15 Aprile 2020
08:01
Il coronavirus non rallenta in Piemonte: ecco cosa sta succedendo
PIEMONTE – Nessun caso ma un semplice dato di fatto sancito dai numeri: in Piemonte il coronavirus non sta rallentando. Con quasi 18 mila contagi e duemila morti la nostra regione scala la triste classifica dei territori italiani più colpiti dal Covid-19, distanziando di molto il Veneto e tallonando l’Emilia Romagna in seconda posizione. “Stiamo vivendo quello che Lombardia, Veneto ed Emilia hanno passato dieci giorni prima“, ha sostenuto Alberto Cirio nella giornata di ieri durante un’intervista a Rai Radio1. Questo significa che il Piemonte sarebbe indietro rispetto al trend nazionale di poco meno di un paio di settimane. Il governatore ha anche voluto sottolineare come un aspetto positivo ci sia ed è rappresentato dal calo dei ricoveri in terapia intensiva.
La tematica più spinosa rimane quella legata ai tamponi. Tanto che i sanitari vorrebbero che se ne facessero molti di più. “Facevo il presidente da sette mesi quando è iniziata l’emergenza e ho trovato due laboratori in grado di fare 120 tamponi al giorno. Gli altri erano stati chiusi nella riorganizzazione della sanità piemontese. Nel giro di pochi giorni siamo arrivati ad averne venti e siamo passati dall’analisi di 120 a cinquemila test. Un lavoro difficile, arduo e complesso“, si è difeso Cirio. Ma anche dai Comuni arrivano sollecitazioni per una mappatura capillare della popolazione al fine di evitare possibili contagi da parte di positivi inconsapevoli e asintomatici.
Intanto le opposizioni cavalcano l’onda lunga delle polemiche con il Pd che parla di “situazione fuori controllo” e il Movimento 5 stelle che ha addirittura scritto a Giuseppe Conte per estromettere di fatto l’assessore regionale Icardi – e di conseguenza la Giunta Cirio – dalla gestione della Sanità piemontese che in questo senso andrebbe commissariata. A questo si aggiunge il mistero delle segnalazioni dei medici di famiglia dei pazienti con sintomi riconducibili al coronavirus sparite nel nulla. Secondo Luigi Icardi la colpa di questo bug nel sistema sarebbe riconducibile a “uno straordinario flusso di mail“. L’assessore alla Sanità ha subito chiesto alle Asl una relazione dettaglia sulla vicenda perché “se ci sono delle responsabilità, verranno accertate“.
A questo si deve aggiungere la paura di una situazione ‘nascosta’ ben più seria di quanto si sia a conoscenza. In questo senso bisognerebbe valutare l’epidemia legata al coronavirus come un iceberg la cui punta è solo una minima parte di quello che sappiamo. “Ritengo che sulla base del parametro più attendibile, ovvero il numero di decessi attribuibili al virus, il Piemonte abbia in realtà molti più casi del Veneto, e li abbia derivati dalla Lombardia“, ha spiegato all’Ansa il responsabile delle Malattie Infettive dell’Ospedale Amedeo di Savoia di Torino, Giovanni Di Perri. Il boom dei contagi è stato inoltre causato da una gestione errata delle case di riposo con quasi 500 decessi tra i pazienti e diverse inchieste aperte da parte delle procure.
In questo momento così complesso risulta difficile parlare di una possibile Fase 2, che rischia di essere prematura per come è l’andamento dei contagi in Piemonte. Nonostante questo la Regione sta continuando a lavorare col Politecnico di Torino per creare un vademecum adatto alla riapertura parziale e in sicura delle attività che possano rilanciare minimamente l’economia del Piemonte ormai bloccata da oltre un mese.