio.

Photo by CDC on Unsplash

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