Autore Redazione
giovedì
1 Settembre 2016
22:00
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Cronaca

Escalation di rave in 2 anni: il Parco del Po dice basta

Escalation di rave in 2 anni: il Parco del Po dice basta

FRASSINETO PO – Il Parco del Po vuole impedire nuovi rave party nell’area naturalistica. Il tranquillo spazio a cavallo tra le province di Alessandria, Vercelli e Pavia nelle settimane scorse è stato squassato da musica ad alto volume e dall’arrivo di alcune migliaia di giovani. Una situazione che ha disturbato i residenti e alterato l’ecosistema di una vasta area vicino al Po. Il vero problema però è che i rave continuano ad aumentare: gli stessi organizzatori sono sempre più soddisfatti della loro riuscita e quindi hanno eletto il Parco del Po come luogo preferito per questi eventi. La soddisfazione alza quindi il rischio di una concentrazione nel tempo dei rave in zona. Nel 2010, per esempio, queste manifestazioni erano state solo 3. Nel 2015 sono diventate quattro, così come quattro, sono quelle già registrate ad anno ancora in corso.
“Nel 2010 nel comune di Frasacarolo e Valenza ci furono i primi episodi – ha spiegato Francesco Bove, presidente del Parco del Po. La vera novità è che in questi due ultimi anni abbiamo avuto 8 rave party di diverse dimensioni dislocati quasi tutti nel territorio di Frassineto”.
Questo dato allarma anche per la struttura assunta dai concerti: “stanno crescendo come dimensioni. L’ultimo è stato un avvenimento di livello europeo. La cosa curiosa è che se si vanno a consultare i portali di riferimento per questo tipo di avvenimenti si leggono commenti entusiasti per la loro riuscita. I ragazzi saranno contenti ma per il Parco, per i territori e per i cittadini i rischi e i disagi sono troppi“.

Questa situazione ha imposto un cambio di approccio, illustrato proprio nella conferenza stampa di giovedì: “la parola d’ordine non è reprimere situazioni di questo tipo ma evitare tutto in partenza. Occorre un coordinamento tra le Prefetture e le Forze dell’Ordine, poi un coordinamento tra i Comuni, anche se la strada in questo senso è già percorsa, e poi un rapporto con i proprietari terrieri che si trovano a ospitare, involontariamente questi eventi. Le strade di accesso in realtà sono poche, basta operare sugli ingressi, sul coordinamento e dando all’esterno il segnale chiaro che queste cose non saranno più tollerate. Gli organizzatori hanno individuato una parte del territorio che ritengono non governata e quindi l’hanno eletta come meta preferita.”

Il Parco del Po ha quindi fatto da collettore di una serie di richieste da portare avanti per impedire il proliferare di manifestazioni non più tollerabili.

Di seguito gli aspetti principali da perseguire:

1) Coordinamento delle Prefetture coinvolte, per evitare conflitti di competenze, visto che il confine tra Piemonte e Lombardia, peraltro non univoco, non è facilmente individuabile in loco. Questo passaggio dovrebbe preludere al coordinamento delle forze dell’ordine dislocate sul posto, in modo da aumentarne l’efficacia ma soprattutto per cercare di prevenire l’occupazione delle aree. Il coordinamento delle Prefetture dovrebbe, in realtà, partire dalle prime avvisaglie di movimento degli automezzi pesanti che trasportano il materiale per allestire il raduno (impalcature, casse acustiche, ecc.).
2) Coordinamento dei Comuni coinvolti, analogamente a quanto avviene in occasione degli eventi alluvionali. Anche in questo caso l’obiettivo da perseguire dovrebbe essere la prevenzione del fenomeno ponendo attenzione ai primi movimenti degli pseudo-organizzatori. In ogni caso potrebbe essere utile l’emanazione di Ordinanze che vietino questo genere di eventi, da divulgare adeguatamente.
3) Coinvolgimento dei proprietari dei terreni agricoli su cui si sono svolti ripetuti rave-party, per verificare se esistono modalità per impedire l’accesso.
4) Coinvolgimento di AIPo per quanto attiene l’impedimento al transito degli automezzi sugli argini demaniali, peraltro già oggi vietato ma solo indicato con cartelli di divieto di circolazione.
5) Coordinamento delle Regioni (Piemonte e Lombardia) per verificare se esiste la possibilità di regolamentare la materia con provvedimenti più incisivi di quelli oggi esistenti, che sono di difficile applicazione per l’assenza di una figura di riferimento come organizzatore di questi raduni, all’apparenza semi-spontanei.
6) Prevedere forme di sostegno economico, da parte delle Regioni o delle Province, a favore dei Comuni che si trovano a dover affrontare la rimozione dei rifiuti conseguenti ai rave-party, poiché tali interventi possono essere anche molto onerosi e complicati. 

L’eredità lasciata dall’ultimo rave è pesante per i cumuli di rifiuti da smaltire. I ragazzi hanno ripulito l’area ma hanno accatastato un gran numero di sacchi e tutto questo ha un costo: “i Comuni hanno subito un danno nella raccolta dell’immondizia. Questo rave ha lasciato tonnellate di rifiuti da smaltire e sono quantificabili in migliaia di euro i costi per le comunità. Poi è difficile dire quali conseguenze abbia portato all’ambiente, alla fauna, alla vegetazione. Noi come autorità di protezione del territorio dobbiamo sicuramente dare l’impressione di essere attenti e di voler salvaguardare le potenzialità del territorio.”

 

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