Autore Redazione
venerdì
29 Maggio 2020
09:42
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Cronaca - Alessandria

Dalla Fondazione Gimbe attacco anche al Piemonte: “Non può riaprire”

Dalla Fondazione Gimbe attacco anche al Piemonte: “Non può riaprire”

BOLOGNA – Lombardia, Piemonte e Liguria non sono pronte, dal punto di vista epidemiologico, alla riapertura dei confini regionali per il 3 giugno. Lo sostiene un’analisi della Fondazione Gimbe che già nei giorni scorsi aveva accusato pesantemente la Regione Lombardia di ‘truccare’ i numeri sui nuovi contagi. “Le analisi post lockdown della Fondazione Gimbe dimostrano che in queste tre Regioni si registra la percentuale più elevata di tamponi diagnostici positivi e il maggior incremento di nuovi casi“, si legge in una nota dell’organizzazione indipendente che dal 1996 promuove l’integrazione delle migliori evidenze scientifiche in tutte le decisioni politiche.

Nell’indagine portata avanti nelle ultime settimane dalla Fondazione sono stati valutati tre elementi nel periodo dal 4 al 27 maggio: percentuale di tamponi diagnostici positivi, tamponi diagnostici per 100 mila abitanti, incidenza di nuovi casi per 100 mila abitanti. Ne è emerso che Lombardia, Piemonte, Liguria, Puglia ed Emilia-Romagna risultano superiori alla media nazionale nella percentuale di tamponi diagnostici positivi, ma anche per l’incidenza di nuovi casi per 100 mila abitanti. In particolare rispetto alla media nazionale, la Lombardia ne ha 96, la Liguria 76 e il Piemonte 63.

Il Governo a seguito delle valutazioni del Comitato Tecnico-Scientifico si troverà di fronte a tre possibili scenari: il primo, più rischioso, di riaprire la mobilità su tutto il territorio nazionale; il secondo, un ragionevole compromesso, di mantenere le limitazioni solo nelle 3 Regioni più a rischio, con l’opzione di consentire la mobilità tra di esse; il terzo, più prudente, di prolungare il blocco totale della mobilità interregionale, fatte salve le debite eccezioni attualmente in vigore“, ha spiegato Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, a Radio 24.

I dati sembrano infatti parlare chiaro: negli ultimi 20 giorni la Lombardia ha avuto il 6% di tamponi diagnostici positivi, termine che indica i tamponi fatti per la diagnosi del Sars-Cov-2 ed esclude quelli eseguiti per confermare la guarigione virologica o per la necessità di ripetere il test. Un numero “particolarmente rilevante“, insieme a quello della Liguria, pari al 5,8%. A fronte di una media nazionale del 2,4% di tamponi diagnostici positivi. Le altre regioni che hanno una percentuale più alta della media sono il Piemonte (con il 3,8%), la Puglia (3,7%) e l’Emilia Romagna (2,7%).

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