Autore Redazione
giovedì
25 Maggio 2023
11:50
Condividi
Cronaca - Alessandria

Il Teatro di e per la comunità riempie il San Francesco

Tantissimo pubblico ieri per “Donne disarmanti”, messo in scena dal corso dei giovani Stregatti con il coro del Circolo delle Donne
Il Teatro di e per la comunità riempie il San Francesco

ALESSANDRIA – E’ ricerca, unione, confronto, è arte nella e al servizio della comunità il lavoro che la Compagnia Stregatti fa da anni al Teatro San Francesco. Lo si comprende dalla passione che Giusy Barone e Gianluca Ghnò sanno trasmettere ai loro allievi, dai forti legami creati dalla condivisione di percorsi artistici, dalla partecipazione di pubblico agli spettacoli della stagione teatrale. Ieri, 24 maggio, lo spettacolo del corso dei Giovani Stregatti, “Donne disarmanti”, è stato messo in scena con il coro del Circolo delle Donne, un progetto di teatro di comunità nato dal percorso di teatro-terapia “Il Recupero dell’Anima” 2022. Quel laboratorio, iniziato con il bando di co-progettazione insieme all’organizzazione SIE OdV e al CISSACA, si è trasformato in un luogo aperto a tutte, dove coltivare legami di amicizia, seguire corsi di dizione, poesia, canto, pittura, prendere il tè e stare insieme, facendo anche teatro. Il prossimo lavoro di teatro di comunità della compagnia Stregatti con il gruppo allievi avanzato sarà “Le comari”, in scena sabato 27 maggio alle ore 21 presso il Teatro San Francesco nell’ambito do AlPride 23. Lo spettacolo, drammaticamente comico, rientra nell’intento di affrontare testi che trattano problematiche sociali, esistenziali, ambientali ed economiche, ed è una riscrittura collettiva di “Le cognate” di Michael Tremblay, uno dei massimi esponenti del teatro canadese.

“Donne disarmanti” è una riscrittura collettiva della Lisistrata di Aristofane, ne sviluppa i temi della protesta pacifica, della solidarietà femminile e del dialogo tra diversità. Le donne del Peloponneso si uniscono, guidate dall’ateniese Lisistrata, nello sciopero del sesso e nell’abbandono delle loro mansioni di cura, per costringere gli uomini a terminare la guerra e stipulare la pace. Su uno sfondo di fili da bucato, immagine del lavoro femminile spesso dato per scontato, i giovani protagonisti si muovono con gesti precisi e coreografie di grande impatto, mantenendo un ritmo che regge sino alla fine. Dietro e poi intorno a loro il coro si unisce alle acclamazioni, commenta a scena ferma, accompagna con il canto. Il palcoscenico del San Francesco si dilata, l’azione è ben orchestrata e i due gruppi, pur tanto diversi tra loro, si armonizzano in un effetto danzato.  Nel finale vincono la non violenza contro la brutalità, l’intelligenza contro l’ottusità e la logica femminile (e femminista) sulla grettezza maschilista. E’ una rilettura moderna e giovane come i suoi protagonisti, giocata meno sulla comicità grottesca e più sullo scontro e sul necessario dialogo tra diverse mentalità. Non mira alla perfezione, ma a tratti la sfiora nel suo intreccio gestuale di grande effetto. Ha vinto la commozione dei giovani protagonisti, giunti alla fine di un percorso che ha schiuso una passione e, forse per qualcuno, aperto un orizzonte futuro. Qualche lacrima al momento dei ringraziamenti è stata versata ed è bello vedere il sentire profondo che il teatro sa far emergere.

Condividi