Coronavirus: spostamenti e seconde case, cosa dice il nuovo Dpcm

ROMA – Il nuovo Dpcm, approvato nella serata di ieri dal premier Conte, non sembra fare grandissime aperture sugli spostamenti. Rimarrà per le prime due settimane l’obbligo dell’autocertificazione a cui si aggiunge – oltre ai già conosciuti comprovati motivi di salute, lavoro e spesa – anche quello per visitare i propri congiunti. La fase due “non è un liberi tutti. Ci sarà comunque sempre bisogno di un motivo di spostarsi” e quindi “dell’autocertificazione” ha detto il premier Giuseppe Conte.

È anche vero, però, che il nuovo decreto specifica che “è in ogni caso consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza“. Un permesso che c’era nei precedenti Dpcm e successivamente annullato con l’entrata in vigore del lockdown totale. Adesso, invece, è stata reintrodotta questa possibilità del ritorno a casa, anche per gli italiani all’estero che dovranno comunque osservare un periodo di quarantena di 14 giorni. Rimane vietato, salvo i motivi già sopracitati, spostarsi tra le regioni. In questo senso non si potrà andare a trovare nemmeno i congiunti che risiedono al di fuori del Piemonte, tanto per citare il nostro caso, e viceversa.

Il grande dubbio rimane quello sulle seconde case. L’unica certezza è che, appunto, non si potrà uscire dalla propria regione, e dunque non è consentito raggiungere le seconde case che si trovano al di fuori. Al contrario il Dpcm non dice che non si possa raggiungere l’abitazione di villeggiatura all’interno della regione di residenza. Nel decreto in vigore sino al 3 maggio si poteva leggere la seguente nota: “Resta vietato ogni spostamento in abitazioni diverse da quella principale comprese le seconde case utilizzate per vacanze“. Nel nuovo decreto non c’è invece traccia di questo divieto lasciando libertà di movimento e di interpretazione a riguardo.