Autore Redazione
sabato
5 Dicembre 2020
05:34
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Cronaca - Alessandria

Da gennaio in Piemonte più medicina del territorio: progetto da 12 milioni con obiettivi da centrare

Da gennaio in Piemonte più medicina del territorio: progetto da 12 milioni con obiettivi da centrare

PIEMONTE – “Come una squadra composta anche da giocatori eccellenti, ma senza un allenatore che li sappia valorizzare nei loro ruoli”. Il Governatore Alberto Cirio ha fatto questo paragone per descrivere l’attuale medicina del territorio in Piemonte, uno scenario destinato a cambiare in fretta. Già da gennaio, infatti, nella nostra regione ci sarà un vero e proprio cambio di passo nella cura delle malattie croniche per scongiurare il più possibile i cosiddetti “ricoveri impropri” in ospedale.

“Vogliamo proseguire l’opera di riforma della sanità del Piemonte che deve essere ricostituita in tanti aspetti dopo che nei decenni del passato si era depotenziato questo settore” ha detto Cirioservono interventi immediati, il covid ha dimostrato quanto manchi una medicina territorio efficiente, ha esasperato questo aspetto. In Piemonte ospedalizziamo mediamente il doppio rispetto alla media nazionale, manca il filtro territoriale che aiuta le cure a casa, le cosiddette case della salute sono sempre rimaste nelle intenzioni. Già a giugno avevamo posto la prima piccola pietra, implementando il contratto coi medici di medicina generale, per le azioni di cura e per il contact tracing, il primo momento di ricostruzione, di costruzione di una medicina che non esisteva. La pandemia ci insegni a non fare errori nel passato”.

Si passerà quindi, “dall’attesa all’iniziativa“, con un investimento da 12 milioni di euro di risorse regionali nei medici di medicina generale e nei pediatri per una medicina di gruppo (da 3 a 8 medici di diverse specialità che lavorano in un unico laboratorio) e di rete (medici in contatto tra loro dal punto di vista telematico).

I medici che sceglieranno di lavorare in una di queste due modalità associative potranno essere supportati da personale di studio. In particolare, il 60 per cento dei medici potrà disporre di personale di segreteria (oggi sono il 43%) e il 40 per cento di personale infermieristico (oggi sono il 19%). La modalità di lavoro in gruppo consente le maggiori sinergie ed economicità di scala (per esempio permette di sommare i singoli rimborsi per personale di studio e infermiere e di suddividere le varie spese) e nel contempo la maggior soddisfazione per i cittadini, che trovano così un’offerta di prestazioni allargata, comprese le proposte di medicina proattiva, e un medico disponibile per più ore mattino e pomeriggio.

Nei territori molto ampi, con popolazione scarsa e ambulatori medici più dispersi, invece, la scelta migliore potrà essere la medicina in rete, che non prevede l’obbligo di una sede unica, consentendo ai medici in rete di mantenere i loro ambulatori, per non compromettere la capillarità dell’assistenza e favorire l’accessibilità agli assistiti. Può essere prevista una sede di riferimento (preferibilmente messa a disposizione dall’Azienda sanitaria locale) nella quale svolgere interventi programmati (per esempio, medicina di iniziativa per i medici, oppure vaccinazioni per i pediatri) o all’interno della quale prevedere una presenza a rotazione, se necessario al raggiungimento della copertura oraria eventualmente prevista.
A supporto delle forme organizzative complesse della medicina generale, verrà istituita la figura dell’infermiere di comunità per un favorevole sviluppo dell’assistenza proattiva mediante la costituzione di team di presa in carico.

Ecco quindi come saranno implementati questi due importanti aspetti:

Tre i passaggi chiave di questo fondamentale processo di rinnovamento della medicina del territorio regionale: 

A gestire il coordinamento e il monitoraggio delle azioni, con dei veri e propri obiettivi e risultati da raggiungere sarà il nuovo “Dipartimento della medicina territoriale”, creato ad hoc dalla Giunta Cirio:Finora non c’era ha rimarcato il Governatore “abbiamo studiato modelli mettono premi e incentivi in base agli obiettivi raggiunti, i primi a essere coinvolti e a partecipare attivamente saranno gli stessi medici di base. Il mio auspicio è che questo progetto sia condiviso da tutti, che sia un unico patrimonio del Piemonte, ci vogliamo muovere con questo spirito”. 

“Con una medicina territoriale implementata si potrebbe gestire meglio il 20% degli accessi in ospedale e anche i ricoveri potrebbero diminuire del 6%. E’ il primo rivoluzionario passo di un ampio progetto di ricostruzione della medicina territoriale regionale – ha sottolineato l’assessore alla Sanità Luigi Icardi, che riporta la Medicina Generale al centro della programmazione sanitaria sul territorio. La “medicina di gruppo”, caratterizzata da una sede unica, garantisce un maggior livello e una maggiore appropriatezza delle prestazioni erogate rispetto all’attività non in associazione, in particolare per il trattamento della cronicità e dei casi acuti di primo livello, nonché la continuità dell’assistenza e delle cure anche attraverso modalità di integrazione professionale tra medici. Con l’estensione dei modelli di lavoro multidisciplinare e multiprofessionale in rete, vogliamo garantire l’uniformità assistenziale a tutti gli assistiti del Piemonte, superando differenze territoriali ed organizzative. La nuova legge rilancia e potenzia i provvedimenti già attivati in questi mesi con le medesime finalità, dalla telemedicina alla Farmacia dei servizi, dall’accordo quadro sulle cure domiciliari, al nuovo portale salutepiemonte.it sui servizi sanitari digitali della Regione Piemonte”.

Altri 17,3 milioni di euro, in arrivo da Roma, saranno investiti nelle attrezzature per medici di base e pediatri e 7 milioni finanzieranno i progetti di telemedicina. 

“Un sistema sanitario deve essere strutturato, ci sono delle regole da rispettare” ha sottolineato il responsabile della Task Force Ferruccio Faziodeve comprendere un collegamento circolare tra territorio e ospedale e territorio. Il paziente sta meglio a casa e deve essere tenuto sul territorio fino a quando è possibile e, dopo il ricovero in ospedale, deve tornare a essere preso in carico dal territorio. La medicina del territorio ha subito tagli lineari. Ora occorre portare al 100% medicina di associazione, poi toccherò al Dipartimento regionale delle cure primarie coordinare e controllare tutto, con un sistema di monitoraggio e standard da mantenere, tra i quali anche l’appropriatezza delle prescrizioni farmacologiche. Creare condizioni di lavoro buone è fondamentale per creare un mercato, serviranno anche borse di studio per incentivare l’arrivo di nuovi medici. Su questo è fondamentale l’interazione col Governo centrale per incrementare il fondo che finanzia gli specializzandi”. 

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