Autore Redazione
mercoledì
15 Marzo 2023
09:47
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Cronaca - Alessandria

L’imponente aumento di richieste dei “contrassegni disabili” e il sospetto di un uso improprio

L’imponente aumento di richieste dei “contrassegni disabili” e il sospetto di un uso improprio

ALESSANDRIA – Il “contrassegno disabili” è una agevolazione prevista per facilitare la mobilità delle persone con disabilità. L’assegnazione avviene grazie a una certificazione medica che attesti le condizioni della persona e in base a quella il corpo di Polizia locale è tenuto a concedere il talloncino che poi permetterà di parcheggiare negli stalli previsti, di accedere liberamente in tutte le ztl, di parcheggiare nelle zone a tariffazione senza pagare, benefici peraltro utilizzabili in tutte le città d’Europa. Fin qui nulla da dire. Il problema, rileva Cristina Gambarini, in qualità prima di tutto di cittadina, oltre che di funzionario della Polizia locale di Alessandria, è che da tempo la situazione dei permessi sta prendendo una deriva poco edificante. “Ad Alessandria sono 2.600 i contrassegni disabili attualmente concessi e tra gennaio e febbraio 2023 ne sono stati rilasciati ben oltre 100, nello stesso periodo dell’anno scorso erano 70“.

Il sospetto, rileva Cristina Gambarini è che ci sia un uso improprio di questi permessi “ed è una grave degenerazione perché l’utilizzo inappropriato rappresenta un danno per tutti che spesso si sottovaluta. Chi usa un permesso senza averne diritto occupa il posto di un’altra persona con disabilità o di un cittadino che assiste una persona con problemi, senza dimenticare che, per esempio, parcheggiare in uno stallo blu senza aver la necessità di assistere la persona titolare del permesso mortifica le casse delle amministrazioni perché impedisce alla città di beneficiare del pagamento di quella sosta”.

La Polizia locale di Alessandria – prosegue Cristina Gambarini – aveva cercato di frenare questo utilizzo improprio chiedendo che il ritiro del permesso avvenisse non più attraverso delega ma solo dietro presentazione dell’effettivo titolare. Era un modo per scoraggiare chi cercava di ottenere il contrassegno, per esempio, intestandolo a persone ultraottantenni, ormai in una casa di riposo e quindi di fatto non interessate a quel beneficio. L’intento era impedire in questo modo un rilascio che nascondesse invece l’atteggiamento furbesco di qualcuno“. Il problema è che questa prassi si è scontrata con “chi ha opposto mille cavilli, affidandosi alla legge che concede la possibilità di ritirare i permessi con relativa documentazione anche a chi si presenta con delega“.

Alessandria, si sa, è una città con una popolazione anziana ma il dubbio che questa pratica stia sfuggendo di mano è tangibile, racconta Cristina Gambarini, “anche perché si è alzata l’età dei richiedenti e c’è da domandarsi quanto sia necessario un permesso in questi casi o comunque quante necessità di spostamento ci siano in quei casi. Il tema diventa quindi una questione morale e i cittadini titolari che utilizzano questi contrassegni dovrebbero interrogarsi sull’opportunità concreta di impiego di queste agevolazioni, più che legittime nel caso di reale necessità, del tutto illegittime in caso contrario“. Qualcuno potrà opporre la necessità di controlli più rigorosi ma in questo frangente la soluzione è decisamente difficile perché “basta presentare la documentazione medica per avere diritto alle autorizzazioni su cui l’ufficio permessi non ha margini d’azione, per quanto riguarda l’uso improprio, invece, è difficile realizzare concretamente sanzioni perché richiede appostamenti enormemente lunghi e quindi difficilmente realizzabili“. Per questo la testimonianza di Cristina Gamberini è un appello alla correttezza nel rispetto innanzitutto delle persone con disabilità, che hanno davvero bisogno, ma anche di tutta la comunità.

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