7 Aprile 2020
07:16
Gli addetti alle pulizie degli ospedali Covid: eroi senza volto di questa lunga battaglia
ALESSANDRIA – Nelle corsie degli ospedali ci sono degli eroi che non hanno il camice bianco. Non sono medici, non sono infermieri e non sono oss. Nelle corsie degli ospedali ci sono degli eroi al pari dei nostri sanitari. Una categoria che spesso viene dimenticata ma che ogni giorno si reca a lavoro negli ospedali alessandrini e, più in generale, italiani. Si tratta dei dipendenti delle imprese di pulizia chiamati a mantenere l’igiene e il decoro dei reparti ospedalieri. “Anche quelli con i pazienti Covid-19“, ci scrive uno di loro. Perché sono tante le testimonianze arrivate a RadioGold in queste settimane di emergenza sanitaria.
“Eroi anche noi? Non lo so. Facciamo il nostro dovere e cerchiamo di farlo con la massima professionalità possibile“. Certo la paura non manca. “E chi non l’avrebbe, non saremo medici o infermieri, ma sappiamo benissimo cosa è il coronavirus e i rischi per la salute“. Perché anche loro hanno figli, mariti, mogli, genitori che dopo il turno nei nosocomi cittadini devono essere tutelati. Proprio come accade per gli operatori sanitari quando rientrano a casa “anche molti di noi provano nel loro piccolo a decontaminarsi prima di ricevere un abbraccio o una carezza“.
La protezione sul luogo di lavoro risulta così fondamentale. “Abbiamo calzari e cuffie, camici e mascherine FFP3 o FFP2“, fornite dall’azienda. Stanze, corridoi, bagni, cucine, sale mediche e infermieri. Questi i luoghi dove entrano in azione gli addetti alle pulizie. “Che prodotti utilizziamo? Soprattutto candeggina per i pavimenti e altri disinfettanti per comodini, ripiani e mobilia ospedaliera“. Il loro rimane un compito “delicato. Siamo consapevoli che una non corretta o approssimativa igienizzazione può essere un rischio soprattutto per gli operatori“.
Proprio su questo argomento ci è rimasta impressa la frase di una donna che da 29 anni fa questo mestiere: “Nella mia vita non ho studiato. Ho la terza media“, spiega. Per poi entrar nel vivo di un discorso a lei molto caro: “Ho però una responsabilità enorme, quella di pulire le zone dove medici e infermieri si ritrovano per bere un goccio d’acqua oppure mangiare un boccone al volo prima di tornare in corsia. Lì loro sono più vulnerabili. Come posso fare le cose con superficialità? Come posso non pensare che il materiale usato nelle stanze deve essere cambiato prima di iniziare a pulire. Siamo noi che dobbiamo tutelare i nostri sanitari in quel breve momento in cui staccano un attimo la spina durante un turno di 12 ore“. Poi un appello: “Io a queste cose ci penso e invito tutte le mie colleghe e colleghi a fare altrettanto. Ne va della loro salute e di conseguenza della salute di tutti noi“.