Autore Redazione
mercoledì
16 Settembre 2020
10:23
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Cronaca - Alessandria

La storia: “Il raffreddore di mio figlio ha bloccato a casa tutta la famiglia e ci ha costretto a prendere ferie. Così è caos”

La storia: “Il raffreddore di mio figlio ha bloccato a casa tutta la famiglia e ci ha costretto a prendere ferie. Così è caos”

ALESSANDRIA – Quello che ha raccontato Valentina Caraccia di Valle San Bartolomeo a RadioGold potrebbe accadere a molti genitori della provincia. La sua storia è la sintesi di una situazione ancora complicata e descrive quanto ancora ci sia da fare per avere regole certe e non ingolfare un sistema che ,con la brutta stagione, rischia di fare i conti con un vero e proprio caos. Tutto nasce da un normale raffreddore, spiega Valentina. Il figlio, di 5 anni, frequenta infatti l’ultimo anno della materna e martedì scorso si è svegliato con il banale malanno. Per precauzione i genitori hanno deciso di tenerlo a casa, in ossequio alle regole che invitano alla prudenza in presenza di sintomi riconducibili al virus, e dopo due giorni tutto è passato. Valentina ha così contattato la pediatra per ottenere il certificato che consentisse il rientro ma è a questo punto che la situazione si è complicata. A questo punto il medico ha disposto l’esecuzione del tampone, come da ordinanza, per escludere ogni rischio di eventuale coronavirus e rilasciare il documento. Il bambino è stato perciò segnalato e, “dopo che vari enti non hanno voluto prendere in mano la cosa, siamo stati contattati da Usca (Unità Speciali di Continuità Assistenziale) che oltre al bambino ha imposto il tampone anche a me e mio marito“.

Il tampone è stato fatto il 14 settembre ma lo scenario si è appesantito ulteriormente. L’assenza da lavoro infatti non è attualmente riconosciuta come malattia e quindi Valentina e il marito sono stati costretti a prendere ferie per poter rimanere a casa, in attesa dell’esito del tampone. “Ho contattato la mia dottoressa – racconta ancora Valentina – per capire se era possibile avere dei permessi anche a fronte della grande disponibilità della mia azienda, ma il medico ha confermato che non essendo oggettivamente malati non era possibile emettere alcun certificato“. A questo si è aggiunto il prolungarsi dei tempi per ottenere l’esito del tampone che sta tuttora bloccando l’intera famiglia in casa. “Io capisco che ci sono persone che stanno male davvero e attendono anche loro, ma il problema è una situazione ingovernabile che ci è capitata addosso, senza sapere quando verrà risolta“. Valentina ha descritto la sua storia reclamando più che altro un atteggiamento univoco visto che presto i vari malanni riconducibili al covid saranno all’ordine del giorno. “Ci sono troppi problemi e approcci differenti e per ogni assenza dei figli occorre un certificato creando un caos che al momento non pare risolvibile. Sono esterrefatta perché non ci sono disposizioni definite tra le istituzioni e andando avanti sarà peggio. Io per esempio so che da qui in avanti il rischio è di rimanere a casa ancora chissà quante volte nei prossimi mesi e a questo punto mi domando se non sia necessario ritirare mio figlio dall’asilo perché non posso permettermi di assentarmi dal lavoro“.
Valentina non critica l’approccio prudenziale per contenere il contagio ma invita tutti a riflettere sull’esigenza di un sistema di monitoraggio certo e univoco evitando di danneggiare inutilmente le famiglie: “Se mi imponi di stare a casa allora concedimi la malattia o prevedi un permesso per le persone in attesa di tampone“. E presto insieme ai raffreddori arriverà l’influenza stagionale con il rischio di uno stop complessivo anche per l’ingolfamento di richieste di tamponi.

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