Autore Redazione
mercoledì
5 Maggio 2021
15:08
Condividi
Cronaca - Alessandria

Procuratore capo Torino: “Operazione Platinum-Dia dimostra che in Piemonte non c’è alcuna zona franca da mafia”

Procuratore capo Torino: “Operazione Platinum-Dia dimostra che in Piemonte non c’è alcuna zona franca da mafia”

PIEMONTE – “L’operazione ‘Platinum Dia‘ “dimostra che in Piemonte non c’è alcuna zona franca dall’ infiltrazione mafiosa“. Così il Procuratore capo di Torino, Anna Maria Loreto nel corso della conferenza stampa sull’operazione. Nell’ambito della maxi operazione contro la ‘ndrangheta, scattata in Italia e al l’estero alle 5 di questa mattina, sono state eseguite 33 misure cautelari in carcere emesse dai Tribunali di Torino (It) e Costanza (D) nei confronti di altrettanti soggetti, accusati, a vario titolo, di gravi delitti fra i quali associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, riciclaggio, intestazione fittizia di beni, estorsione ed altri reati, aggravati dalle modalità mafiose. Sono stati perquisiti, oltre alle persone arrestate, ulteriori 65 indagati, nonché sottoposti a sequestro preventivo beni costituiti da compendi aziendali, immobili, autoveicoli, conti correnti bancari e postali, per un valore di diversi milioni di euro.

L’operazione trae origine dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, discendente di due delle famiglie più influenti della ‘ndrangheta aspromontana – Agresta/Marando – egemoni anche in Piemonte e Lombardia, rilasciate alla Procura distrettuale di Torino a partire dall’autunno del 2016.
A seguito dell’ampia operatività di uno dei sodalizi individuati nel traffico di stupefacenti, durante le indagini sono state registrate convergenze investigative con le Dda di Genova, Cagliari e Reggio Calabria. Tali convergenze sono state affrontate con l’efficace coordinamento della Dna. Mentre per i profili del coordinamento internazionale è intervenuto il fondamentale supporto di Eurojust.

Mentre il secondo filone, convenzionalmente denominato ‘Op. Platinum Dia – Stupefacenti’, avviato nel novembre 2017, ha permesso di individuare un ulteriore sodalizio di matrice ‘ndranghetista riconducibile alla famiglia Giorgi, intesi Boviciani, di San Luca (Rc), dedito in maniera stabile al narcotraffico internazionale e i cui sodali trovano allocazione, oltre che in Calabria ed in Piemonte, anche in Lombardia, Sardegna e Sicilia, nonché all’estero, segnatamente nel Land del Baden – Württemberg, notoria località turistica della Germania.

Tale risultanza investigativa ha dato il via, sotto l’egida di Eurojust, alla creazione di una Squadra Investigativa Comune (Joint Investigation Team), composta dalla Magistratura e dalle Forze di Polizia italiane e tedesche. Hanno aderito al progetto, per l’Italia, la Procura Distrettuale Antimafia di Torino con il supporto della
Procura Nazionale Antimafia ed Antiterrorismo ed il Centro Operativo Dia di Torino e, per la Germania, la Procura di Costanza (D) e la Kriminalpolizeidirektion di Friedrichshafen (D). Nel corso delle indagini, la Jit si è ampliata con l’ingresso della Polizia economico Finanziaria di Ulm (D), alla quale la Procura di Costanza ha delegato le indagini di natura fiscale ed economica nei confronti delle società facenti capo ai Giorgi in Germania. La perfetta collaborazione tra gli investigatori italiani e tedeschi, assicurata dal coordinamento del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, si è avvalsa della Rete @On (Antimafia Operational Network).

In tale contesto, le fondamentali attività di intercettazione si sono rivelate essenziali per decapitare il vertice di un potente sodalizio sanluchese, armato ed aggravato dal vincolo mafioso, facente capo alla famiglia Giorgi ‘Boviciani’ di San Luca (Rc) ed in particolare ai fratelli Domenico (cl. ’63), Francesco (cl. ’66), Giovanni (cl. ’72), Sebastiano (cl. ’73) Giorgi ed il nipote Valter Cesare Marvelli (cl. ’83), nonché composto da altri sodali quali Antonio Giorgi (cl. ’86), Domenico Giorgi (cl. ’82) in atto detenuto ad Alghero per omicidio volontario, Antonio Giorgi (cl. ’90), Sebastiano Signati (cl. ’76), Stefano Sanna e Pietro Parisi (cl. ’80) con il suo luogotenente in Sardegna Luciano Vacca.

Sono state anche ricostruite le dinamiche criminose ed acquisiti importantissimi riscontri in ordine ad un ingente traffico di sostanze stupefacenti tra l’Olanda, la Germania, la Spagna e l’Italia, gestito dalla famiglia Giorgi, i cui profitti risulterebbero investiti in attività commerciali, soprattutto in territorio tedesco. Durante le indagini, in diverse circostanze ingenti quantitativi di stupefacente e somme di danaro sono stati sottoposti a sequestro dalle Forze di polizia sia in Italia che in Germania.

E’ stata inoltre evidenziata la gestione, da parte dei membri della famiglia Giorgi, della cassa comune in cui affluivano depositi di denaro contante in Piemonte e Calabria, della logistica per il trasporto del narcotico e del denaro provento del traffico, nonché della rete di comunicazione criptata all’interno della quale i sodali comunicavano facendo spesso ricorso ad anonimi nickname, utilizzando telefoni Bq con protocollo Encrochat ed altri apparati con sistema di criptazione Sky Ecc.

L’attività investigativa ha permesso, quindi, di monitorare e ricostruire diverse trattative condotte dai Giorgi, per l’importazione di ingenti quantitativi di cocaina, con Giuseppe Romeo detto ‘Maluferru’ o ‘il nano’, già latitante poiché colpito da misura cautelare in seno all’operazione ‘Pollino’ ed arrestato l’11 marzo scorso a Barcellona (Es), con membri della famiglia ‘Assisi’ (Nicola Assisi ed il figlio Patrick erano all’epoca latitanti, poi tratti in arresto in Brasile l’8 luglio 2019) per l’approvvigionamento di
cocaina dal Brasile, nonché con narcotrafficanti albanesi, rumeni e colombiani stanziali in Olanda e Belgio.

É stata inoltre ricostruita la rete di distribuzione della cocaina dei Giorgi in Piemonte, Sicilia, Lombardia e Sardegna; in quest’ultima regione in particolare è stato  individuato un ulteriore sodalizio dedito al narcotraffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti, attivo nel cagliaritano; il gruppo, facente capo a Stefano Sanna, era composto anche dalla madre Marinella Matta, dalla compagna Valentina Murgia, da Roberto Schirru e Giorgia Fadda.

É tra i destinatari della misura cautelare anche Iolanda Giorgi, moglie di Domenico Giorgi (cl. ’82), alla quale, con la costante assistenza e consulenza dell’affarista sardo Vincenzo Smimmo, anch’egli arrestato, era stato intestato fittiziamente un Bar-Caffetteria ad Alghero, di fatto riconducibile al cognato Giovanni Giorgi(cl. ’72). Le indagini in Sardegna sono state eseguite di  concerto con i Carabinieri del Comando Provinciale di Sassari, co-delegati dall’autorità giudiziaria torinese.

Eseguita anche una misura cautelare nei confronti di un appartenente alla Polizia Penitenziaria in servizio presso la Casa di Circondariale ‘Lorusso e Cutugno’ di Torino, figura di fiducia dei Giorgi, nonché acquirente di sostanza stupefacente dagli stessi. La stessa misura è stata eseguita con la collaborazione del Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria.

Nel corso delle perquisizioni sono state trovate anche delle armi il che dimostra che l’ndrangheta, la criminalità organizzata, nel Nord Italia non si estrinseca solo
nell’attività economica e imprenditoriale ma è fortemente attiva e presente le dinamiche proprie, di queste organizzazioni criminali, quindi attività intimidatorie, violente, pronte a utilizzare laddove fosse necessario metodi violenti“. Ad affermarlo nel corso della conferenza stampa sull’operazione ‘ Platinum-Dia’ il direttore della Direzione investigativa antimafia, Maurizio Vallone.

Condividi