Autore Redazione
martedì
1 Giugno 2021
09:34
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Cronaca - Alessandria

Il racconto di come sono state restaurate le chiese di San Rocco e San Pietro a Felizzano

Il racconto di come sono state restaurate le chiese di San Rocco e San Pietro a Felizzano

FELIZZANO – Dal 2008 ad oggi, nella sola parrocchia di Felizzano, don Claudio Pistarino ha restaurato 26 tele di grande valore artistico, la chiesa cimiteriale di San Rocco e la chiesa ex parrocchiale di San Pietro. La capacità di valorizzare i beni culturali che cadono sotto la sua giurisdizione è ben nota nell’alessandrino. E mentre sta per partire una campagna crowdfunding per il restauro della Madonna della Fonte, la casa editrice Il Prato ha dato alle stampe un prezioso volume Cantieri di restauro a Felizzano. Le chiese di San Rocco e San Pietro curato da Monica Fantone e Antonella Barbara Caldini. Del volume, nato dall’idea di don Claudio Pistarino di dare memoria all’importante programma di restauri condotti negli ultimi quindici anni al patrimonio ecclesiastico di Felizzano, RadioGold ne ha parlato con l’arch. Monica Fantone, funzionario presso la Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per la Città Metropolitana di Torino (SABAP).

DOMANDA – Come è entrata in contatto con la realtà di Felizzano?
R – Oggi, come funzionario di Soprintendenza, mi occupo del centro storico di Torino, ma sino al giugno 2019 sono stata funzionario della Soprintendenza per le province di Alessandria, Asti, Cuneo e il comune di Felizzano è stato uno dei territori di mia competenza per quanto riguarda gli aspetti della tutela architettonica. L’eredità ricevuta dal collega Stefano Borghini che all’inizio del 2014 ha lasciato il Piemonte per ritornare a Roma (e con cui ho cofirmato il contributo su San Rocco) è stata sin da subito molto variegata ma mi ha consentito di scoprire una zona che non conoscevo e che ho imparato ad apprezzare per il valore delle sue architetture che, pur non sembrando eclatanti, raccoglievano in sé peculiarità meritevoli di approfondimento e di tutela.

D – Qual è stato il ruolo della Soprintendenza nei due cantieri di restauro?
R – Devo dire con grande soddisfazione che sin da subito i cantieri felizzanesi si sono dimostrati tanto complessi quanto particolarmente interessanti ma la collaborazione continua, la comunità di intenti e l’apporto di tutte le specifiche competenze hanno consentito di giungere a decisioni che alla fine possiamo ritenere soddisfacenti. Entrambe le chiese avevano le loro peculiarità: a San Rocco l’elemento di maggiore valenza è lo straordinario ciclo di affreschi absidali databili tra la seconda metà del XV secolo e gli inizi del successivo che sono stati restaurati con grande perizia; a San Pietro, invece, il restauro complessivo della chiesa ha portato alla riscoperta del pavimento cinquecentesco e la sua conservazione ha determinato un ripensamento del progetto, anche dal punto di vista dell’approccio teorico. Non posso infine non ricordare qui che questi cantieri sono stati anche l’occasione per studiare le carte d’archivio, mettendo in relazione quelle che don Claudio con molta lungimiranza aveva già fatto riordinare con un progetto ad hoc e quelle custodite presso la Soprintendenza: e questo ci ha rivelato l’inedita notizia che la fronte attuale di San Pietro è la materializzazione di un disegno di Vittorio Mesturino, funzionario lui stesso della Soprintendenza negli anni 20 del 1900, a dimostrare come anche allora fosse alta l’attenzione per questo territorio.

D – Perché un libro su queste due chiese di Felizzano?
R – Questa pubblicazione nasce dalla volontà del parroco, don Claudio Pistarino, di lasciare una testimonianza durevole dell’importante programma di restauri condotti negli ultimi quindici anni al patrimonio ecclesiastico di Felizzano grazie al contributo della CEI, di fondazioni e istituzioni bancarie. E il restauro delle chiese di San Rocco e San Pietro è senza dubbio il motore del volume: con l’arch. Caldini, progettista e direzione lavori, raccontiamo nel dettaglio i cantieri e i nuovi dati che sono emersi, sia a seguito degli approfondimenti d’archivio che delle scoperte materiali avvenute durante i lavori. Si tratta infatti di due interventi che hanno restituito alla comunità preziose testimonianze di una storia che supera l’ambito strettamente locale per la qualità e valenza delle testimonianze.

D – Cosa ne pensa di una campagna crowdfunding per il restauro di un bene culturale?
R – Credo fermamente che il ruolo delle comunità sia fondamentale nella tutela dei beni culturali e il crowdfunding ne è l’espressione più concreta. La conoscenza delle proprie radici, l’apprezzamento per le testimonianze materiali della propria storia sono le premesse fondamentali affinché le comunità riconoscano il valore del patrimonio culturale e ne promuovano la sua conservazione e a seguire il restauro. Il caso di Madonna della Fonte punta su questo aspetto, cercando di richiamare in ciascuno l’urgenza della salvaguarda non solo perché essa rappresenta un pezzo della storia di ciascun felizzanese, ma perché la perdita di quella chiesa, con le sue straordinarie peculiarità (anche questo è un cantiere che varrà la pena raccontare in un nuovo libro!) significherebbe una perdita per tutti.

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