13 Ottobre 2022
05:00
Da Alessandria a Torino per una visita neurochirurgica. Ravetti denuncia: “Il Cup così non va bene”
ALESSANDRIA – Avrà anche ridotto i tempi di attesa ma un cittadino residente in provincia di Alessandria dovrà fare un centinaio di chilometri per sottoporsi a una visita neurochirurgica. Con forte disappunto il consigliere regionale del Partito Democratico, Domenico Ravetti, ha segnalato la vicenda di un alessandrino dirottato all’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino dal Cup, il Centro Unico di Prenotazione.
Il meccanismo di prenotazione regionale di esami e visite specialistiche nelle Aziende Sanitarie piemontesi e in alcune strutture private accreditate “non piace” al consigliere d’opposizione. Da tempo Ravetti solleva il problema delle liste d’attesa, su cui “incide” anche il sistema di prenotazione di visite ed esami. “Con questo meccanismo sembra che i tempi d’attesa siano quasi accettabili ma, in realtà, si crea solo un disservizio, e disagi, ai cittadini”.
Il Centro Unico di Prenotazione, ha precisato Ravetti, indica al cittadino il primo posto libero in tutte le strutture piemontesi e può quindi capitare, come nel caso dell’alessandrino, che la data libera più vicina sia in un ospedale di Torino o magari di Cuneo o Asti. “Ovviamente si può rifiutare e passare a un’altra opzione, magari più vicina in termini di chilometri ma più in là nel tempo, ma con l’attuale sistema di prenotazione si sfalsa la percezione del tempo di attesa”.
Il meccanismo di prenotazione, per Ravetti, andrebbe rivisto perchè “non è così che si affronta il problema delle liste d’attesa”. Una questione annosa, che obbliga cittadini ad attendere anche svariati mesi e che per il consigliere regionale non si può neppure liquidare con un semplice: “Assumiamo più medici”. Potenziare il personale è una delle “condizioni” ma per Ravetti è fondamentale anche “riprogrammare i servizi”: “Una visita medica deve essere garantita nei tempi più brevi possibili e nella struttura più vicina al luogo dove vive il cittadino o quantomeno nella sua provincia”.
Sul tema delle liste d’attesa e della programmazione delle visite Ravetti nota però “troppa superficialità” e, soprattutto troppa “disparità”: “I tempi d’attesa devono essere ragionevoli in tutto il Piemonte e non esiste al mondo che per la stessa visita chi vive in una provincia debba attendere di più di chi vive in un’altra. Ci può ovviamente essere uno scostamento ma dovrebbe essere di qualche giorno al massimo. Il diritto alla salute deve valere per tutti a prescindere dal punto del Piemonte in cui si vive. Io sono pronto al confronto con l’Assessorato e le Direzioni Generali di tutte le aziende sanitarie. Sui meccanismi che regolano le liste d’attesa, anche sull’interventistica chirurgica, bisogna metterci occhio, testa e anima e farlo con serietà perché stiamo parlando della salute dei cittadini”.