6 Maggio 2020
05:17
Infermiere alessandrino: “Positivo al virus, perché devo entrare in Ospedale per il tampone?”
ALESSANDRIA – Da più di un mese sta combattendo contro il coronavirus e, anche se dimesso dall’ospedale, è ancora risultato positivo al tampone. Un infermiere alessandrino ha contattato la nostra redazione per raccontare i suoi timori: nella sua situazione, infatti, sente di rappresentare una possibile fonte di contagio visto che, per effettuare i tamponi, si è sempre dovuto recare all’Ospedale Santi Antonio e Biagio di Alessandria.
“Da positivo devo di casa per fare i tamponi, questo prevede la procedura per i dipendenti sanitari che mi è stata comunicata, nessuno è mai venuto da me” ha raccontato il nostro lettore “ovviamente osservo tutte le precauzioni del caso ma mi chiedo perché correre il rischio. Perché devo uscire di casa? Perché non posso effettuare il tampone restando in auto? In ospedale, inoltre, per noi positivi non c’è un percorso ad hoc, quando entro faccio la coda e ho davanti a me delle persone. E poi, una volta dentro, potrei in teoria andare in tutti i reparti. Non esiste un percorso obbligato. Siamo in tanti nella mia stessa situazione”.
“Tutti i nostri dipendenti sono seguiti dal nostro medico competente” ha replicato l’Azienda Ospedaliera di Alessandria “è previsto un percorso tutelato e garantito per i dipendenti, proprio volto a garantire la migliore presa in carico di ciascun dipendente, per evitare che sia rimandato al medico di famiglia e abbia nella propria Azienda tutte le risposte per una risposta veloce e puntuale. Abbiamo effettuato lo screening sul quasi il 90% del personale sanitario; il tasso dei nostri dipendenti risultati positivi è circa il 6% (molto inferiore alla media delle regioni settentrionali) e circa la metà delle persone che si sono ammalate sono già rientrate. Ad oggi, il percorso di presa in carico messo in atto per i nostri dipendenti, prevede l’effettuazione del tampone, il tracciamento dei contatti, la somministrazione della terapia, il follow up. I dipendenti che accedono alla struttura sanitaria tramite il percorso dedicato sono in primo luogo professionisti della salute che conoscono l’utilizzo dei dispositivi di sicurezza per la loro e altrui salute, che sanno utilizzare i dispositivi di sicurezza in modo corretto, che non presentano più sintomatologia Covid, che mantengono la distanza sociale”.
Oltre alle paure di rappresentare una fonte di contagio quando esce, il nostro lettore vive le stesse sensazioni stando a casa: “Non vivo in una casa grande, ho adibito una camera tutta per me ma ci sono delle stanze in comune tra me e la mia famiglia, come il bagno e la cucina. Perché a Casale è stato destinato l’Hotel Candiani ai positivi usciti dall’ospedale che devono completare il loro percorso e ad Alessandria no? Non è logica una cosa del genere”.