9 Maggio 2020
20:57
Sindaco di San Salvatore: “Qui ancora nessun tampone, famiglie malate abbandonate a loro stesse”
SAN SALVATORE MONFERRATO – Una vero e proprio grido d’allarme quello lanciato dal sindaco di San Salvatore Enrico Beccaria. Nelle scorse settimane il primo cittadino ha scritto alla Regione e agli organi dell’Asl per invocare la necessità di tamponi per la popolazione sansalvatorese, in particolare agli ospiti della casa di riposo “Madonna del Pozzo”.
“Chiedo il potenziamento della medicina di base e che ciò sia conseguito quanto prima” ha sottolineato Enrico Beccaria “è incredibile l’assenza di test per rilevare l’infezione: a distanza di oltre due mesi, nella casa di riposo di San Salvatore non è stato eseguito nemmeno un tampone. Ciò rende, in questa fase 2 l’incremento della curva dei contagi particolarmente pericolosa e ignota”
Una lettera, già lo scorso 11 aprile, era stata inviata dal sindaco e dal direttore generale dell’Opera Diocesana Assistenza, gestore del casa di riposo sansalvatorese. Una seconda missiva è stata firmata insieme a dieci sindaci del territorio collinare e una terza dal tono ancor più deciso, ribadisce la richiesta di eseguirli almeno nella rsa del paese.
“Pure tenendo conto delle indubbie difficoltà organizzative – scrive Beccaria – si ritiene che questa richiesta non possa venire elusa o ulteriormente rimandata, tenuto conto della necessità che i presidi in cui sono ricoverati gli anziani del territorio debbano essere oggetto di costante sorveglianza sanitaria, gli effetti della cui carenza è testimoniata, purtroppo, dalle cronache quotidiane”.
Il sindaco di San Salvatore ha anche affermato che si sono registrate anche nel Comune di San Salvatore Monferrato, situazioni di famiglie di malati palesemente di coronavirus, abbandonate a se stesse, situazioni protrattesi per un periodo di oltre un mese, incredibilmente non oggetto di test per tutto il corso del periodo, così da impedire qualsivoglia controllo in ordine ai famigliari e all’eventuale contagio all’interno della famiglia, “essendo affidata all’iniziativa ed alla diligenza dei congiunti l’adozione delle azioni necessarie ad evitare l’ulteriore diffusione all’esterno, nella speranza, non nascosta, della estinzione naturale del focolaio all’interno del contesto famigliare, non importa se a prezzo di ulteriore contagio in tale contesto”.
“Nel corso di questa emergenza si è manifestata in tutta la sua drammaticità la mancanza di un adeguato standard della medicina di base, non certo per difetto dei medici di base, al contrario costretti a lavorare in condizioni inique, in numero assolutamente insufficiente rispetto al numero degli assistiti e altresì, privi di dispositivi di protezione. A tale situazione si somma l’incredibile assenza di test per rilevare l’infezione, a distanza di oltre due mesi dall’inizio, nemmeno nelle case di riposo, circostanza che renderà in Piemonte la fase due, per definizione comportante l’incremento della curva dei contagi, particolarmente pericolosa e ignota”.
Nelle note all’Asl il primo cittadino di San Salvatore Monferrato conclude che, “nel fermo convincimento che uno Stato non debba avere bisogno di eroi se non in condizioni di eccezionalità, e l’epidemia di coronavirus lo è stata sicuramente, si richiede alle istituzioni competenti che la medicina e l’assistenza del medico di base adeguata sia conseguita a brevissimo, in relazione alla fase due, ormai avviata, sia, specialmente, in previsione di una prossima, possibile a detta degli esperti, nuova epidemia nei prossimi mesi”.
Il Comune di San Salvatore, a sostegno del progetto di telemedicina, ha acquistato i primi 5 kit da consegnare ai medici di base di San Salvatore per il monitoraggio a distanza dei parametri a rischio Covid-19; il segnale di un impegno che deve essere indirizzato verso la prevenzione e il potenziamento degli standard della medicina di base.