4 Luglio 2016
04:17
Reflecting
La figura di Narciso, persiste eternamente nella realtà quotidiana della nostra società, spingendosi sempre più verso una deriva individualistica. Quella attuale potrebbe essere tranquillamente definita come l’era del trionfo estetico a discapito del confronto e del dialogo e ancor di più dell’incontro tra gli individui. Le sofferenze e le fatiche del sopravvivere portano l’uomo a concentrare la propria energia sul mantenimento della sua esistenza o, per dirla con Richard Dawkins, nella mera possibilità di conservare e tramandare nel tempo il proprio “gene egoista”. di e con Leonardo Diana ingresso riservato ai soci – possibilità di far la tessera in loco
Narciso sembra sopravvivere, al di la di ogni normale esistenza, fuori dal tempo e dallo spazio, come una figura androgina che rispecchia a pieno il concetto del “hic et nunc” (qui e ora) di Heidegger. Movimenti puliti ed estremamente precisi che sprigionano da una forza algida nella cura delle linee e nei cambi di ritmo. Un lavoro sull’alterazione della percezione temporale attraverso variazioni di velocità improvvise e sorprendenti e un costume dalle fantasie che rimandano al look estroso di un David Bowie, spostano la percezione dello spettatore verso qualcosa di stranamente surreale. L’epilogo sta nel confronto con se stesso, lo specchio che si racconta attraverso i misteri delle ombre in uno sdoppiamento dell’immagine di se priva di dettagli e tanto oscura quanto misteriosa. La metamorfosi di un corpo svelato ai propri occhi.
musiche di Sciola, Andrea Serrapiglio, Luca Serrapiglio, Monteverdi