Autore Redazione
venerdì
12 Agosto 2022
05:19
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Cronaca - Alessandria

“È vietato giocare a palla”: la storia di un paese leccese ricorda un caso alessandrino e pone il problema degli spazi

“È vietato giocare a palla”: la storia di un paese leccese ricorda un caso alessandrino e pone il problema degli spazi

ALESSANDRIA – La protesta dei ragazzi di un paesino leccese, costretti a rinunciare al pallone per i divieti comunali, riporta a galla la questione degli spazi per i giovani nelle città. La storia che arriva dalla Puglia pone un tema importante e attuale e cioè che gli adulticriticano sempre le giovani generazioni ma poi vietano di giocare al pallone“. La critica è che gli adolescenti vengono criticati perché “sempre davanti a un cellulare o un pc” ma anche oggettivamente orfani di spazi dove poter fare altro. A Melendugno perciò si sono ritrovati senza palla e, con gli smartphone davanti agli occhi, in silenzio, hanno fatto notare questa anomalia.

La questione riporta a galla una protesta di alcuni anni fa nell’alessandrino, molto affine a quella rivissuta in questi giorni. A Gamalero, nel 2017, il sindaco di allora decise di vietare il gioco del pallone in seguito, spiegò, ad alcuni danneggiamenti del centro sportivo. Ancora oggi si possono vedere cartelli che ammoniscono i ragazzi ricordando loro che è “vietato il gioco della palla in strada“. Quella vicenda però spinse molti genitori a insorgere e a reclamare spazi per i figli. Una storia finita bene, spiega l’attuale vice sindaco, Michele Scovazzi, a quei tempi componente della pro loco, “perché per protesta organizzammo il torneo di ‘pallastrada‘ “Enzo Ivaldi”, chiedendo la chiusura delle strade per dar vita a una manifestazione che ebbe e ha tuttora un grande successo“.

L’iniziativa prese le mosse da un racconto di Stefano Benni ne “La compagnia dei Celestini” e permise di ridare una “dimensione umana al paese“. Questo torneo si è concluso proprio in questi giorni confermando la sua vitalità e bellezza “perché è giunto alla sesta edizione e soprattutto perché ogni anno i giovani non vedono l’ora che arrivi quel momento. In questa edizione siamo arrivati a comporre ben tre squadre di soli ragazzi dagli 8 ai 13 anni. Poi per carità, qualcuno si lamenta sempre, ma fa parte del gioco e dà un po’ di brivido ai giochi in strada, né più né meno come accadeva un tempo“.

Il tema degli spazi per i giovani dovrebbe tornare al centro delle amministrazioni perché se è vero che in molti paesi dell’alessandrino gli automobilisti vengono invitati a ridurre la velocità per tutelare i bambini che giocano in strada, ne esistono molti in cui gli spazi sono un lungo elenco di divieti e sembrano fatti per impedire ai giovani di trovare uno spazio gratuito di vita all’aperto. Basta andare nei giardini della stazione di Alessandria per notare cartelli marroni in cui spicca anche il “divieto di giocare a palla“. E oggi, in effetti, se ci pensate, non si vedono più tanti luoghi aperti in cui è possibile ritrovare il vociare vivace di una ventina di anni fa. Forse occorrerebbe cambiare il punto di vista: tutti dovremmo chiederci cosa diamo alle nuove generazioni, insieme a quello che vietiamo loro di fare.

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