22 Settembre 2021
11:07
Piemonte “territorio eletto da mafie”. Alessandria seconda provincia per quantità di beni confiscati
PIEMONTE – È decisamente poco rassicurante la situazione piemontese descritta nella relazione semestrale della Dia esposta in Parlamento. La Direzione investigativa antimafia ritiene “ormai consolidato il dato che vede il Piemonte quale territorio eletto dalle mafie e in particolare dalla ‘ndrangheta“. In base al quadro delineato dalla Dia “la ‘ndrangheta potrebbe continuare a ricoprire un ruolo di primissimo piano nelle diversificate dinamiche criminali piemontesi grazie alle consolidate attitudini delinquenziali che le ‘ndrine esprimono per meglio aderire ai canali di arricchimento illecito che la regione offre ma anche in forza della strategica convivenza con sodalizi criminali di diversa matrice“.
In particolare, nella relazione si sottolinea come “dalle prime cellule di ‘ndrangheta si è giunti, nel tempo, alla costituzione di vere e proprie locali che senza abbandonare il florido settore del
narcotraffico e non disdegnando, se del caso, condotte violente e asfissianti azioni estorsive finalizzate al controllo del territorio inquinerebbero il tessuto economico anche grazie a una diffusa
corruttela“.
“Dalle inchieste degli ultimi anni sono infatti emerse frequenti commistioni tra le consorterie criminali e i gangli della pubblica amministrazione“, prosegue la relazione sottolineando che “puntuale è stato il riscontro circa l’esatta riproduzione nell’area regionale di strutturati organismi mafiosi di matrice calabrese vivacemente attivi nella gestione di affari economici illeciti e in costante contatto con la casa madre reggina a conferma del carattere unitario della ‘ndrangheta“.
La relazione evidenzia, poi, che in Piemonte sono in corso le procedure per la gestione di 656 immobili confiscati mentre altri 217 sono già stati destinati e sono in atto le procedure per la gestione di 48 aziende mentre 14 sono state già destinate. “Immobili con relative pertinenze, come box, autorimesse posto auto, terreni e imprese edili, alcune strutture ricettive, attività commerciali e immobiliari rappresentano solo alcune delle tipologie di beni sottratti alle mafie in Piemonte“, si legge che “risultano concentrati secondo un ordine quantitativo decrescente nelle province di Torino, Alessandria, Vercelli, Cuneo, Asti, Verbano Cusio Ossola, Novara e Biella“.
“A fronte del radicamento mafioso in Piemonte peraltro consolidato da definite pronunce giudiziarie talune recenti inchieste – si nota ancora nella relazione – hanno evidenziato come non si sia ancora acquisita completa e diffusa consapevolezza di questa pericolosa presenza. Recenti evidenze investigative hanno infatti dato risalto proprio al ricorso di alcuni esponenti delle istituzioni e dell’imprenditoria piemontese a membri delle consorterie ‘ndranghetiste nella prospettiva di massimizzare i propri profitti“.
Rilevando che “in taluni casi risultanze investigative hanno evidenziato un sostegno in occasione di competizioni elettorali a fronte dell’aggiudicazione indebita di commesse e appalti di servizi“, la relazione fa notare che “allo stato non paiono intravedersi segnali di ridimensionamento sul territorio dei gruppi di origine ‘ndranghetista che esercitano la propria egemonia lasciando spazio anche a cellule criminali di diversa matrice come quelle riconducibili a cosa nostra“.