Autore Redazione
martedì
2 Maggio 2017
18:20
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Cronaca - Alessandria

Agente del Don Soria aggredito con calci e pugni da un detenuto

A denunciare l'aggressione "violenta e ingiustificata” è il sindacato Sappe
Agente del Don Soria aggredito con calci e pugni da un detenuto

ALESSANDRIA – Senza alcuna ragione un detenuto del carcere “Cantiello e Gaeta” di Alessandria sabato ha aggredito un agente della Polizia Penitenziaria colpendolo con calci e pugni. L’aggressione “violenta e ingiustificata” è stata fermata solo grazie all’intervento di alcuni colleghi del poliziotto, ha denunciato Vicente Santilli, segretario regionale del Sappe. Il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria ha quindi invocato “adeguati provvedimenti disciplinari e penali” nei confronti del detenuto di nazionalità nigeriana, esprimendo solidarietà al poliziotto ferito.

“È solamente grazie ai poliziotti penitenziari, gli eroi silenziosi del quotidiano – ha aggiunto Donato Capece, segretario generale del Sappe se le carceri reggono alle costanti criticità penitenziarie. Queste aggressioni sono inaccettabili e vanno condannate con fermezza”.

La Casa circondariale alessandrina, ha sottolineato il sindacato, allo scorso 30 aprile ospitava 268 detenuti, 176 condannati e 92 imputati, rispetto ai 237 posti letto regolamentari. Di questi 155 sono stranieri, il 58%. “E’ sintomatico – ha aggiunto Capece – che negli ultimi dieci anni ci sia stata un’impennata dei detenuti stranieri nelle carceri italiane, che da una percentuale media del 15% negli anni ’90 sono passati oggi ad essere oltre 18mila. Fare scontare agli immigrati condannati da un tribunale italiano con una sentenza irrevocabile la pena nelle carceri dei Paesi d’origine può anche essere un forte deterrente nei confronti degli stranieri che delinquono in Italia. Il dato oggettivo è però un altro: le espulsioni di detenuti stranieri dall’Italia sono state fino ad oggi assai contenute, oserei dire impercettibili. E credo si debba iniziare a ragionare di riaprire le carceri dismesse, come l’Asinara e Pianosa, dove contenere quei ristretti che si rendono protagonisti di gravi eventi critici durante la detenzione”.

 

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