Autore Redazione
venerdì
7 Maggio 2021
04:43
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Cronaca - Alessandria

Anche in Italia un test-evento covid-free, Patitucci: “Le discoteche non sono luoghi di contagio come si pensa”

Anche in Italia un test-evento covid-free, Patitucci: “Le discoteche non sono luoghi di contagio come si pensa”

ALESSANDRIA – In Italia un test-evento come in Spagna, Olanda e Inghilterra. È quanto dichiarato da Maurizio Pasca, presidente Silb-Fipe, l’associazione imprese di intrattenimento da Ballo e di Spettacolo. L’idea è quella di organizzare un evento in discoteche al chiuso consentendo l’accesso solo a coloro che sono già vaccinati o hanno ottenuto esito negativo di un tampone fatto almeno 48 ore prima. A questo proposito, abbiamo intervistato Mike Patitucci, presidente provinciale Silb-Fipe.

Domanda: Su Ansa si legge che l’associazione imprese di intrattenimento da Ballo e di Spettacolo sta lavorando a un test-evento sulla scia di quelli avvenuti in Spagna, Olanda e Inghilterra. Qual è l’obiettivo di questi esperimenti?
Risposta: L’obiettivo è quello di arrivare a riaprire anche i locali di pubblico spettacolo. Purtroppo da un anno e mezzo a questa parte siamo chiusi e spesso e volentieri le discoteche vengono definite come luoghi di contagio principali pur essendo stato dimostrato il contrario.
D: Gli eventi della scorsa estate hanno influito su questo pensiero?
R: Certo, hanno influito e non poco. Briatore è un personaggio scomodo perché avendo aziende in tutto il mondo è stato in grado di dire pubblicamente per esperienza diretta quanto fossimo indietro e in ritardo sia per i ristori (tardivi e insufficienti), sia per i tempi di reazione all’espandersi del virus. Questo ha fatto sì che una volta appurati i contagi in una sua azienda in Sardegna scoppiasse il putiferio che tutti conosciamo.

D: Insomma, per lei a causa di qualcuno ci hanno rimesso tutti.
R: Certo, alcuni colleghi la scorsa estate si sono comportati in maniera scellerata e non soltanto non hanno rispettato le nuove norme in materia di Covid, ma hanno addirittura sforato rispetto alla capienza concessagli in era pre-covid, com’è senz’altro successo in altri ambiti. Ed è stato qui l’errore madornale! Far chiudere tutti per colpa di alcuni casi isolati. Il principio corretto dovrebbe invece essere quello in base al quale, una volta stilati protocolli seri e comprovati, chi sbaglia paga e lo fa pesantemente! Una volta chiuse le discoteche a Ferragosto 2020 si è finalmente risolto il problema? Niente affatto! Il virus ha continuato a circolare e dopo 15 mesi siamo punto e a capo.
D: Quindi il problema non possono essere le discoteche.
R: No! I problemi vanno ricercato obiettivamente e senza disparità di trattamento. La circolazione del virus è rimasta legata principalmente ai mezzi di trasporto, alla scuola, alla famiglia stessa, alla sede di lavoro etc etc. Se la discoteca è vista come il luogo per antonomasia dove si creano assembramenti, cosa vogliamo dire a proposito di Ikea, Mondo Convenienza, Esselunga?! Solo per citare alcuni casi eclatanti… La sostanziale differenza è che noi dobbiamo stare chiusi, loro lavorano. In quelle sedi non ci sono assembramenti? Quali sono i parametri che il famigerato CTS utilizza? Forse la simpatia ma non certo metodi inconfutabili! Bisognerebbe fare un’analisi obiettiva dei parametri che vengono presi in esame dai vari Comitati, che devono tenere conto della capacità di contenimento di ogni singola attività al fine di decretare per ciascuno il numero massimo di clienti che è possibile ospitare in sicurezza”.

D: Lei è quindi favorevole o contrario a questi test-evento?
R: Sono assolutamente favorevole a questo tipo di esperimenti al fine di dimostrare, come è stato fatto in Olanda, che con le dovute precauzioni si può fare tutto. Ritengo però che la nostra categoria meriti, al pari delle altre, di poter reclamare il proprio diritto al lavoro e con pari dignità. Quindi non vedo perché soltanto nelle discoteche dovrebbero vigere regole così severe quando al supermercato, in piazza o in spiaggia la gente (e giustamente) è libera e spensierata. Per andare a fare la spesa ci vuole una sorta di certificato che attesti la negatività del virus? Idem per attraversare i navigli a Milano o i Murazzi a Torino? E per sdraiarmi su un lettino a prendere il sole a Milano Marittima? O banalmente in Piazza San Carlo?
D: Per il settore ci potrebbero essere delle difficoltà nell’accertarsi che i partecipanti siano effettivamente vaccinati o abbiano effettuato il tampone?
R: Le discoteche che vorrebbero o potrebbero aprire (soprattutto in zone di villeggiatura) più volte a settimana potrebbero gestire uno sforzo organizzativo ed economico di questo tipo? Le nostre aziende vendono spensieratezza e allegria… Qualcuno di voi immagina di poterle vedere sopravvivere in un’atmosfera di questo tipo. Io sinceramente no, e spero vivamente di sbagliarmi.

D: Dunque secondo lei sono regole difficili da mettere in atto.
R: Queste regole possono avere senso per chi organizza sporadicamente grandi eventi da migliaia di persone ma non per chi apre la serranda tutte le settimane e più volte alla settimana. Io ho sempre più l’idea che l’Italia più che una Nazione fondata sul lavoro sia una Nazione che ha fondamenta che scricchiolano alquanto, una Nazione che si inchina allo strapotere dei grandi gruppi finanziari e del dio calcio. Autogrill, Ikea, Esselunga sono in grado grazie ai loro superpoteri di congelare tutti i virus e lo stesso vale per i tifosi dell’Inter che a decine di migliaia si possono ritrovare a festeggiare uno scudetto tanto agognato alla faccia di chi è costretto a chiudere i battenti e a non poterli riaprire, senza alcuna certezza sul futuro prossimo e con sostegni pari ad una mancetta che non basta neppure a pagare bollette e affitti. Non sappiamo quando finalmente potremo riaprire e se per allora avremo ancora la forza e le risorse per poterlo fare… Nel mentre alcuni miei colleghi piemontesi che hanno locali molto grandi hanno avuto la forza, l’intraprendenza e il senso civico di concedere le loro strutture affinché diventassero presidi vaccinali. Parlo del Celebrità di Novara e del Globo di Vercelli cui va il mio più sentito e sincero plauso e la mia riconoscenza per un gesto così profondo e nobile.

Photo by Alfonso Scarpa on Unsplash

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