Autore Redazione
martedì
20 Aprile 2021
22:13
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Cronaca

Riapertura delle Scuole dal 26 Aprile: i Dubbi e i Rischi

Riapertura delle Scuole dal 26 Aprile: i Dubbi e i Rischi

Per il 26 aprile è prevista la riapertura delle scuole, ovvero la ripresa delle lezioni in presenza. L’annuncio del premier Mario Draghi ha scosso il mondo dell’istruzione e non solo, scatenando dubbi e giustificando sospiri di sollievo. Eppure i nodi da risolvere sono ancora numerosi, e molti di questo riguardano la logistica, i trasporti, il rischio epidemiologico.

Cosa succede dal 26 aprile

La novità più grande sarà il ripristino delle zone a colori in tutta la loro integrità. Ciò significa, in particolare, la possibilità di accedere alla zona gialla, che significa riapertura della stragrande maggioranza delle attività. In questo contesto, la scuola ha sempre rappresentato un capitolo a parte, a tal punto che le decisioni in merito sono sempre state prese a prescindere dai ragionamenti sui colori, un po’ alla bisogna, guardando un po’ al quadro epidemiologico e un po’ alle evidenze raccolte dai governatori locali.

Ebbene, sempre dal 26 aprile, le scuole riapriranno in presenza per tutti nelle zone gialle e nelle zone arancioni, al 50% nelle zone rosse. Dunque, anche gli studenti delle superiori ritorneranno ai banchi di scuola.

I dubbi dal punto di vista logistico ed epidemiologico

La scelta del Governo ha trovato entusiasti in molti, soprattutto coloro che si ascrivono alla categoria degli “aperturisti”, che non sono affatto pochi. Senza contare i tanti genitori che, oggettivamente, avvertono qualche difficoltà a lasciare i propri figli soli a casa mentre vanno al lavoro, magari perché effettivamente piccoli. Insomma, la riapertura delle scuole è per molti un sollievo, la fine di una condizione effettivamente scomoda.

Ma i dubbi sono tanti, a partire dal nodo dei trasporti. La scuola ha dimostrato di saper rispettare le regole, dal momento che alcuni report autunnali parlavano di contagi limitati tra le mura scolastiche. Il problema è tutto ciò che vi ruota attorno, ovvero le occasioni di incontro e di affollamento, specie quelle inevitabili. Tra l’altro, aprire le scuole superiori significa aumentare proprio la quantità di persone che affolla i mezzi pubblici, dal momento che buona parte degli utilizzatori appartiene a quella fascia di età e a quella categoria.

Vi sono poi i problemi di sempre, come le classi pollaio. Alcune aule, seppur piccole, ospitano oltre trenta studenti, e questo rappresenta oggettivamente un rischio, a prescindere dal corretto uso della mascherina (che non è scontato). .

Alcune interpretazioni vedono il 26 aprile come una data troppo prematura, in ogni caso. C’è chi ricorda che le prime aperture, in occasione della prima ondata, sono state effettuate a maggio inoltre e con una situazione epidemiologica ben diversa, ovvero a contagio quasi del tutto abbattuto. E anche in quelle condizioni si era deciso comunque di non riaprire le scuole, attendendo l’inizio del nuovo del nuovo anno scolastico.

Oggi, è vero, la curva è in discesa, ma è altrettanto vero che la situazione è molto eterogenea, con il sud Italia che sta soffrendo più del nord.

Le ipotesi sul tavolo

In questo contesto stanno emergendo alcune ipotesi in grado di limitare i rischi e prevenire un futuro aumento dei contagi proprio a causa delle lezioni in presenza. Interessante è l’ipotesi di Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia, che propone orari scaglionati per evitare l’affollamento sia nelle zone comuni delle strutture scolastiche sia – soprattutto – nei mezzi pubblici. Proprio il presidente ha rilevato la contraddizione tra l’accesso a tutti gli studenti e l’esigenza di mantenere l’affollamento dei mezzi pubblici al 50%.

Ancora più elastica la soluzione ventilata da Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi. Il dirigente ha evidenziato la difficoltà per molte strutture scolastiche di garantire il distanziamento, dunque ha ipotizzato la possibilità, da parte dei presidi, di decidere in autonomia la percentuale di studenti da far rientrare in classe.

Ci sono tante aule nel nostro paese che non sono molto spaziose e il distanziamento di un metro in molte situazioni non sarà possibile”, ha dichiarato Antonello Giannelli a Rainews24. Ha comunque rassicurato che “se la scelta politica è quella di rientrare al 100%, si rientra”.

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