11 Aprile 2020
12:32
Coronavirus, l’Unità di Crisi: “In Piemonte abbiamo fatto l’impossibile”
PIEMONTE – Nella giornata di oggi, sabato 11 aprile, l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha analizzato la situazione dell’epidemia causata del coronavirus sul nostro territorio. “Il 22 febbraio ci siamo trovati davanti a un qualcosa che non conoscevamo. All’epoca, quando ci si interrogava se chiudere o meno, l’Unità di Crisi ha preso una decisione importante: chiudere tutto e inasprire le regole. Ancora prima che la situazione degenerasse“.
“Nell’emergenza si fa l’impossibile per risolvere i problemi, ma purtroppo non si fa mai abbastanza. Per quanto ci si impegni, è impossibile risolvere tutti i problemi, ma l’impegno dell’Unità di crisi è costante e i risultati ci sono“, spiega Vincenzo Coccolo, commissario straordinario per l’emergenza coronavirus in Piemonte. “Ci sono state critiche all’operato dell’unità di crisi. Una emergenza come questa nessuno se la poteva immaginare, si è dovuto adattare strategia giorno dopo giorno. Sono arrivate critiche che mi hanno fatto male, perché arrivate da colleghi medici dai quali non me l’aspettavo. Ci siamo sentiti colpiti alle spalle da chi avrebbe dovuto essere con noi a combattere“, ha invece precisato Roberto Testi, presidente del Comitato tecnico scientifico.
Che poi attacca la stampa: “Quella sui tamponi fatti è una discussione da bar interessante, ma non avremmo potuto farli perché il 22 febbraio c’erano solo due laboratori attrezzati per questo. In Veneto, che ne ha fatto il doppio, c’erano 14 laboratori“. Questo ha fatto si che il Piemonte facesse uno “sforzo enorme, abbiamo rincorso la necessità di fare gli esami virologici e oggi ci siamo arrivati“, spiega Testi ricordando anche come ora in Regione ci siano 18 laboratori che possono analizzare i tamponi e in pochi giorni diventeranno 20. Il presidente del Comitato tecnico scientifico ha anche ricordato come il Piemonte si sia attrezzato per affrontare l’emergenza nel caso in cui i posti in terapia intensiva non fossero bastati: “Avevamo preparato un triage codice blu, se non avessimo avuto posti sufficienti di terapia intensiva. Per fortuna non abbiamo dovuto utilizzarlo, perché da 280 i posti di terapia intensiva sono diventati 600. Questo ci ha permesso di evitare di non rianimare delle persone“.
Sul tema delle Rsa l’Unità di Crisi sapeva “dal primo giorno che sarebbero state un problema, ma deve essere ben chiaro che le Rsa non dipendono dalle Asl. Esistono diverse responsabilità nelle Rsa: del gestore, del direttore sanitario e dei medici di medicina generale che devono monitorare la salute dei pazienti. In tutto questo le Asl già da dopo il 15 di marzo hanno dato disposizione, suggerimenti per supportare la tutela della salute dei cittadini nelle Rsa. I problemi, qui, non sono i tamponi“.