Autore Redazione
venerdì
17 Marzo 2023
05:13
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Cronaca - Alessandria

Questione permessi disabili, le associazioni propongono “un confronto aperto e una commissione ad hoc”

Questione permessi disabili, le associazioni propongono “un confronto aperto e una commissione ad hoc”

ALESSANDRIA – Hanno acceso un interessante dibattito le considerazioni di Cristina Gambarini sul probabile utilizzo improprio, da parte di alcuni cittadini, dei permessi per disabili. Da cittadina, oltre che funzionario della Polizia locale, Gambarini ha invitato la comunità a una presa di coscienza del problema e a un impiego realmente rispondente alle necessità. Un invito ovviamente che non discrimina le persone con disabilità ma mira a ricordare che i legittimi benefici sono tali nel momento in cui permettono di assistere o alleviare i disagi di queste persone. Una considerazione peraltro figlia anche di una esponenziale richiesta di permessi nei primi due mesi dell’anno.

Il tema come dicevamo ha avuto il merito di innescare “un’occasione di confronto” come ha spiegato Rossella Di Donna, Presidente dell’associazione Aias insieme a Valerio Vanin dell’associazione Idea, autori di una serie di riflessioni a riguardo. “Concordiamo che l’utilizzo inappropriato del permesso senza diritto arrechi danno sia alle persone con disabilità che all’amministrazione comunale – racconta Di Donna rileva “ma, come affermato nella nota n. 1567 del 11 marzo 2016 del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, solo l’ufficio medico legale dell’ASL di appartenenza della persona con disabilità, che, per propria competenza e sotto la propria responsabilità, può determinare e certificare secondo scienza e coscienza il diritto all’autorizzazione valida su tutto il territorio europeo. La nota precisa inoltre, come il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti non possa entrare nel merito di un’attività resa in ambito sanitario, la quale ha come effetto solamente secondario il rilascio di un titolo la cui attinenza con il settore del trasporto è limitata al modo di esercitare il diritto connesso”. La Presidente dell’Aias spiega quindi “che il contrassegno può essere rilasciato anche a persone con disabilità psichica che, pur non presentando problemi di deambulazione e a causa della loro specifica patologia, non possono essere considerate autonome nel rapporto con la mobilità e la strada necessitando della mediazione di terze persone che le accompagnano e gestiscono i loro spostamenti. Ciò che in Alessandria, per esempio non avviene“.

Di Donna è perplessa riguardo “al tentativo della polizia locale di frenare l’utilizzo improprio chiedendo che il ritiro del permesso avvenga solo dietro presentazione dell’effettivo titolare per scoraggiare chi cerca anche di ottenere il contrassegno, intestandolo a persone ultraottantenni ormai in una casa di riposo“. In particolare “quale competenza sanitaria ha l’addetto al rilascio del tesserino per poter giudicare visivamente il soggetto richiedente? Una persona che vive in casa di riposo o una persona con disabilità che vive in struttura ha il diritto di andare con un proprio familiare al cimitero, uscire per andarsi a prendere un caffè, partecipare alla messa domenicale, e in questo caso ha diritto di avere il permesso di parcheggio? La nostra risposta è ovviamente è si“.

La considerazione finale è che l’Aias comprende che l’accertamento della violazione e dell’abuso non sia di semplice gestione per la Polizia locale, “ma dall’altra parte non si può limitare la fruizione di un diritto a fronte di un presunto illecito. Se Alessandria è una città con una popolazione anziana l’aumento di richieste trova già spiegazione nelle stesse parole del funzionario che rileva Alessandria come una città con una popolazione anziana a cui si aggiungono anche nuove patologie invalidanti. Non è per questo che bisogna architettare sistemi di scoraggiamento alla richiesta“. Un concetto ribadito anche da Valerio Vanin, persuaso che “l’abuso dei permessi possa essere un fattore di rischio anche per quelle famiglie in cui esiste una vera disabilità ma è pericoloso presumere abusi: l’inciviltà appartiene alla singola persona, non a una comunità“. La soluzione migliore quindi, conclude Di Donna, è affrontare il tema apertamente attraverso “la convocazione di una commissione ad hoc per affrontare il tema, insieme a tutti gli attori interessati al rilascio, al controllo e alla tutela della persona con disabilità, in un clima di sereno confronto e collaborazione. La nostra Associazione si rende disponibile fin da subito“.

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