Autore Redazione
venerdì
24 Giugno 2022
05:39
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Cronaca - Alessandria - Pavia

Popilia Japonica. Direttore Orto Botanico di Pavia: “Problema serio, ecco come sconfiggerlo”

Popilia Japonica. Direttore Orto Botanico di Pavia: “Problema serio, ecco come sconfiggerlo”

PROVINCIA DI ALESSANDRIA – Il Piemonte è alle prese con l’invasione della Popillia japonica, il coleottero giapponese in grado di causare danni immensi a tutte le specie vegetali, dai prati alle piante ornamentali, dagli alberi da frutto ai vigneti, alle colture orticole. La presenza massiccia del famigerato insetto riguarda ben 86 comuni della provincia di Alessandria, oltre a Cigliano e Santhià, in provincia di Vercelli. L’allarme è stato lanciato nella giornata di ieri da Coldiretti  e trapela grande preoccupazione in queste ore tra gli addetti ai lavori per la possibile diffusione incontrollata del coleottero polifago. AllOrto Botanico di Pavia più di diecimila esemplari di Popillia Japonica sono stati eliminati negli ultimi dieci giorni. Ai microfoni di RadioGold il direttore e curatore della struttura universitaria, Dott. Nicola Ardenghi, spiega come si può contrastare un fenomeno in grado di ridurre in briciole non solo piante da giardino, ma anche frutteti, vitigni e coltivazioni agricole.

D: Direttore, si registra un boom di insetti in campi, frutteti, orti e giardini per via delle temperature estive. C’è preoccupazione per il fenomeno della Popillia Japonica?

R: “All’Orto Botanico di Pavia la Popillia Japonica attacca le nostre piante dall’anno scorso. In provincia di Pavia l’insetto è comparso per la prima volta nel 2017, in città invece nel 2019. Il fenomeno in realtà è già esploso lo scorso anno, ma ora la situazione sembra un po’ più grave a partire dal 13 giugno in cui c’è stata un’esplosione di esemplari che vanno ad attaccare soprattutto le rose nel nostro Roseto e in particolar modo i vitigni europei. Questi negli ultimi giorni sono stati spogliati per circa il 50% delle foglie di cui restano solamente la nervatura e un aspetto scheletrico”.

D: Si tratta di un coleottero originario del Giappone. Com’è arrivato in Nord Italia?

R: “È stato identificato per la prima volta il 5 luglio 2014 a Turbigo, in provincia di Milano. Non si sa bene quali siano le cause, come sia arrivato fin da noi. È possibile che sia giunto con della merce trasportata oltremare o per via aerea, oppure tramite delle piante infestate. Turbigo è vicino alla zona di Malpensa, le ipotesi sono tantissime e probabilmente la ragione vera non si scoprirà mai. Così come per tante specie aliene, animali o vegetali, allo stesso modo è difficile comprendere i motivi di un’infestazione diffusa, ci sono solo delle supposizioni”.

D: Ad esempio?

R: “Ad esempio negli Stati Uniti, dove la Popillia Japonica è presente sin dagli inizi del Novecento. Lì si presume sia arrivata con delle piante bulbose infestate, contenenti l’insetto”. 

D: Quali danni può produrre uno sciame di questi insetti? La loro capacità di riprodursi rapidamente può rappresentare una grave minaccia?

R: “Questa è una specie polifaga, cioè si alimenta di specie diverse nei giardini come succede in Orto Botanico. Può colpire piante di interesse ornamentali come le rose, ma anche le ortensie. Delle rose cerca innanzitutto i fiori; in mancanza di questi, si ciba delle foglie e le riduce ai minimi termini. La diffusione si può contenere adottando i metodi giusti per mitigarne gli effetti, perché la Popillia Japonica depone le uova nel suolo, le larve si sviluppano sotto terra. Quest’inverno facendo scavi nel Roseto dell’Orto Botanico, che l’anno scorso è stato interessato da forti attacchi abbiamo trovato pochissime larve; rimuoverle funge da deterrente alla deposizione delle uova. Il problema vero, semmai, è la loro capacità di movimento; è un insetto molto sviluppato che vola e che si sposta molto rapidamente quindi di anno in anno, la sua area di influenza si sta ampliando”. 

D: Cosa si può fare per fermarlo? 

R: “posso riferire quanto facciamo in Orto Botanico, può valere anche per piccoli giardini e orti privati. Noi non usiamo insetticidi perché non esiste un insetticida specifico per Popillia Japonica. C’è infatti il rischio di uccidere altri insetti cosiddetti “utili”, impollinatori ma anche e importanti predatori, come le coccinelle ad esempio. Noi  principalmente li raccogliamo a mano. Bisogna agire sulle collezioni infestate nelle prime ore della mattina, quando l’insetto è ancora non è ancora attivo; li raccogliamo e inseriamo gli esemplari all’interno di contenitori con acqua e sapone, che nel giro di una decina di minuti uccide gli esemplari. Un altro metodo alternativo che adottiamo, che va utilizzato con parsimonia, è una trappola feromoni costituita da un imbuto, un contenitore e sopra una pastiglia di questa sostanza chimica che ha lo scopo di attrarre sessualmente i maschi sia femmine che si avvicinano alla trappola. Poi, cadono all’interno del contenitore vuoto; siamo noi in seguito a riversarli in acqua e sapone. È meglio armarsi di pazienza e raccoglierli a mano, perché con i feromoni si corre il rischio di attirare troppi esemplari su una pianta e provocarne in breve tempo la defogliazione”. 

D: La Popillia Japonica può davvero costituire un problema per il settore agricolo e le aree produttive? Si può contrastare il fenomeno anche su larga scala?

R:“La situazione è piuttosto grave anche per le piante di interesse agrario. L’insetto, nella nostra struttura, ha attaccato le viti europee, addirittura ignorando i vitigni americani. Abbiamo ricevuto segnalazioni di sciami di Pompilia Japonica intenti non solo a defogliare le piante da frutto, ma anche a nutrirsi di frutta; principalmente, pesche, albicocche e susine, anche non ancora mature. Di sicuro diventa un po’ più difficile su larga scala intervenire su aree agricole molto vaste; si possono ipotizzare altri sistemi perché lo scopo è quello di tutelare la produzione, per esempio, di un tipico vigneto dell’alessandrino o dell’Oltrepò. Ovviamente la scelta dell’eventuale utilizzo di insetticidi spetta agli agronomi che gestiscono queste coltivazioni che hanno una conoscenza diversa rispetto a quella del sottoscritto, che gestisce una coltivazione, o meglio un insieme di coltivazioni completamente diverse che sono nell’Orto Botanico di Pavia. Il quadro generale resta comunque preoccupante, per il settore agricolo sul territorio e per i giardini e gli orti privati”.

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